Korn – The Nothing
Il 03/10/2019, di Gianfranco Monese.
Ci avevano abituato bene i Korn, tra i fondatori poco più di venticinque anni fa di quel genere, il Nu Metal, che impazzì da metà anni ’90, con il loro ultimo lavoro, ‘The Serenity Of Suffering’, uscito nell’ ottobre del 2016. Un album ispirato dopo il buon ‘The Paradigm Shift’ (2013) e dopo più ombre che luci nelle sperimentazioni dubstep di ‘The Path Of Totality’ (2011), un album che o lo si ama o lo si odia, ed in un timido tentativo di ritorno alle origini, forse sottovalutato, con ‘Remember Who You Are’ (2010).
Il nuovo ‘The Nothing’, fortunatamente, prosegue quanto di buono la band aveva fatto nel suo predecessore. Il genere è quello a cui i cinque di Bakersfield ci hanno da sempre abituato: chitarre e basso ribassati, una giusta dose di elettronica che va ad amalgamarsi con il resto del suono senza risultare fuori luogo e quindi senza snaturarlo, bensì completandolo, il doppio canto alla paranoia ma soprattutto al dolore di Davis, pulito e sporco. Da non dimenticare il drumming di Luzier, abile nel lasciare la sua firma che ben si differenzia dal precedente collega Silveria.
L’album si apre con ‘The End Begins’: delle cornamuse quasi a funerale, o forse a lode, introducono il pianto di Davis, il quale sembrerebbe chiedere alla sua ex moglie Deven, scomparsa l’ anno scorso, ‘Why did you leave me’. Il brano successivo, ‘Cold’, pubblicato online dalla band prima dell’ uscita dell’ album, ci fa ritrovare una band nuovamente cattiva ed ispirata. Ottimo brano che non sfigurerebbe nei primi tre, immortali, album del gruppo. ‘You’ ll Never Find Me’, primo singolo estratto, prosegue quanto di buono detto con ‘Cold’. Anche qui Davis esprime tutto il dolore per la sua perdita, impaurito da quello che potrebbe accadergli (“this darkness is baiting me, down the road to my own death”), chiedendo verità, il motivo di quanto accaduto (“So come give me the truth you hide, feed the pain inside”).
L’album prosegue ad alti livelli brano dopo brano al punto che per attendere il primo brano ‘normale’ (per non scrivere ‘riempitivo’) bisogna prima sentirne ben sette: ‘Can You Hear Me’, ottavo brano e terzo estratto fatto ascoltare dai Korn prima dell’ uscita dell’ album, risulta troppo lineare dall’ inizio alla fine, non morde come dovrebbe, tanto che al termine dei suoi tre minuti scarsi (anche la breve durata dovrebbe farci capire che qualcosa, effettivamente, non va) l’ ascoltatore è ancora lì che aspetta la sfuriata, il cambio di tempo, l’ esplosione da parte di Davis e compagni. Peccato che il brano sia finito.
Ci pensa ‘H@rd3r’, a detta di chi scrive il miglior brano dell’ album, a prenderlo a schiaffi in faccia: un brano aggressivo, cattivo, del quale non oso immaginare il caos che potrebbe crearsi tra il pubblico se la band dovesse riproporlo dal vivo. Come da titolo, Davis continua a chiedere (alla sua ex moglie?) come mai la sua vita stia diventando sempre più dura (“Tell me what to feel, this shit can’ t be real, tell me why my life keeps getting harder and harder and harder”).
In conclusione, nonostante i Korn la storia l’ abbiano già fatta (e scritta), i tredici brani contenuti in ‘The Nothing’ hanno tutto quello che un fan vorrebbe aspettarsi da loro, volendo anche qualcosa di più. Come il buon vino, più i Korn invecchiano, migliore è quanto pubblicano. Continuate così.
Tracklist
01. The End Begins
02. Cold
03. You’ll Never Find Me
04. The Darkness Is Revealing
05. Idiosyncrasy
06. The Seduction Of Indulgence
07. Finally Free
08. Can You Hear Me
09. The Ringmaster
10. Gravity Of Discomfort
11. H@rd3r
12. This Loss
13. Surrender To Failure
Lineup
Jonathan Davis: vocals
James “Munky” Shaffer: guitars
Brian “Head” Welch: guitars
Reginald “Fieldy” Arvizu: bass
Ray Luzier: drums