Dukes Of The Orient – Freakshow
Il 24/08/2020, di Dario Cattaneo.
Gruppo: Dukes Of The Orient
Titolo Album: Freakshow
Genere: AOR, Progressive Rock
Durata: 60 min.
Etichetta: Frontiers
Un disco dalle due faccie questo ‘Freakshow’, seconda fatica in studio dei “misteriosi” (per i più) Dukes Of The Orient. Musica tutta da scoprire quindi quella contenuta in questa bella proposta Frontiers, e che andiamo a scoprire partendo proprio dai nomi principali che si celano dietro questo monicker.
Il primo nome che scopriamo è quello di John Payne, colui che ha preso il microfono degli Asia dalle mani dell’uscente Wetton fino alla reunion di qualche anno fa, un’artista completo e poliedrico che molti di noi ricorderanno per le linee vocali di grandi album anni Novanta quali ‘Aqua’, ‘Aria’ e ‘Arena’. Impegnato su questo ‘Freakshow’ ovviamente al canto, ma con firme continue anche su linee di chitarre e basso, Payne rappresenta la faccia emozionale, umbratile e AOR del sound di questo ‘Freakshow’, andando se così possiamo dire a definirne l’animo più intimo. L’altro nome è invece quello dell’altrettanto eclettico Eric Norlander, già con Rocket Scientist, Lana Lane e molti altri, che qui invece rappresenta il lato strumentale, progressivo, fortemente anni Ottanta. Due volti apparentemente diversi, che guardano anche a decenni diversi, ma che sul terreno comune dei Dukes Of The Orient si intendono a meraviglia, fondendosi e unendosi su note piene di pathos e nostalgia, dando vita a una decina di canzoni che parlano in definitiva una lingua unica, quella della melodia. L’album parte forte con la auto celebrativa ‘The Dukes Return’, brano debitore di Genesis e Styx che mostra il volto più frizzante e quasi hard rock dell’album; ma si entra subito dopo nel campo dell’emozionalità “made in Payne” di ‘The Ice Is Thin’, un passaggio che non a caso guarda proprio al contenuto musicale dei dischi degli Asia che abbiamo citato in apertura. La titletrack ‘Freakshow’ è nervosa e teatrale, e fa capitale di un sassofono (suonato da Eric Tewalt) davvero molto ficcante; ma i pezzi migliore l’album li spara dalla quarta traccia in poi. ‘The Monitors’ è saporito AOR dell’ultimo decennio del secolo scorso, ‘Man Of Machine’ si rivela un brano progressive dal minutaggio più elevato che mette in mostra l’aspetto strumentale del gruppo; ma la vera gemma è ‘The Last Time Traveller’ una ballad progressive davvero bellissima, su cui le linee vocali di Payne si stendono come la proverbiale glassa sulla torta al cioccolato. Passato il “momento di grazia” dell’album non ci si annoia comunque, e ‘A Quest For Knowledge’ ci parla di nuovo di un mai sopito amore per l’hard rock, mentre lo strumentale ‘The Great Brass Steam Engine’ ci mostra tutto l’istrionismo di un Norlander mai a corto di creatività.
Insomma, è superfluo dirlo, questo è davvero un grande lavoro per chi non cerca a tutti i costi l’energia o il brano corto ma funzionale. Lavorando di cesello e con tantissimo sentimento ed emozione, Payne e Norlander ci regalano un disco pulsante, emotivo e pieno di trasporto, che farà felici sia gli amanti del Pomp/AOR che quelli del rock progressivo di marca Genesis/Styx. Consigliatissimo.
Tracklist
01. The Dukes Return
02. The Ice Is Thin
03. Freakshow
04. The Monitors
05. Man Of Machine
06. The Last Time Traveller
07. A Quest For Knowledge
08. The Great Brass Steam Engine
09. When Ravens Cry
10. Until Then
Lineup
John Payne: vocals, bass, guitars
Erik Norlander: keyboards
Frank Klepacki: drums
Alex Garcia: guitars
Eric Tewalt: saxophone