White Stones – Kuarahy
Il 02/03/2020, di Giuseppe Cassatella.
Gruppo: White Stones
Titolo Album: Kuarahy
Genere: Death Metal, Progressive Death Metal
Etichetta: Nuclear Blast
Distributore: Warner
Alzi la mano chi di voi prima di ogni uscita degli Opeth, da ‘Heritage’ in poi, s’è trovato a sfogliare la fatidica margherita: growl\no growl. Magari qualcuno ci spera ancora che l’ultimo petalo risulti quello del growl, ma i più ormai si sono messi l’animo in pace accettando o meno la svolta stilistica. Per chi non si accontenta o semplicemente vuole provare le vecchie emozioni, ecco qui i White Stones di Martin Mendez, il bassista della formazione svedese. ‘Kuarahy’ è il suo personale ritorno alle proprie radici culturali e, vivaddio, musicali. Nonostante nelle noti promozionali il musicista di origine uruguayana si sforzi di dire che questa nuova band non ha nulla a che a fare con gli Opeth, consciamente o inconsciamente, ‘Kuarahy’ è stato scritto come se fosse il successore di ‘Watershed’, anche se a me ha ricordato ‘Deliverance’. L’idea di ritrovarsi innanzi a un album death della band di Mikael Åkerfeldt è così forte che ti stordisce, perdi quasi la dimensione del tutto e ti tuffi nelle note. E’ come tornare a casa dopo un lungo e difficile viaggio, all’inizio sei così felici che perdi di vista i dettagli. Così accade con questo esordio, ti avvolge nella sua totalità, quasi non ha senso di parlare di singole canzoni poiché è il tutto che ci ritempra dopo il lungo digiuno. I piccoli difetti vengono a galla solo dopo svariati ascolti, ma sono facezie che non intaccano il giudizio positivo. ‘Kuarahy’ è un disco atipico, poco svedese e molto latino, potrei dire quasi una sorta di The Mars Volta del death allo stato embrionale. La cosa non meravigli, Mendez ha origini sudamericane, gli altri musicisti provengono dalla Spagna (Eloi Boucherie è colui che ci ha ridonato il growl) e l’album è stato realizzato a Barcellona, città in cui attualmente vive il bassista. Sfumature ispaniche che lo distinguono da quanto sfornato dalla casa madre negli anni passati, ma non di molto. Ciò che conta è che Mendez, nel ricercare le proprie radici, ha riscoperto anche le nostre: perché una parte del suo cammino, quello più entusiasmante, anche se con ruoli diversi, lo abbiamo fatto insieme
Tracklist
01. Kuarahy
02. Rusty Shell
03. Worms
04. Drowned In Time
05. The One
06. Guyra
07. Ashes
08. Infected Soul
09. Taste Of Blood
10. Jasy
Lineup
Martin Mendez: bass, guitars
Eloi Boucherie: vocals
Jordi Farré: drums