Alestorm – Curse Of The Crystal Coconut

Il 03/06/2020, di .

Gruppo: Alestorm

Titolo Album: Curse Of The Crystal Coconut

Genere: , ,

Durata: 44 min.

Etichetta: Napalm Records

Distributore: Audioglobe

55

Che Chris Bowes sia un personaggione oramai non ci sono dubbi. È dotato di una personalità sopra le righe, una creatività dirompente e una di una capacità di guardare oltre i vincoli (di qualsiasi tipo essi siano) che la vita, o il music business, gli impongono. Il discorso però, almeno per noi, è che questa forza soverchiante che spinge Bowes a occupare virtualmente tutto lo spazio a sua disposizione con la propria esuberanza va in qualche modo indirizzata. E se con i Gloryhammer la direzione – quella di una storia fantasy-futuristica con diversi input da manga e letteratura collegata – ci piace e ci diverte; non possiamo dire altrettanto degli Alestorm.

Certo, l’ambientazione qui è quella piratesca, e i pirati sono sporchi, brutti e cattivi, per niente dei brav’uomini. I pirati si insultano e insultano gli altri gratuitamente, gozzovigliano e si ubriacano, ruttano e scoreggiano. Beh, questo almeno sembrano pensarlo gli Alestorm di ‘Curse Of The Crystal Coconut’, perché di tracce di una pirateria più seria, più romantica, qui non ce ne è proprio. Ed è qui che – almeno per noi, lo ripetiamo – casca un po’ l’asino. La creatività e la personalità fuori dalle righe di Bowes non incontra freni, non incontra niente che la incanali, che gli dia uno scopo; e il risultato è che questo album è una rumorosa e a tratti frastornante zuppa di tutta l’eccessività che Bowes riesce a esprimere. Su questo disco c’è di tutto: power metal, folk metal, extreme metal… e roba anche più strana. ‘Zombies Ate My Pirate Ship’ è quasi un pezzo metalcore, e ha pure qualcosa di symphonic volendo. In ‘Tortuga’ canta un cantante rap, ma ci sono anche tracce di musica tradizionale, polka forse. Su ‘Chomp Chomp’ ci sono strumenti atipici suonati da ospiti come la ghironda o un indiavolato violino. Un gran casino, davvero. Su ‘Wooden Leg Pt. 2’ troviamo addirittura una sezione di musica a 8bit da videogioco, quella degli anni Ottanta! Tutto questo però messo lì senza un senso, senza un filo logico. Il disco ci bombarda, ci prende a schiaffoni con colpi che arrivano da ogni direzione allo scopo di farci perdere la direzione, non farci capire cosa arriverà dopo. E ci riescono, credetemi.

Ma – voglio dire – è bene tutto ciò? Alla fine, il nostro giudizio non va in questa direzione. Su quest’album davvero il tasto shuffle per riprodurlo in maniera randomica perde di significato, qualsiasi ordino possano prendere queste canzoni non sarà mai quello giusto, il senso di disorientamento rimane sempre lo stesso. Il punto è che i primi Alestorm non erano così. Erano rozzi e spensierati, sì, ma la pirateria di cui parlavano era diversa dalla cialtroneria che impera su questi solchi. Una vena fiabesca e perché no avventurosa ricopriva come una preziosa patina la musica dei Nostri, e gli dava un senso, un sapore; adesso la scena che abbiamo non è quella della Port Royal immaginata ai tempi da Rock’n’Rolf, ma solo quella di un porcaio con gente svenuta dappertutto e un unico superstite, sbronzo marcio, che canta roba senza senso a nessuno che lo ascolta. Non so, ‘Curse Of The Crystal Coconut’ potrà anche divertire qualcuno, è sicuramente suonato bene, e a coloro cui piace essere stupiti da musica fuori dagli schemi piacerà anche; ma non rappresenta la visione che abbiamo noi di una pirate metal band. Qualcuno ci ridia i primi album, con i quali ci divertivamo senza doverci sbronzare anche noi prima di accingerci all’ascolto.

Tracklist

01. Treasure Chest Party Quest
02. Fannybaws
03. Chomp Chomp
04. Tortuga
05. Zombies Ate My Pirate Ship
06. Call of the Waves
07. Pirate’s Scorn
08. Shit Boat (No Fans)
09. Pirate Metal Drinking Crew
10. Wooden Leg Pt. 2 (The Woodening)
11. Henry Martin

Lineup

Christopher Bowes: Vocals, keytar
Máté Bodor: Guitar
Gareth Murdock: Bass
Elliot Vernon: Keyboard
Peter Alcorn: Drums
Tobias Hain: Trumpet
Jan Philipp Jacobs: Trombone