Violation Wound – Dying To Live, Living To Die
Il 06/11/2019, di Francesco Faniello.
Gruppo: Violation Wound
Titolo Album: Dying to Live, Living to Die
Durata: 31 min.
Etichetta: Peaceville Records
Distributore: Audioglobe
“Non c’è niente di trendy, niente di stravagante, niente di pretenzioso: solo riff che spaccano il culo!”. Difficilmente inizio a parlare di un disco con una citazione, ma in questo caso le parole usate da Chris Reifert per descrivere la sua creatura Violation Wound sono più che esaurienti. Un po’ come dire “punk’s not dead!”, per intenderci, strizzando immediatamente l’occhio alla variegata comunità hardcore/punk/crust/D-beat che ha enorme rispetto per gli Autopsy e che guarderà con altrettanto favore al divertissement d’autore del loro mastermind, tanto più che ‘Dying To Live, Living To Die’ non è altro che il secondo capitolo di una saga iniziata l’anno scorso con l’altrettanto efficace ‘With Man in Charge’.
Diciotto pezzi – dalla durata media di un minuto e mezzo e con la punta massima della title track che supera di poco i tre – che guardano al giro Discharge &Co. come massima influenza, riuscendo a bilanciare l’energia di decise virate hardcore con un sostrato di fondo che molto deve allo street punk e all’Oi! Ovvio che non tutti i brani presenti siano imprescindibili e che l’ascoltatore non venga catturato nell’immediato dalle singole schegge impazzite dispiegate dal terzetto, ma allora perché dare fiducia ai Violation Wound piuttosto che alla miriade di band che popolano l’underground e le assi trasudanti Finkbräu e sudore degli squat? Bella domanda, dalla risposta non così scontata che tira in ballo l’annosa necessità di supporto alle piccole realtà. Io personalmente mi sento di risolverla così: i Violation Wound non sono certo i quattro cavalieri di Frisco che tirano fuori le cover di ‘Free Speech For The Dumb’ e ‘The More I See’, unica occasione per il grande pubblico di sentire certe sonorità, così come era avvenuto per le celebri versioni dei Misfits un decennio prima. Per carità, un momento imprescindibile, a suo modo; però – dicevo – la creatura di Reifert (qui presente in veste di cantante / chitarrista) proviene dallo stesso giro di cui sopra e lì si trova perfettamente a suo agio, in un connubio tra il death più marcio e il crust/punk che gli aficionados sono ormai abituati a vedere in giro per i posti occupati. È credibile a prescindere, e questo conta tanto, sia a livello musicale che attitudinale.
E poi, ‘Dying to Live, Living To Die’ è molto più di quanto potremmo supporre semplicemente guardando il minutaggio delle tracce incluse: tanto per cominciare, l’opener ‘Off With His Head’ merita parecchio, così come lo street / combat punk di ‘Neighborhood Psycho’, dell’anthemica title track e di ‘Pick Up The Crumbs’, quasi Oi! nel suo incedere vicino ai gloriosi Agnostic Front. In più, se si ha la pazienza di attendere ‘Dead Flags’ in tracklist si può godere di uno di quei rallentamenti in stile Iommi / Butler / Ward che erano già noti in casa Bronx Casket Co., nonché all’indirizzo dei long haired punks per eccellenza, gli Obsessed di un certo Scott “Wino” Weinrich. E poi, come non commuoversi dinanzi all’intermezzo in stile Entombed / B-movie di ‘The Day Lemmy Died’, prima di ripartire con un nuovo tupa tupa? Io credo di aver scritto abbastanza, il resto lo fa la voce grattugiosa di Mr. Autopsy, rassicurante come il focolare di casa dell’incipiente stagione fredda…
Tracklist
1. Off With His Head
2. Guns! Guns! Guns!
3. No Consequence
4. Follower
5. Lack Of Focus
6. Dead Flags
7. Exorcism Of Ignorance
8. Neighborhood Psycho
9. The Day Lemmy Died
10. Stress Bomb
11. Chainsaw Brain
12. Dying To Live, Living To Die
13. Last Pill In The Bottle
14. Pay To Hate
15. Insult Culture
16. Pick Up The Crumbs
17. Losers And Freaks
18. Hostage
Lineup
Chris Reifert: guitars, vocals
Joe Orterry: bass
Matt O’Connel: drums