Opeth – In Cauda Venenum
Il 27/09/2019, di Alberto Gandolfo.
Gruppo: Opeth
Titolo Album: In Cauda Venenum
Genere: Progressive Rock, Rock
Durata: 67 min.
Etichetta: Nuclear Blast
Distributore: Warner
Partiamo con una premessa: chi vi scrive è una grande fan della band svedese, considera ‘Blackwater Park’ uno dei dischi più belli ed ispirati del metal e ha anche apprezzato il percorso evolutivo di Mikael Åkerfeldt e soci, ma questa volta dal nuovo disco degli Opeth è abbastanza deluso.
A distanza di tre anni dal cervellotico ‘Sorceress’, gli svedesi tornano con ‘In Cauda Venenum’ che verrà pubblicato a fine settembre in doppia versione: una con il disco cantato in inglese e l’altra con il disco cantato in svedese.
Partiamo con quelli che molti si staranno chiedendo, come d’altronde è giusto che sia dopo gli ultimi lavori della band di Åkerfeldt, è tornato il growl? No, il growl non è tornato, e questo ‘In Cauda Venenum’ continua il percorso evolutivo di abbandono del death metal a favore di un prog decisamente più soft iniziato dalla band di Stoccolma ormai quasi 10 anni fa.
Il disco, che può vantare una produzione quasi maniacale nella cura dei suoni, fa l’occhiolino al progressive degli anni ’70, citando nella sua totalità di oltre 67 minuti riferimenti a Pink Floyd, King Crimson ma anche al progressive targato Italia di cui Åkerfeldt è gran fan e collezionista di vinili storici.
I dieci lunghi brani (durata media sopra i sette minuti) che compongono ‘In Cauda Venenum’, immergono l’ascoltatore in un mood cupo che ormai da anni rappresenta la band. Gli intrecci tra synth, chitarre (che sono più cupe rispetto al lavoro precedente) sono studiati alla perfezione, ottima anche la prestazione di Åkerfeldt sempre più a suo agio ad usare solamente clean vocals.
Con questo ennesimo passo verso il prog anni ’70 sempre più ricercato, gli Opeth fanno però un passo indietro rispetto alle produzioni precedenti, consegnando ai fan un disco che fatica a decollare, che diventa prolisso d’ascoltare tutto di un fiato ma sopratutto senza un brano che faccia scattare la scintilla.
Un disco quindi, che se siete fan della band probabilmente apprezzerete, un disco come detto precedentemente musicalmente perfetto, ma un disco che allo stesso tempo nel 2019 suona vecchio a livello di idee compositive.
Senza dubbio gli Opeth hanno osato facendo scelte rischiose, ma forse con ‘Cauda Venenum’ si sono spinti troppo oltre.
Tracklist
1. Livet’s Trädgård / Garden Of Earthly Delights
2. Svekets Prins / Dignity
3. Hjärtat Vet Vad Handen Gör / Heart In Hand
4. De Närmast Sörjande / Next Of Kin
5. Minnets Yta / Lovelorn Crime
6. Charlatan
7. Ingen Sanning Är Allas / Universal Truth
8. Banemannen / The Garroter
9. Kontinuerlig Drift / Continuum
10. Allting Tar Slut / All Things Will Pass
Lineup
Mikael Åkerfeldt: vocals, guitar
Martin Mendez: bass
Martin Axenrot: drum
Fredrik Åkesson: guitars
Joakim Svalberg: keyboards