Dream Theater – Distance Over Time
Il 25/02/2019, di Andrea Schwarz.
Gruppo: Dream Theater
Titolo Album: Distance Over Time
Genere: Progressive Metal
Durata: 60 min.
Etichetta: Inside Out
Distributore: Sony
Di quale presentazione hanno bisogno i Dream Theater? Certamente nessuna, una band che ha segnato un profondo solco in ambito prog metal rivitalizzando un genere che ai tempi del loro esordio era relegato a ruolo di comprimario, surclassato da quel grunge che primeggiava in lungo e in largo, una band amata in tutto il globo e particolarmente in territorio italico, dove a ragione ha goduto sempre dei favori dei fans e degli addetti ai lavori. John Petrucci &Co. hanno saputo gestire al meglio questa stima anche quando si sono prodigati in dischi mediocri o comunque non all’altezza della loro consolidata nomea passando indenni attraverso fondamentali cambi di formazione, Mangini d’altronde è in forza dal 2011 ma si ha l’impressione che sia sempre il nuovo arrivato dimenticandosi il suo ormai fondamentale apporto nel sound complessivo dei Dream Theater di questa seconda decina degli anni 2000. Insomma, per questi motivi e per tanti altri che elencare sarebbe superfluo e troppo prolisso, ogni qual volta che il quintetto statunitense si appresta a lavorare a un nuovo album scatta inevitabilmente la fibrillazione dei fans, ‘Distance Over Time’ non fa certo eccezione. È il destino delle grandi band, quanti vorrebbero trovarsi nella loro situazione? Oggi è la volta del primo album su Inside Out, etichetta che ha sempre avuto un occhio di riguardo per il prog ed affini che John Myung e LaBrie conoscono bene avendo pubblicato con loro dischi con Platypus nel primo caso e solisti nel secondo, non proprio un ritorno a casa ma un arrivo in un’etichetta che negli anni si è fatta apprezzare per la musica di qualità. I Dream Theater prima della release completa hanno deliziato i propri seguaci con tre singoli, antipasto a quello che le premesse potrebbero far presagire essere come uno dei dischi dell’anno che per l’attenzione che suscita è certamente vero. Ma, purtroppo, solo in parte. Ora, ‘Distance Over Time’ è un album dalla produzione mostruosa, suoni eccezionali come poche volte le nostre orecchie sono in grado di poter apprezzare, Petrucci è diventato quasi un mago nel plasmare in maniera sublime tutto il bagaglio tecnico ed il talento che questi cinque musicisti possiedono. Il problema vero è che il disco è una bomba quando i Dream Theater suonano come i Dream Theater. Non ci siamo quando invece “giocano” a suonare “duri e puri”. Prendete ad esempio un brano come ‘Room 137’, un riffone spesso ma scontato che avrebbe ben figurato su ‘Dark Horse’ dei Nickelback. Oppure prendete ‘SN2’, brani che quasi casualmente si susseguono nella track list e che sono il vero tallone d’Achille dell’intero lotto. A nulla valgono gli sforzi di Petrucci e Rudess di dare un briciolo di brillantezza a due canzoni che sembrano più dei riempitivi piuttosto che guizzi creativi come invece accade in altre parti dell’album. E così i Dream Theater riescono ad emozionare quando sono se stessi, quando propongono brani come ‘Barstool Warrior’, 6:43 dove il riff iniziale ricorda le atmosfere di ‘Awake’ con maggiore ariosità e quel piglio melodico che solo la chitarra di Petrucci è in grado di donare e che potrebbe ricordare i migliori momenti di ‘Scenes from a Memory’ calata nella contemporaneità dei giorni nostri. Altri momenti assolutamente rilevanti sono ‘Untethered Angels’, la ballata ‘Out of Reach’ e la mini-suite rappresentata dai dieci minuti di ‘At Wit’s End’ dove il loro talento compositivo ed esecutivo trova l’apice. ‘Distance Over Time’ è un disco dove John Petrucci è debordante sia in fase ritmica che solista, proprio in quest’ultimo caso questi brani posseggono alcuni dei migliori momenti solisti della loro recente carriera: ogni nota al posto giusto, la banalità non è parola a lui conosciuta, tecnica e creatività si uniscono in maniera sublime. Altra e ultima menzione per Jordan Rudess, protagonista in positivo di questo ritorno sulle scene dei Dream Theater, colonna portante e imprescindibile del loro sound, riesce sempre a studiare il giusto compendio alla melodia principale impreziosendo il lavoro dei colleghi oppure prodigandosi in soli dove il suo indiscutibile talento viene fuori prepotentemente. Tirando le somme non si può dire che ‘Distance Over Time’ sia un brutto disco, di sicuro non è il loro masterpiece, sarebbe inutile attendersi un nuovo ‘Images & Words’, ma da una band talentuosa come loro ci si aspetta sempre il massimo, quel qualcosa di particolare che possa rendere la loro musica immortale e non frutto dell’entusiasmo del momento. Ci sono riusciti, ma in parte, non sempre le canzoni (sia intesa, qui non è in discussione la loro tecnica di musicisti a dir poco eccezionali) riescono “a bucare” per utilizzare un termine televisivo, riescono a emozionare quando sono fedeli a se stessi grazie a un talento compositivo che rimarrà scolpito nella storia non solo del cosiddetto prog rock/metal ma della musica contemporanea nel suo insieme.
Tracklist
01. Untethered Angel
02. Paralyzed
03. Fall Into The Light
04. Barstool Warrior
05. Room 137
06. S2N
07. At Wit’s End
08. Out Of Reach
09. Pale Blue Dot
10. Viper King
Lineup
James LaBrie: vocals
John Petrucci: guitar
Jordan Rudess: keyboards
John Myung: bass
Mike Mangini: drums