Scuorn – Parthenope
Il 29/10/2017, di Stefano Giorgianni.
Gruppo: Scuorn
Titolo Album: Parthenope
Genere: Black Metal, Symphonic Black Metal
Durata: 48 min.
Etichetta: Dusktone
Può il black metal, nelle sue forme più disparate, riservare ancora qualche sorpresa? Può questo sottogenere dire ancora qualcosa dopo i furenti anni Novanta e l’ondata norvegese? Per cercare risposta a queste domande bisogna scavare nelle viscere degli inferi e arrivare sino al nostro martoriato, dal punto di vista musicale (e forse anche sociale), paese. Nessuno, difatti, esclusi gli addetti ai lavori e i rovistatori dell’underground, si sarebbe mai aspettato di vedere arrivare dalla Campania quello che è, al momento, il disco black metal di questo 2017.
Uscito lo scorso febbraio per Dusktone ‘Pathenope’ è, in tema di full-length, l’opera prima degli Scuorn, progetto ideato, guidato, sostenuto e divulgato con estrema capacità e fierezza da Giulian. Un album non certo partorito con agevolezza, bensì pensato, ponderato, con cura amalgamato e modellato col tempo da una sola persona, e questo è già di per sé qualcosa di straordinario per la superba qualità dell’opera che si ha davanti. ‘Parthenope’ è l’antica tradizione della musica partenopea, appunto, mescolata con un black metal imperioso, forse un po’ lontano dai classici dettami del genere, ma assai squisito per quel che ne risulta. ‘Parthenope’ è, a tutti gli effetti, un’opera che sfida la vita, sconfigge la morte e disintegra il tempo, in un susseguirsi di attimi epici e rabbiosi, magniloquenti e trascendenti.
La bontà del disco la si percepisce, difatti, già dai primi secondi dell’intro, ‘Cenner’ e Fummo’, anche se la classe di Giulian si può apprezzare appieno a partire da ‘Fra Ciel’ e Terr’’, dove il mefitico intruglio di folklore e melodie diaboliche s’intrecciano in maniera prepotente; e se non bastasse la musica, è il cantato del vocalist partenopeo, tagliente e ben decifrabile, a porre l’accento sui versi scanditi con teatralità e orgoglio. Con ‘Virgilio Mago’ e la breve ‘Tarantella Nera’ l’evocazione alle antiche odi si fa ancor più pregevole e solenne, facendo appello a dèi letterari e arie tradizionali. A questo punto Partenope, la sirena, si è già risvegliata e scruta, da lontano, l’eruzione del Vesuvio, così com’è ritratto sul meraviglioso artwork che fa da corredo all’album.
Seguono ‘Sanghe Amaro’, con suggestivi inserti in lingua latina, pezzo in cui il sangue ribolle e poi chetato dalla seguente ‘Averno’, quieto e suadente intermezzo dal sapore cinematografico che riporta alla mente le molte scene ambientate nella Partenope dei tempi dei Romani, la quale introduce un altro dei migliori pezzi del disco, ‘Sibilla Cumana’, uno dei brani senza dubbio più interessanti per la commistione musicale con cui è concepito. L’attenzione mai svanisce finché si percorre la strada tracciata da Giulian. E così le successive tracce, ‘Sepeithos’, ‘Parthenope’, con parte della storia dell’Odissea raccontata in dialetto partenopeo, la conclusiva ‘Megaride’, portano a compimento un viaggio colmo di insidie e bellezza, come non se ne intravedevano da tempo.
‘Parthenope’ si dimostra, infine, non solo il miglior album estremo proveniente dal nostro Paese per questi dodici mesi, lo è anche da molti anni a questa parte per valore intrinseco dell’opera. Un disco che per la maggior parte potrebbe essere l’apice della carriera, ci viene proposto come un album di debutto da Giulian, uno dei punti fermi per il futuro del Metal italico. Viva!
“Parthenope non è morta, Parthenope non ha tomba, Ella vive, splendida giovane e bella, da cinquemila anni; corre sui poggi, sulla spiaggia. E’ lei che rende la nostra città ebbra di luce e folle di colori, è lei che fa brillare le stelle nelle notti serene.” – Matilde Serao
Tracklist
01. Cenner’ e Fummo
02. Fra Ciel’ e Terr’
03. Virgilio Mago
04. Tarantella Nera
05. Sanghe Amaro
06. Averno
07. Sibilla Cumana
08. Sepeithos
09. Parthenope
10. Megaride
Lineup
Giulian: vocals, all instruments