Exhorder – Mourn The Southern Skies
Il 24/09/2019, di Francesco Faniello.
Gruppo: Exhorder
Titolo Album: Mourn The Southern Skies
Genere: Groove Metal, Thrash Metal
Durata: 52 min.
Etichetta: Nuclear Blast
Distributore: Warner
Inutile girarci intorno, ve lo dico chiaro e tondo: se fossimo nel 1993, ‘Mourn The Southern Skies’ accompagnerebbe di diritto le mie scorribande a suon di birra (calda) e metallo (suonato male come solo i quindicenni di una volta sapevano suonare male). E… no, non sto incarnando il “fat fuck with the Pantera T-Shirt on” che popola i vostri meme dalla risata facile, sto parlando di sensazioni, l’unica cosa che conta nell’approccio alla musica.
La storia degli Exhorder la conoscono un po’ tutti, a partire dalla passione per loro che un certo Philip Hansen Anselmo cercò di trasmettere alla sua nuova band texana, fino al tour insieme che influenzò non poco le scelte musicali dei più fortunati “cugini” autori del seminale ‘Cowboys From Hell’ e allo scioglimento dopo due soli dischi (senza dimenticare la fiorente attività di demotapes portata avanti negli anni ’80). Non voglio neanche entrare in sterili dibattiti di retropensiero per cui gli Exhorder avrebbero visto il proprio successo “scippato” da quello dei Pantera, perché in qualsiasi campo la storia dell’arte la scrivono non i pionieri ma i vincenti, tra cui non si annoverano dunque i tanti Prometei ma i pochi, abili “ladri” che alla fine tirano fuori il risultato finale, il “capolavoro” propriamente detto. Per quanto mi riguarda, sia ‘Slaughter In The Vatican’ che ‘The Law’ mancavano di quel quid che potremmo individuare nella produzione, nel lavoro compositivo o addirittura nella promozione, poco importa. Ciò che conta è capitalizzare e imparare dalla propria storia, anche a ventisette (!) anni di distanza. Eh sì, perché tanti ne sono passati prima che, una reunion estemporanea dopo l’altra, Kyle Thomas e Vinnie LaBella si decidessero a riprendere in mano carta, penna e chitarre per scrivere il successore di ‘The Law’. Qualcuno dirà che è l’anno dei risvegli discografici, dopo quello dei Sacred Reich, ma è evidente che il metal ci ha abituato da tempo a questi corsi e ricorsi storici, nel bene e nel male.
Paradossalmente, il cerchio si chiude: se il combo di NOLA aveva influenzato i cugini texani a livello stilistico e attitudinale, gli Exhorder hanno qui avuto qualcosa da imparare dai compianti fratelli Abbott a livello compositivo e di ciò che è definibile come “gusto”, perché ‘Mourn The Southern Skies’ beneficia non solo di quelle accelerazioni difficilmente ammesse nel groove metal duro e puro, ma anche di quei rallentamenti che erano propri di certo thrash “sperimentale” o del death metal. Molte di queste variazioni sul tema, neanche a dirlo, sono sufficientemente slegate dai canovacci dei Pantera, pur con un occhio alla comune matrice southern e all’indiscutibile connubio rappresentato dalle due band nel cruciale inizio decennio che ci regalò sia ‘Cowboys From Hell’ che ‘Slaughter in the Vatican’. Certo, non siamo dinanzi a un disco particolarmente innovativo ma a un amarcord piacevolissimo che non faccio fatica a collocare più in alto dei predecessori a livello qualitativo, grazie anche a una freschezza compositiva e di commistioni che faticava a prender piede negli album “classici”. Parte del merito è sicuramente dovuto al drumming motorheadiano di Sasha Horn, che riesce ad arricchire nel modo giusto anche un’idea semplice come l’opener ‘My Time’; e poi, particolare menzione merita l’ottimo, davvero ottimo lavoro di lead guitar: una caratteristica che non era mai davvero emersa in passato e che ci regala momenti interessanti sparsi qua e là tra le composizioni. Ecco che una produzione degna di tal nome (a opera del buon Jens Bogres) rende giustizia da subito all’accattivante e sinuoso incedere di ‘Asunder’, ai cori di ‘Hallowed Sound’ che sembrano richiamare i fasti nostrani del groove metal (e questo non so se è un bene o un male…), al rifferama in stile Annihilator di ‘Rumination’ e all’acquisita maestria di arrangiamenti che emerge in tutta la sua melmosità sulle variazioni di ‘Yesterday’s Bones’, regalandoci uno dei momenti “mitici” di tutto il disco in una track che di per sé non sembrava avere nulla di nuovo da aggiungere alla rodatissima formula. Un gusto compositivo che qui non appare affatto debitore dello stile degli arcinoti cowboy infernali, ma che anzi appare fresco in virtù di evidenti richiami alle atmosfere del Sud degli Stati Uniti. E poi, ci sono gli episodi più “canonici” ma non per questo meno validi come la cavalcata groovy di ‘All she wrote’, che beneficia di un gradito incupimento nel finale grazie a una serie di innesti di organo che ritroveremo anche più avanti, la malsana ‘Arms Of Man’ e la super scheggia ‘Ripping Flesh’, ripresa dal demo ‘Get Rude’ del 1986 e qui eseguita con il fondatore Chris Nail dietro le pelli.
Più che altro, le mie perplessità riguardavano il minutaggio della title track collocata in chiusura, quei nove minuti e mezzo che a prima vista non promettevano nulla di buono. E invece… una parte del fascino di questo ‘Mourn The Southern Skies’ è proprio racchiuso lì, nella capacità di scrivere un pezzo “paludoso” e dalla forte carica evocativa, senza paura di sconfinare in una sorta di blues acido e grassoccio, dall’incedere spettrale e viscoso, appena sottolineato dagli efficaci inserti di organo, in una coda “corale” che accosta questi sudisti ai connazionali newyorkesi Type O Negative, e ci esalta allo stesso modo. Ora, tirando le somme, la speranza è che il potenziale espresso dai redivivi Exhorder non si limiti a un episodio one-off, ma ci regali nuovi lavori accompagnati da una sempre maggiore maturazione, che mai come in questo caso è sinonimo di qualità e di sano headbanging. Io vado, Doc Brown e la sua Delorian mi attendono per portare questo disco al me adolescente e alle masse del 1993, un’annata tra l’altro perfetta per colmare la distanza tra ‘Vulgar Display Of Power’ e ‘Far Beyond Driven’.
Tracklist
01. My Time
02. Asunder
03. Hallowed Sound
04. Beware The Wolf
05. Yesterday’s Bones
06. All She Wrote
07. Rumination
08. The Arms Of Man
09. Ripping Flesh
10. Mourn The Southern Skies
Lineup
Kyle Thomas: vocals
Vinnie LaBella: lead guitar
Marzi Montazeri: lead guitar
Jason VieBrooks: bass
Sasha Horn: drums