Tethra – Empire of the Void
Il 05/03/2020, di Luca Macerata.
Gruppo: Tethra
Titolo Album: Empire of the Void
Genere: Death Metal, Doom Metal
Durata: 56:018 min.
Etichetta: Black Lion Records
La parola “Doom” ha assunto connotati particolari durante gli anni. Non è più solo un genere musicale, ma uno stile vero e proprio, che permea la musica in maniera mutevole e differente. Un Mood (perdonatemi l’anagramma) generale, piuttosto che uno schema da seguire. I novaresi Tethra anche a dieci anni di distanza dal loro EP di debutto, continuano a lasciarsi assorbire da questa filosofia. ‘Empire of the Void’, questo è il nome scelto per la loro ultima fatica, nonché terzo full-length, in uscita il 20 marzo. Un titolo abbastanza esplicativo che riassume bene il contenuto dell’album. Un viaggio attraverso l’animo umano, contrapposto all’infinita vastità dello spazio. Entrambi sono luoghi profondi, imperi del vuoto, appunto. La prima traccia che ho avuto occasione di ascoltare è stato il singolo ‘Cold Blue Nebula’, caricato sul canale Youtube della Black Lion Records. Ne rimasi ampiamente soddisfatto. ‘Cold Blue Nebula’ ci immerge in glaciali atmosfere sorrette da un basso potente e solido e da un grande lavoro di voce. ‘Clode Tethra’ riesce ad alternare perfettamente un cantato death metal al pulito, evocando immagini di freddo e solitudine nella nostra mente. Oltre all’onnipresente coltre doom che aleggia sulle note di questo full-length, non mancano di certo melodie che ricordano il miglior gothic metal e una forte impronta progressive. Anzi, quest’ultima è la seconda colonna portante dell’intero lavoro. Ciò si può apprezzare anche grazie alla canzone ‘Gravity’, divisa in ben tre parti, che cambiano ed evolvono andando a creare una piccola storia a parte all’interno del full. ‘Empire of the Void’ è un album dal concept interessante e dalla struttura musicale notevole, sicuramente frutto di un attento studio e ricerca, ma ahimè non è esente da difetti. A volte l’album non risulta particolarmente originale e fresco, cadendo ingenuamente in determinati cliché tipici sia del contemporaneo progressive metal, sia del doom death metal. Mi viene da pensare a ‘Dying Signal’, dove si ha la sensazione che l’atmosfera sia stata mutilata in favore di un ritmo frenetico e di vari tecnicismi sicuramente ottimi, ma che paradossalmente limitano la capacità espressiva del pezzo. Purtroppo la batteria non dà il meglio di sé su questo pezzo, rimanendo sempre piuttosto monotona e ridondante. Un vero peccato perché l’intro del brano si rivela uno dei momenti più alti dell’intera opera.
Curiosa invece è l’idea di coverizzare ‘Space Oddity’ del mai troppo compianto David Bowie. Scelta dovuta, molto probabilmente, dal voler evidenziare ancora di più il filo conduttore fra le tracce del disco, ma anche sottolineare l’influenza di altri generi musicali e artistici sul lavoro dei musicisti. La performance del vocalist è come al solito distinta, però quando preponderano le parti metal, l’aria ipnotica della canzone si annulla. Purtroppo ci si sente in un qualche modo, distratti. Nel complesso abbiamo di fronte un full-length intrigante, che comprende gradevoli intuizioni, come la collaborazione canora con GoGo Melone sulla traccia ‘A light Year Breath’, un basso accattivante e una tastiera del guest keyboardist Lele Triton dotata di un sound cerimonioso e possente. Sfortunatamente però non fa sempre centro, tentando di arricchire il tutto con virtuosismi e spinte sull’acceleratore non sempre necessari. L’enigmatica copertina è opera di Korvuz Korax. Una bellissima illustrazione dai toni caldi che crea contrasto con le temperature gelide del cosmo e della nostra anima, descritte nella musica. Ascolto consigliato a chi apprezza gli Insomnium, i primi Paradise Lost o a chi vuole semplicemente immergersi in un ambiente gotico per circa un’ora.
Tracklist
01. Cosmogenesis
02. Cold Blue Nebula
03. Gravity Pt. I Ascension
04. Gravity Pt. II Aeoris Adrift
05. Gravity Pt. III Ultimo Baluardo
06. Empire of the Void
07. Space Oddity (David Bowie cover)
08. A Light Year Breath
09. Dying Signal
10. Ison
Lineup
Clode Tethra: Vocals
Salvatore Duca: Bass
Federico Monti: Guitars
Daniele Ferru: Drums
Alberto “Avenir” Coerezza: Guitars