The Great Old Ones – Cosmicism
Il 04/11/2019, di Redazione.
Gruppo: The Great Old Ones
Titolo Album: Cosmicism
Genere: Black Metal, Death Metal, Doom Metal
Durata: 50 min.
Etichetta: Season Of Mist
Distributore: Audioglobe
I The Great Old Ones tornano con ‘Cosmicism’, il quarto, attesissimo, full-length uscito per la label francese Season Of Mist. Reduci da tour dalla notevole importanza che li ha visti al fianco di artisti come Gaahls Wyrd e Harakiri For The Sky e su palchi come quello del Brutal Assault e del Eindhoven Metal Meeting, la formazione di Bordeaux porta alla nostra attenzione un maestoso concept album che si configura come un vero e proprio viaggio cosmico nell’universo lovecraftiano.
Il titolo dell’album prende il nome, appunto, dal cosmicismo, la filosofia letteraria alla base del pensiero di Lovecraft, che vede l’uomo come nient’altro che una presenza irrilevante, insignificante nei confronti dell’universo, che può essere cancellata da un momento all’altro. L’ignoto tormenta l’essere umano e assume le fattezze di mostruosità spaventose.
La release conta sette tracce (più bonus track) in quasi cinquanta minuti di durata e si apre con ‘Cosmic Depths’, dimostrando che meno di due minuti di intro sono più che sufficienti per trascinarci nella dimensione onirica, di abissale e disturbante terrore, marchio di fabbrica dell’immaginario lovecraftiano. Con ‘The Omniscient’ si entra nel vivo dell’incubo: un arrangiamento complesso dal minutaggio elevato che non per questo risulta noioso, dove blast beat, riffing incessante e, perché no, soluzioni più raffinate trovano spazio in modo originale e sinergico, nonché un assaggio della vasta complessità nelle liriche, nelle sezioni ritmiche e strumentali che caratterizzano tutto il disco. ‘Of Dementia’ si apre in modo brutale e martellante, risultando una traccia dall’andamento estremamente pesante, quasi asfittico, tingendo quello che a primo acchito potrebbe sembrare “semplice” atmospheric black metal di tonalità molto più vicine al death metal. ‘Lost Carcosa’ rappresenta forse il punto più alto di ‘Cosmicism’: elementi prog confluiscono in una sezione ritmica intricata, dal riffing imponente, che rivela un’atmosfera solenne ma allo stesso tempo inquietante, come a preannunciare l’arrivo di un’entità demoniaca, incontrollabile, che si insinua nella mente dell’ascoltatore che viene travolto in quasi nove minuti di orrore e angoscia. Un lungo e sofferto presagio funesto che, a fine traccia, lascia lo spazio a una momentanea tregua grazie a una breve outro acustica. ‘A Thousand Young’ rivela elementi di memoria åkerfeldtiana, tra blast beat martellanti e liriche esasperate (“I hear people chanting In this strange recording/Frantic and horrified, I hear people in hoards/Abject incantations, a call for their lords”) preannunciano l’apparizione del Capro Nero, aprendo la strada, dopo ‘Dreams In The Nuclear Chaos’, dal riffing serratissimo (probabilmente il brano più in your face dell’intero disco) all’incontro con Il Caos Strisciante: Nyarlathotep, dall’incedere più lento e più atmosferico rispetto alle altre tracce.
I The Great Old Ones, in una scena musicale che sembra fare un uso spropositato e inflazionato dei Miti di Chtulhu (e anche dell’estetica ad essi legata), hanno dato vita a un’opera che risulta estremamente convincente, originale, riconoscibile e straordinariamente travolgente nel suo complesso, dimostrando come sia possibile far proprie determinate tematiche e ambientazioni letterarie, al punto di plasmarle in un’unica entità in cui risulta impossibile discernere il mito dalla realtà, la dimensione onirica da quella immanente, la mente di Lovecraft dallo stile compositivo dei Grandi Antichi.
Recensione di Arianna Falco
Tracklist
01. Cosmic Depths
02. The Omniscient
03. Of Dementia
04. Lost Carcosa
05. A Thousand Young
06. Dreams Of the Nuclear Chaos
07. Nyarlathotep
Lineup
Benjamin Guerry: vocals, guitars
Aurélien Edouard: guitars
Alexandre ‘Gart’ Rouleau: guitars
Benoit ‘Barby’ Claus: bass
Leo Isnard: drums