Thyrant – Katabasis
Il 16/07/2020, di Alessandro Ebuli.
Gruppo: Thyrant
Titolo Album: Katabasis
Genere: Death Metal, Doom Metal, Progressive Death Metal
Durata: 50 min.
Etichetta: Indie Recordings
I Thyrant vengono dal sud della Spagna e con ‘Katabasis’ giungono alla seconda prova discografica che segue di tre anni il debut ‘What We Left behind’. Se nella prima release i Thyrant erano evidentemente legati al New Thrash di scuola americana – penso ai Lamb of God, su tutti – con il nuovo Katabasis cambiano registro e si avvicinano molto a un Death Doom dalle tinte oscure che spesso si fonde con sonorità progressive, nel senso più puro ed elegante del termine. Ascoltando l’album è impossibile non notare affinità con gli Opeth di fine anni Novanta, epoca Mornigrise, per intenderci – e questo è un gran complimento per il quintetto iberico – che emergono in alcuni tratti del cantato e specie nelle parti più orchestrali dei pezzi.
Tra le tracce del disco ben quattro superano gli otto minuti di durata ed è in queste composizioni che le costruzioni ritmiche risultano essere più varie e ricche di soluzioni pur con differenti tratti stilistici. Il cantato, per esempio, talvolta sembra riconducibile a uno stile più orientato verso il Depressive Doom, con l’uso di un growl molto sofferto e strascicato. Ma i Thyrant sanno essere originali nonostante le numerose influenze, riuscendo a coniugare più stili senza risultare né approssimativi, né stucchevoli. ‘Katabasis’ è un album che non stanca ed al termine di ogni ascolto si ha voglia di ricominciare da capo perché le tracce scorrono fluenti e donano un senso di appagamento non comune. L’opener ‘Face The Tyrant’ è la più Opeth-oriented, quasi nove minuti senza tregua se escludiamo alcune incursioni di clean vocals all’interno del polverone Death/Prog proposto. ‘Dunes Of Desolation’ è una cavalcata pregna di groove che torna per un attimo alle ritmiche New Thrash del primo album, mentre lo strumentale ‘Chapter I Shipwreck’ introduce la sofferta ‘Black Oceans’, carica di pathos e dai tempi rallentati come il Doom impone. Sul finale una coda strumentale apre al secondo intermezzo ‘Chapter II Hopeless’, che in poco meno di due minuti ci prepara psicologicamente ad affrontare ‘Ephemeral Lighthouse’, dove una doppia cassa ci risveglia dal torpore e ci ricorda che in ‘Katabasis’ non sono previste troppe pause di riflessione. Ancora gli Opeth sono l’elemento più identificabile della traccia che nonostante ciò, qualora si pensasse ad una mera scopiazzatura, riesce a sorprendere con soluzioni originali. Sul finale si incontrano e si scontrano varie soluzioni addirittura fino ad una breve apertura al Black, per poi terminare con un growl sofferto che pare voglia mostrarci la figura di un uomo andare incontro al proprio destino. Ancora un intermezzo, il terzo, ‘Chapter III Descent’, ci accompagna con eleganza verso la song che chiude l’album – e che chiusura, da brividi! Si tratta della stupenda ‘Katabasis Chapter IV’, una lunga cavalcata di oltre dieci minuti che ripercorre tutte le soluzioni sonore utilizzate nell’intera release, mescolandole e risultando essere in assoluto la migliore del lotto. Evidenti i richiami al Prog più classico in apertura del pezzo dove emergono nuovamente delle clean vocals, poi la ritmica cambia e il pezzo lentamente prende vita, subentrano la voce growl e alcune linee di chitarra che rammentano i virtuosismi di John Petrucci dei Dream Theater – stiamo pur sempre sfiorando il Prog Metal – e via così, con potenza e melodia, fino alla fine del pezzo.
Al termine del disco non resta che premere nuovamente play e ricominciare l’avventura sonica. I Thyrant affondano le unghie nelle loro radicate influenze senza alcun timore di mostrarle al proprio pubblico, consci del fatto che le potenzialità per rimescolare le carte in tavola ci sono tutte e la giusta maturità dei musicisti coinvolti anche. In conclusione ‘Katabasis’ è un album che non deluderà affatto grazie alla freschezza delle tracce in esso contenute e potrebbe essere il trampolino di lancio per una band che merita sicuramente il proprio spazio all’interno del panorama metal odierno.
Tracklist
01. Face the Thyrant
02. Dunes of Desolation
03. Chapter I: Shipwreck
04. Black Oceans
05. Chapter II: Hopeless
06. Ephemeral Lighthouse
07. Chapter III: Descent
08. Katabasis/Chapter IV: Catharsis
Lineup
Ocram: vocals
J. Merida: guitars
Miguel Navarro: guitars, clean vocals
Rubens Oliver: bass
Miguel Vegas: drums