Ecnephias – Seven – The Pact Of Debauchery
Il 24/03/2020, di Dario Cattaneo.
Di solito non mi piacciono le definizioni di genere – spesso improbabili – in cui molte band si lanciano parlando della propria musica, ma soffermiamoci un attimo sugli Ecnephias e questo altisonante descrittivo: mediterranean dark metal. Ohibò, viene da dire, che significato ha? Ma niente nella musica della band Lucana è mai stato senza significato, e infatti – già prima ma a ragione dopo l’ascolto di questo nuovo album – una forte attinenza con la verità la si trova.
Prima di tutto “dark”, e di oscurità qui ce ne è molta. L’oscurità è ovunque nella musica degli Ecnephias: nel suono cupo del rullante, nell’essenzialità (ma sempre colma di classe) dei riff portanti di chitarra, nel growl quasi… “meditativo” di Mancan, nelle tastiere avvolgenti di Nikko. E’ dappertutto, permea ogni nota di ogni brano, brani che preferiscono sussurrarti la loro doppiezza e la loro malvagità, piuttosto che urlartela in faccia. Un tempo l’aggettivo “extreme’” accompagnava forse la loro musica… adesso quata qualità non è riposta, ma viene utilizzata in un accezione diversa. Mi ricordo di un intervista fatta nel 2017 a Dani Filth, interrogandolo sul concetto di “estremo”, in un tempo – quello attuale – in cui si vedono sui social e ai telegiornali guerre, violenze, carestie e omicidi. La risposta fu interessante. “Estremo? Noi, come i registri e gli scrittori del genere horror, ci concentriamo sull’aspetto evocativo. Sul sottinteso. L’immagine forte oramai la si trova dappertutto, noi giochiamo sull’aspetto disturbante, sul modo stesso in cui l’aspetto orrorifico viene presentato. Sta qui la bravura di un artista”. Ecco, perfetta descrizione per il settimo album di Mancan e soci. Il disco non sciocca, non credo voglia farlo, e non butta sul piatto in maniera violenta e scoordinata tutto quanto vuole esprimere. Però ci lavora, ci lavora sopra, fornendoci una serie di brani che se è vero che non ci spaccano la colonna vertebrale a furia di headbangin né ci lacerano le corde vocali cercando di cantarle; forse ci danno qualcosa di più in temrini di longevità. C’è poi il concetto di “Mediterranean”, che ci parla certo di un mare e di un area geografica… ma che ha un significato più profondo. Forse più quello di chi il mare lo vive, ci abita di fianco, e non lo vede come il posto dove andare a prendere il sole in estate. Il concetto di mediterrano qui parla di profumi, di sangue che scorre nelle vene della gente che sente una forte appartenenza a quel posto, alla propria casa. E anche qui, di questo sentore di musica calda ma pericolosa, così distante dai canoni del freddo metallo nero delle lande nordiche, si sente eccome. Spesso gli Ecnephias sono stati paragonati ai Moonspell e lo facciamo anche questa volta, non perché la loro musica si somigli più che tanto, ma perché la vicinanza della musica stessa alla relativa propria terra (Lucania, Lusitania) è molto simile.
Come è dunque il disco? Certo, non vi ho parlato dei pezzi presi uno a uno, ma stavolta perché farlo? ‘Seven’ è estremamente compatto, un lavoro dove ogni canzone è manifesto dell’attitudine e della poetica che le ha generate, e ogni canzone rema nello stesso verso delle altre. ‘Seven’ è un lavoro quindi uniforme, meno dispersivo rispetto al precedente ‘The Sad Wonder Of The Sun’ e che farà felici tutti coloro che come me hanno amato ‘Ecnephias’, anche più forse di ‘Necrogod’. Un lavoro che segna un parziale ritorno al passato dopo ‘Sad Wonder’, ma che non rinnega il calore e la ricerca che si trovavano su quell’album. Un disco che – caldamente – vi consigliamo.
Tracklist
01. Without Lies
02. The Night Of The Witch
03. Vampiri
04. Tenebra Shirts
05. The Dark
06. Run
07. The Clown
08. Il Divoratore
09. Rosa Mistica
Lineup
Mancan: bass & vocals
Demil: drums & percussions
Nikko: guitars & keys