Sons Of Apollo – Live With The Plovdiv Psychotic Symphony
Il 31/08/2019, di Andrea Schwarz.
Gruppo: Sons Of Apollo
Titolo Album: Live With The Plovdiv Psychotic Symphony
Genere: Progressive Metal
Durata: 132 min.
Etichetta: Inside Out
Distributore: Sony
Live album o non live album…questo è il dilemma parafrasando parzialmente una famosa frase presa impropriamente in prestito dall’Amleto di Shakespeare. Una volta i live album servivano a celebrare uno spettacolo dal vivo suonato in un particolare momento della carriera o in un luogo particolarmente rinomato, oggi invece nell’era del digitale dove moltissimi sono ormai i video professionali on line è lecito domandarsi la loro utilità tanto più nel caso di questo ‘Live with the Plovdiv Psychotic Symphony’ che viene registrato (e pubblicato) solamente dopo aver realizzato un solo disco in studio. La stessa nemesi dei Flying Colors che pubblicarono nel 2013 il loro Live In Europe ad un anno di distanza dal precedente omonimo debutto, dove in entrambi i casi troviamo alla batteria Mike Portnoy: solo un caso oppure un segno del destino? Per Sons Of Apollo per l’occasione viene utilizzato l’anfiteatro romano di Plovdiv in Bulgaria, evento registrato lo scorso 22/09/18 e pubblicato quindi dopo poco meno di un anno. Come rendere interessante siffatta release? Aggiungendo cover songs oppure proporle in una veste rinnovata, in questo caso con l’ausilio di una vera e propria orchestra. Intendiamoci, qui non viene messa in discussione assolutamente la qualità più che eccelsa dei musicisti coinvolti, è la tempistica che forse lascia un po’ perplessi. Detto ciò, la location è luogo di particolare effetto così come l’ausilio dell’orchestra per l’esecuzione delle cover songs dona alle stesse quella profondità e quel tocco magico che il connubio musica classica / rock ha già ampiamente in passato dato prove eccelse. Le esecuzioni dei brani tratti dall’esordio ‘Psychotic Symphony’ sono stellari, eseguite con perizia e non molto dissimili da quanto fatto in studio, Bumblefoot è chitarrista estremamente tecnico ma capace di donare pathos alle partiture che con estrema disinvoltura riesce ad eseguire anche in sede live, i restanti Sheehan / Portnoy / Sherinian non li scopriamo certo oggi mentre Jeff Scott Soto sta finalmente da qualche anno raccogliendo i frutti del suo duro lavoro che lo ha portato a pellegrinare e collaborare in miriadi di band e progetti. Tutti estremamente a loro agio, per nulla intimoriti dall’occasione vista la loro classe e notevole esperienza. Un occhio di riguardo allora verso la seconda parte della release, cioè l’esecuzione delle cover con l’ausilio dell’orchestra. E qui un plauso enorme alla band che ha scelto canzoni che difficilmente troverete in altre precedenti release, live o ri-eseguite in studio, brani storici che facilmente vengono tramandati di generazione in generazione: basti prendere ad esempio a ‘Diary Of A Madmen’ di Ozzy Osbourne oppure ‘And The Cradle Will Rock’ dei Van Halen passando per i grandi classici come ‘Gates Of Babylon’ dei Rainbow, ‘Kashmir’ dei Led Zeppelin oppure ‘Just Let Me Breathe’, ‘Hell’s Kitchen’ e ‘Lines In The Sand’ dei Dream Theater da quel ‘Falling Into Infinity’ del 1997 che aveva visto protagonista lo stesso Sherinian. Buonissimo nel caso delle cover sopracitate come nelle altre qui proposte l’apporto dell’orchestra che dona una profondità ed una multidimensionalità al risultato finale che ammalia mentre a volte la voce di Jeff Scott Soto sembra quasi forzata, quasi come non fosse la sua nel voler seguire troppo pedestramente le versioni originali a partire dall’interpretazione: le capacità del talentuoso singer americano non si discutono minimamente, per la carità, ma certo avesse cantato con maggiore personalità il risultato sarebbe stato più lusinghiero, dimostrazione di come certi tipi di canzoni siano marchiate indelebilmente da alcuni singer che le hanno rese per l’appunto immortali, cantarle in maniera fedele all’originale rischia di essere un trabocchetto, la classica buccia di banana sulla quale cadere sonoramente. Di tutt’altro avviso ci pare di rimarcare invece l’interpretazione di JSS sui brani originali dei Sons Of Apollo che sono stati invece cantati in maniera sublime da par suo proprio perché creati e ‘tagliati’ giustamente su misura per la sua timbrica vocale. Le performance strumentali, sembrerebbe scontato, sono state eseguite in maniera eccelsa da un Bumblefoot tecnico ma allo stesso tempo pieno di pathos sia in fase ritmica che solista, Derek Sherinian si conferma ancora una volta come tastierista poliedrico e dall’innato talento mentre il duo Portnoy / Sheehan ormai sono diventati una garanzia ormai collaudata vista anche l’esperienza nei The Winery Dogs. Ultimo accenno alla parte video della release, riprese dotate di una fotografia un pò troppo ‘ombrata’ a causa di un impianto luci non all’altezza, scenografia sul palco ridotta all’essenziale (se non di più) mentre l’anfiteatro nel suo complesso possiede un fascino notevole. In più immagini ed interviste backstage che raccontano le lavorazioni di questo live album così come del periodo passato in studio durante le registrazioni di ‘Psychotic Symphony’. Una release che potrebbe diventare essenziale per i loro die-hard fans così come per coloro che non vogliono perdersi nessun album dove questi eccelsi musicisti sono coinvolti, per il resto è un album che non aggiunge niente al percorso creativo intrapreso nel 2017 dalla band.
Tracklist
01. God of the Sun
02. Signs of the Time
03. Divine Addiction
04. That Metal Show Theme
05. Just Let Me Breathe
06. Billy Sheehan Bass Solo
07. Lost in Oblivion
08. JSS Solo Spot: The Prophet’s Song/Save Me
09. Alive
10. The Pink Panther Theme
11. Opus Maximus
12. Kashmir
13. Gates of Babylon
14. Labyrinth
15. Dream On
16. Diary of a Madman
17. Comfortably Numb
18. The Show Must Go On
19. Hell’s Kitchen
20. Derek Sherinian Keyboard Solo
21. Lines in the Sand
22. Bumblefoot Solo Spot
23. And the Cradle Will Rock
24. Coming Home
Lineup
Mike Portnoy: drums and vocals
Derek Sherinian: keyboards
Billy Sheehan: bass
Ron “Bumblefoot” Thal: guitar and vocals
Jeff Scott Soto: vocals