Fairyland – Osyrhianta
Il 22/05/2020, di Marghe.
Gruppo: Fairyland
Titolo Album: Osyrhianta
Genere: Power Metal, Symphonic Metal
Durata: 57 min.
Etichetta: Massacre Records
Distributore: Audioglobe
Da lande selvagge dominate da foreste incontaminate, cascate, torrenti, montagne, accompagnati da violini, flauti, chitarre, bassi, batterie, tastiere, voci angeliche e cori (e chi più ne ha più ne metta) arrivano i Fairyland con il loro nuovissimo concept album ‘Osyrhianta’. Quarto lavoro della band francese symphonic power metal prodotto da Massacre Records, etichetta discografica made in Germany.
Precisione maniacale, ordine, cura, pulizia che un genere come il power giustamente richiede, sono i tratti distintivi che emergono al primo ascolto e che stranamente non risultano pesanti o eccessivi ma addirittura affascinano anche l’orecchio di un profano.
Siete pronti dunque a prendere per mano i nostri 5 francesi, anzi, molti di più se consideriamo la lista di musicisti ospiti, e a farvi trascinare alla scoperta di un mondo fantastico? Ritagliate un’ora dal vostro tempo, anzi, 57.10 minuti esatti, per conoscere Osyrhia, l’universo magico già protagonista degli album precedenti della band.
Con la primissima ‘The Age Of Birth’, viene naturale e immediato il paragone con il sottofondo musicale d’attesa prima dell’inizio di un gioco fantasy della Play, proprio quando fremi con il joystick in mano e attendi che la barra di caricamento si completi il prima possibile: ritorniamo al tempo della creazione del mondo, forse ancora prima, quando il vuoto dominava sull’oscurità, poi ad un tratto una scintilla, un lampo, un suono ed un flebile battito cardiaco, da cui nasce la vita.
La voce possente del narratore si ferma, e lascia spazio alla vera e propria avventura attraverso le gelide pianure regno di Eldanie, sovrana dei ghiacci: il ritmo è pomposo e Francesco, con il suo dolce timbro, non perde tempo a raccontarci a puntate le vicende di una serie fantastica.
‘The Hidden Kingdom Of Eloran’ è di sicuro la traccia più completa dell’intero album dove possiamo sentir valorizzato ogni strumento: quasi da tradizione, come ci suggerisce la stessa band, la scelta del nuovo cantante tradisce un’accurata ricerca della perfezione in quanto risulta ottima la gestione di un’estensione vocale davvero ampia (mi ricorda un po’ ZP Theart), buona anche la capacità di passare da un graffiante roco ad un malinconico pulito. Il tutto si adatta chiaramente ad ogni strumento nella sua identità.
Non meno talentuosi sono tutti gli ospiti esterni che questo album può vantare di avere. Elisa C. Martin, nella successiva ‘Eleandra’, con il suo ruggito la fa da padrona: fra coretti di sottofondo (presenti un po’ in tutto l’album) e accompagnamenti vari i Fairyland hanno dato vita ad una vera e propria orchestra per descriverci questo viaggio esistenziale ed esperienziale fra scenari costruiti ad hoc. Aggressiva e magna ‘Heralds Of The Green Lands’, cui segue chiaramente la pacata ‘Alone We Stand’, perla dell’album: nel momento in cui una canzone è così bella vi sarà facile aprire il booklet per assaporarne il testo e, quasi ad intuito, anche per chi l’inglese ad orecchio non lo mastica così tanto, ci si sente contenti nell’aver indovinato il tema.
I nostri Fairyland ci parlano di libertà, di giustizia e di speranza laddove regnano il caos e le sventure che accompagnano la vita dell’uomo e ci si rende conto che, tutto questo universo fatato non è altro che la trasposizione nella nostra realtà, con un pizzico di fantasy in più.
‘Hubris ed Orbis’: la batteria dà il meglio di sé e in un ritornello completamente affidato alle voci di sottofondo viene finalmente descritta la tanto nominata Osyrhia.
La strumentale ‘Mount Mirenor’ di sette minuti è una delle nostre ultime tappe: forse un po’ lenta da elaborare per la mancanza della voce, in ogni caso apprezzabile ed in linea con l’album. L’ho preferita nella seconda metà, molto più varia e mistica.
Finalmente un degno intro di tastiera pura, anche se troppo breve, con ‘Of Hope and Despair in Osyrhia’: davvero molto lunga anche questa come canzone, magari sarebbe stato preferibile un piccolo intermezzo con la precedente, ma complessivamente, essendo costituita da tante parti ognuna diversa dall’altra, essendo intervallata da assoli di chitarra e tastiera, il risultato non è noioso o pesante.
Nella finale ‘The Age of Light’ Flora e Victoria si alternano con la propria soave voce angelica: da fan sfegatata del mondo di Tolkien, la sensazione è quella di essere arrivata a Rivendell dopo un percorso pieno di ostacoli.
La luce finalmente regna, le tenebre non fanno più paura e in ottave altissime si apre il paesaggio bucolico e idilliaco dove il vento della rinascita e del rinnovamento soffia: la nostra visione è disillusa, le difficoltà e le ombre accompagneranno sempre la vita dell’uomo ma il suo coraggio gli consentirà di affrontare qualsiasi sventura.
Che altro dire? Il suono del flauto che chiude perfettamente il tutto ci lascia senza fiato.
Dietro questo album non c’è un lavoro enorme, c’è un lavoro mastodontico di precisione, ricerca della completezza, scelta della strumentazione. I Fairyland non hanno lasciato nulla al caso ed hanno curato questo prodotto che per gli amanti del genere (e non) verrà di sicuro ricevuto come una vera e propria opera d’arte, in ogni impercettibile dettaglio.
Unici!
Tracklist
01. The Age Of Birth
02. Across The Snow
03. The Hidden Kingdom Of Eloran
04. Eleandra
05. Heralds Of The Green Lands
06. Alone We Stand
07. Hubris Et Orbis
08. Mount Mirenor
09. Of Hope And Despair In Osyrhia
10. The Age Of Light
Lineup
Francesco Cavalieri: vocals
Willdric Lievin: bass
Sylvain Cohen: guitars
Philippe Giordana: keys
JB Pol: drums