Mike LePond’s Silent Assassins – Whore Of Babylon

Il 26/06/2020, di .

Gruppo: Mike LePond’s Silent Assassins

Titolo Album: Whore Of Babylon

Genere:

Durata: 54 min.

Etichetta: Silver Lining Music

74

I Silent Assassins sono quel progetto che più dimostra l’amore per il metal di Mike LePond, perché egli in questo contenitore si getta con un’attitudine talmente esagerata che pare si voglia scatenare rispetto alle sue altre esperienze, pur buone e pur sempre estrose, compresi i Symphony X. Una voglia istintiva di rendere credibile ogni scatto umorale.

La prima traccia ‘Dracul Son’ non ha remore e ti butta addosso tutta la smània possibile in una velocissima rampante speed-metal song riuscitissima. Epica ed atmosferica ‘Ides Of March’ dove si percepiscono virile cavalcata ed ariosa melodia. Thrasheggiante e ancora epico il muro di ‘Ironborn’, riffing serrato e muscolare per un altro bel momento topico. ‘Lady Bathory’ è il lato divertente di certo modo di fare metal che non va mai scisso dall’essenza rock. Le strofe di ‘Power of Steele’ fanno un po’ troppo il verso ai Judas Priest di ‘Love Bites’, ma che importa, è un andamento che sta bene nell’insieme e si riesce a gustare senza fastidi. E poi viene fuori Branduardi con l’ultima traccia ‘Avalon’ dove il giro del basso è quello del pezzo ‘Ballo in fa Diesis minore’, è solo l’incipit ma sufficiente a farne una citazione, ma tanto quei pezzi il nostro cantautore italiano li estraeva da componimenti della tradizione medievale già esistenti; qui troviamo le tastiere vintage, lo shredding nell’assolo, e non molta originalità, però la cosa funziona e non arriva alcuna voglia di distoglierne le orecchie.

In questo album c’è quello che già era emerso nell’altro album precedente, e cioè un insieme di ispirazioni metal anni ottanta andando a toccare molteplici generi, forse un po’ meno stavolta, senza nessuna chiave interpretativa particolare, se non di raccontare musicalmente al meglio i fasti di quel periodo. Però la sua verve è personalissima anche se tra grandi song presenti, ce n’è qualcuna meno riuscita. La voce non lesina toni aspri e spirito fumettistico, ma tutto avviene con cognizione di causa anche se spesso ipertroficamente. In mezzo alle chitarre potenti si può anche trovare talvolta il pianoforte (‘Tell Tale Heart’); ma vengono cercati suoni meno duri anche imbracciando la sei corde acustica come nella mezza-folk ‘Night of the Long Knives’che ricorda un pò lo stile di Gary Moore, infilando persino un assolo spagnoleggiante di chitarra senza il timore di ridicolizzarsi. Un po’ troppo sdolcinato il flauto di ‘Champion’, quasi inutile ai fini del pezzo, che è anche quello meno interessante del lotto. Nessun vero passo falso sebbene alcune cose non sembrino espresse al meglio; non tutti i pezzi sono allo stesso livello, però il tasso valoriale è alzato dalla spinta dinamicamente eclettica che viene data ad essi. I difetti non sottraggono il piacere dell’ascolto. La voce è iconica anche grazie alle esternazioni un po’ ludiche. Il basso di Lepond naturalmente fa capolino virtuoso più di una volta, ma non è per scatenarsi con tale strumento che queste canzoni sono pensate, e infatti non esce mai fuori dai confini naturali del songwriting. Del resto se nella presentazione lo stesso LePond dice che deve educare le giovani generazioni al potere del riff metal, non possiamo che sottoscrivere. Egli Cita esplicitamente Priest; Maiden; Saxon; Manowar ed è in tale dimensione che ci si prepara all’ascolto. Per ciò che comprende i testi, il suo scrivere di passato storico con i personaggi più controversi è stato il pallino lirico di LePond sin dal primo vagito degli assassini da lui capitanati, e anche con questo disco non si cambia impostazione. La bellezza qui è sentire la passione, fermo restando che anche la tecnica è tenuta altamente in considerazione pur senza farla eccedere, mantenendo una performance che lascia trasparire imperfezioni d’esecuzione. A causa della motivazione da fan che vibra nell’artista, l’ascoltatore si trova davanti ad un prodotto che è riuscito bene soprattutto nella concezione musicale, soddisfacendo lo spirito rock da metallaro.

Tracklist

01. Dracul Son
02. Ides Of March
03. Tell Tale Heart
04. Night Of The Long Knives
05. Champion
06. Ironborn
07. Lady Bathory
08. Power Of Steel
09. Whore Of Babylon
10. Avalon

Lineup

Alan Tecchio: vocals
Sarah Teets: vocals; flute on track 5
Lance Barnewold: guitars on tracks 1, 2, 3, 6, 7, 8
Rod Rivera: guitars on tracks 4, 5, 10
Mike LePond: basses; rhythm and acoustic guitars
Michael Pinnella: piano on track 3, organ on track 10
Michael Romeo: drums; keyboards, orchestration, mandolin