Haken – Virus

Il 23/07/2020, di .

Gruppo: Haken

Titolo Album: Virus

Genere: ,

Durata: 51 min.

Etichetta: InsideOut

Distributore: Sony

72

Dove avevamo lasciato gli Haken? Dopo l’ottimo ‘Affinity’ del 2016, la progressive band britannica aveva dichiarato di voler in qualche modo incupire il suono, producendo album appunto più pesanti. Figlio di queste dichiarazioni fu quindi nel 2018 ‘Vector’, album coraggioso e buono che – mantenendo diciamo fede alla parola data – presentava un suono più pesante ma soprattutto marcatamente più moderno. Seguendo un po’ le orme dei Theater quando intinsero le proprie mani (soprattutto quelle di Petrucci) nel nero e vischioso fluido dei riffoni di chitarra a sette corde; gli Haken giocarono allora con sonorità più declinate – nella forma e negli intenti – verso il lavoro dei Periphery o i Between The Buried And Me più accessibili di ‘Coma Ecliptic’, con risultati che lasciarono soddisfatti coloro che si aspettavano innovazione dalla band, ma suscitando anche qualche critica.

Il qui presente ‘Virus’ riparte proprio da questo punto in realtà… nessun cambio di rotta, nessun rinnego della “svolta modernista” di cui abbiamo parlato sopra: ci troviamo infatti in presenza di un lavoro più vario rispetto a ‘Vector’, ma che ne condivide in larga parte il sound e i temi lirici, tra l’altro apparentemente collegati proprio a ‘Vector’ e alla nota ‘The Cockrach King’, terza traccia dell’imprescindibile’The Mountain’. Per quanto riguarda la parte strumentale, soprattutto nelle prime due tracce, è netto il collegamento con l’album precedente: i riff sono cupi e pesanti, i ritmi pestati e chirurgici, le vocals schizzate e imprevedibili. Il singolo ‘Prosthetic’ e la seguente ‘Invasion’ passano quindi così, tra ritmiche sghembe e tempi dispari, in un vertice di note e di colpi che ci fa pensare di non aver mai tolto ‘Vector’ dal piatto dello stereo. La malinconica ‘Carousel’ si allontana un po’ da questo discorso, mantenendosi nel suo animo sempre ancorata a una visione ancora oltranzistica del progressive metal, ma prendendosi però più tempo per mostrarsi al pubblico, abbandonando l’atteggiamento in your face che caratterizzava i primi due brani. Con ‘The Strain’ e soprattutto ‘Canary Yellow’ a mostrare un animo più delicato ed eclettico della propria musica, i Nostri giungono dunque alla chiave di volta dell’album, la suite ‘Messiah Complex’. Divisa in cinque movimenti di durata più contenuta, questo mastodonte di circa diciotto minuti si snoda attraverso strati e strati di musica degli Haken, impastando assieme quello che è ricordo di ‘Aquarius’, humus di ‘Affinity’ ed eredità diretta di ‘Vector’.

Insomma, possiamo dirlo. In un modo o nell’altro gli Haken sono sempre gli Haken. La musica è la loro, la sensibilità pure, il modo di interpretare il progressive idem. Su questa corrente più moderna su cui stanno nuotando adesso non riusciamo ad esporci: sembra diciamo fisiologico questo incupimento in questa fase della carriera dei progster britannici, ma ci chi chiediamo se effettivamente proseguirà nei lavori o se un effetto boomerang riporterà i Nostri sulle atmosfere più ariose e dilatate di ‘The Mountain’. Come al solito, non ci resta che vedere (e ascoltare).

Tracklist

01. Prosthetic
02. Invasion
03. Carousel
04. The Strain
05. Canary Yellow
06. Messiah Complex I: Ivory Tower
07. Messiah Complex II: A Glutton For Punishment
08. Messiah Complex III: Marigold
09. Messiah Complex IV: The Sect
10. Messiah Complex V: Ectobius Rex
11. Only Stars

Lineup

Ross Jennings: vocals
Charlie Griffiths: guitar
Rich Henshall: guitar & keys
Diego Tejeida: keys
Conner Green: bass
Raymond Hearne: drums