Primordial – Exile Amongst The Ruins

Il 08/05/2018, di .

Gruppo: Primordial

Titolo Album: Exile Amongst The Ruins

Genere: ,

Durata: 65 min.

Etichetta: Metal Blade Records

Distributore: Audioglobe

85

Nove dischi. Ecco quanto hanno all’attivo gli irlandesi Primordial, con la pubblicazione del loro ultimo ‘Exile Amongst The Ruins’. Certo, ci sono band più prolifiche, altre che possono vantare una carriera ben più longeva dei pur ragguardevoli ventisette anni dispiegati da MacAmhlaigh e soci, ma la solennità che traspare ancora una volta dai solchi virtuali del quintetto va oltre le fredde cifre, quasi a voler abbracciare una di quelle dimensioni senza tempo descritte nella cosmogonia lovecraftiana. Certo, avevamo da poco potuto apprezzare la maestria e la forza evocativa del precedente ‘Where Greater Men Have Fallen’ e le aspettative erano tante, ma vi dico subito che gli otto pezzi presenti nel nuovo album dei Primordial reggono nel migliore dei modi con quelli del blasonato predecessore, per non parlare della concorrenza.
In realtà, questo è uno di quei dischi difficili da capire al primo ascolto. Qualcosa può apparire fuori fuoco e slegata dal contesto, ma è la giusta chiave di lettura che va cercata. Trovata la chiave, il resto vien da sé: l’incedere di ‘Exile Amongst The Ruins’ è quello degli scenari post apocalittici, tra le rovine di una civiltà che si lecca le ferite dopo una catastrofe immane, il tutto con forti richiami ai nostri tempi, in un gioco di specchi teso al parossismo e allo sguardo disincantato. Potrei citarvi la sofferta evocazione dell’opener ‘Nail Their Tongues’, ma tutto qui è dilaniato, complice il genere di appartenenza. Che nel caso dei Primordial, costituisce tutto tranne che uno stretto recinto: nonostante la commistione tra metal estremo e folk celtico faccia da sempre pensare agli Skyclad (quando non indulge in derive danzerecce), la band irlandese bada bene a non cadere negli stilemi del genere, ridefinendone costantemente gli equilibri, un po’ nel segno dell’operato dei predecessori britannici guidati da Walkyier e Ramsey, ma senza ricalcarne le coordinate musicali.
Ecco dunque che i riferimenti implicano tutto e niente: ho sempre pensato a un parallelo tra la forte carica evocativa dei Primordial e quella mostrata dai Bolt Thrower su altri lidi, ma forse è più opportuno pensare alle tracce qui presenti come ad altrettante illustrazioni di Gustave Doré: non per forza ‘cattive’ o dirompenti, ma con quella giusta dose di realismo che le rende affreschi vividi e in grado di andare a fondo nell’animo umano.
Dunque, può spiazzare la scelta stilistica di ‘To Hell Or The Hangman’, che sembra una di quelle commistioni con la wave che vanno tanto di moda in questo periodo, ma senza avere alcuna velleità radio-friendly: semplicemente, Alan Averill e i suoi accoliti devono aver valutato che quello era il modo migliore per convogliare il messaggio, e così è stato. Persino gli sbilenchi arpeggi della title track e di ‘Upon Our Spiritual Deathbed’ aderiscono a questo disegno, avendo come contraltare la carica epica della solenne ‘Stolen Years’, sorretta da ritmiche ostinate e a loro modo ossessive. Come già detto, il black è poco più che un mezzo, per i Primordial: nei momenti più tirati del disco, le chitarre sparatissime che non fanno altro che sostituire gli strumenti del tempo in cui Tristano incontrava Isotta nelle lande fatali di Hibernia, per poi farsi carico di ‘Last Call’, ultimo straziante urlo nella personalissima terra desolata dei Primordial, con alcune concessioni al proto metal settantiano e altre alla morbosa magia dei My Dying Bride, fino al break acustico che prelude al finale.
Un viaggio tremendo e dalle tinte fosche, quello compiuto dall’ascoltatore di ‘Exile Amongst The Ruins’; ma in fondo, i lugubri rintocchi in apertura che lasciano spazio all’arpeggio sono più esplicativi di qualsiasi altra cosa, lugubri presagi di una terribile eppure preziosa opera in musica.

Tracklist

01. Nail Their Tongues
02. To Hell Or The Hangman
03. Where Lie The Gods
04. Exile Amongst The Ruins
05. Upon Our Spiritual Deathbed
06. Stolen Years
07. Sunken Lungs
08. Last Call

Lineup

A.A. Nemtheanga: vocals
Ciarán MacUilliam: guitar
Michael O’Floinn: guitar
Pól MacAmlaigh: bass
Simon O’Laoghaire: drums