Nile – Vile Nilotic Rites
Il 26/10/2019, di Giuseppe Cassatella.
Gruppo: Nile
Titolo Album: Vile Nilotic Rites
Genere: Death Metal
Durata: 54 min.
Etichetta: Nuclear Blast
Distributore: Warner
I Nile anni or sono hanno riacceso il mio amore per il Death Metal. Per motivi anagrafici ho avuto la fortuna di vivere la prima ondata di band, cosa che mi ha reso quasi del tutto indifferente a ciò che è accaduto dal 2000 in poi. Ok, i Nile hanno esordito nel 1998, però possono essere considerati, a mio avviso, la più grande Death Metal band del nuovo millennio (con gli Hate Eternal), perché la discografia si è sviluppata soprattutto nel XXI secolo. Per amor di verità, mi rendo anche conto che da un certo momento in poi Karl e i suoi – come capita a tutti i big – hanno inserito una sorta di pilota automatico, col talento e il mestiere hanno donato a noi fan quello che volevamo, realizzando i nostri sogni. Forse solo il solo ‘At The Gate Of Sethu’ non mi ha soddisfatto in pieno, però gli americani hanno subito recuperato con ‘What Should Not Be Unearthed’. Quello che è avvenuto dopo, leggasi addio di Dallas Toler-Wade, è stato più che sufficiente per riaccendere la curiosità intorno a un disco dei Nile. La nuova line up a quattro, con i pivelli Brad Parris e Brian Kingsland, avrebbe garantito gli stessi standard qualitativi? Con una certa frenesia mi sono lanciato sul promo di ‘Vile Nilotic Rites’. Il primo ascolto non ha risposto alla mia domanda. Neanche il secondo e il terzo. Dopo quasi un mese, non so ancora esprime un giudizio definitivo (e allora che ci stai a fare qui?, voi direte) perché ‘Vile Nilotic Rites’ mi suscita entusiasmo a macchie di leopardo egiziano. Iniziamo col dire, che forse è il disco strutturalmente più semplice. Non parliamo di roba che domani troviamo in classifica, ma per essere un album degli egiziani d’america, è meno impegnativo. Però è oscuro, mastodontico ed evocativo, come i suoi predecessori. Un po’ troppo patinato e poco catacombale, ma violento. Se vi sembra ricca di contraddizioni la descrizione, non state avendo un’impressione sbagliata. Perché questo è il tumulto di sensazioni che io ho provato. Le trame Death non sempre si riallacciano con le partiture “egizie”, alcune volte quest’ultime appesantiscono l’ascolto. Quando la fusione riesce, però, il risultato è grandioso come in ‘Where Is the Wrathful Sky’. Entriamo nel dettaglio, il disco inizia bene con la doppietta ‘Long Shadows Of Dread’ e ‘The Oxford Handbook Of Savage Genocidal Warfare’, brani violenti e diretti, con i fronzoli ridotti all’osso. Già con la title-track, posta in terza posizione, la qualità scema. Però sono i brani più ambiziosi, ‘Seven Horns Of War’ e ‘The Imperishable Stars Are Sickened’, con i loro otto minuti e passa, che alimentano le delusioni maggiori. Ricchi di contraddizioni, queste tracce sono l’emblema del disco, in cui passaggi buoni sono sepolti da montagne di dettagli stucchevoli. Ecco, il difetto maggiore di ‘Vile Nilotic Rites’ è proprio l’eccessiva cura, male che colpisce un po’ tutti ultimamente. Una maggiore semplicità e un po’ più di sporcizia riporterebbero i Nile sul trono del Death Metal, reame in cui fino a qualche anno fa dominavano a mani basse. Dovendo fare un paragone, i primi lavori avevano il fascino della Mummia di Boris Karloff, quest’ultimo è più vicino alla Mummia con Brendan Fraser. L’impressione è che Nile di oggi rendono al meglio nella breve distanza, quando vanno giù duro, sfogandosi in soli 120 secondi. In generale, un ritorno al passato, anche se non necessariamente troppo remoto, potrebbe far bene a una band che del passato ha fatto il proprio emblema.
Tracklist
01. Long Shadows Of Dread
02. The Oxford Handbook Of Savage Genocidal Warfare
03. Vile Nilotic Rites
04. Seven Horns Of War
05. That Which Is Forbidden
06. Snake Pit Mating Frenzy
07. Revel In Their Suffering
08. Thus Sayeth The Parasites Of The Mind
09. Where Is The Wrathful Sky
10. The Imperishable Stars Are Sickened
11. We Are Cursed
Lineup
Karl Sanders: vocals, guitars, bass, keyboards, bağlama, bouzouki
George Kollias: drums, percussion
Brad Parris: bass, vocals
Brian Kingsland: guitars, vocals