Stone Sour – Hydrograd

Il 21/07/2017, di .

Gruppo: Stone Sour

Titolo Album: Hydrograd

Genere: , ,

Durata: 65 min.

Etichetta: Roadrunner

Distributore: Warner

69

Bene ma non benissimo. Quando ce la si sente dire – sul lavoro, a scuola, a casa, ovunque – questa è una frase che genera sempre un sottile senso di fastidio. Lo stesso senso di fastidio che supponiamo si genererà in alcuni di voi leggendo quest’inizio di recensione, ma sul serio troviamo questa particolare allocuzione adatta al nuovo album degli Stone Sour. Ma perchè ‘bene ma non benissimo’? Beh, ‘bene’ perché l’album è bello, non c’è che dire. C’è melodia, c’è tiro, c’è freschezza. Scorre che è un piacevole nelle nostre affamate orecchie: le accarezza, a volte le colpisce, fa sempre e comunque sentire la propria presenza. ‘Bene’ anche perché con un vocalist come Taylor alla voce c’è poco da trovare difetti: una voce – la sua – eclettica, camaleontica, sempre pertinente. Una voce capace di passare dalla dolce melodia di un’afosa nenia country come ‘St. Marie’ all’aggressione dell’attacco 100% alternative metal di ‘Taipei Persone-Allah Tea’. ‘Non benissimo’… perché, indubbiamente, qualcosa manca in questo bel tavolo imbandito. Qualcuno si è sforzato di metter su un buon banchetto, di curare la presentazione, di disporre le pietanze, di fare tutto come si deve. Ma qualcosa manca. Sarà magari la nostra salsa preferita, la saliera e l’oliera… il nostro bel banchetto scade su un dettaglio come questi. E infatti, tutto sembra molto perfettino, a tratti plasticoso quasi, con l’attenzione posta più a come ‘devono’ suonare i pezzi piuttosto che a come potevano suonare se l’approccio fosse stato un pelo più sincero. L’impressione, oramai l’avrete capito, che a noi ‘Hydrograd’ ci dà è quella di un album prodotto, composto e preparato da professionisti e grandi artisti, ma messo su con l’ottica del lavoro più che dell’arte in sè. Ci manca quindi l’angosciata ma genuina disperazione che sentivamo su ‘Tired’ dal primo capitolo di ‘House Of Gold And Bones’, e ci mancano anche la melodia urgente di ‘Stalemate’ o il nervosismo di ‘RU486’. Sensazioni, appunto, emozioni che per qualche verso in questo splendente lavoro sono venute meno, sostituite da una professionalità e da un gusto compositivo di certo non inferiori, ma anche meno genuine. Il risultato è quindi un album che lusinga il cervello e le orecchie ma convince il cuore solo in alcuni passaggi, passaggi comunque preziosi e imperdibili come la già citatà ‘St. Marie’, la slipknottiana ‘Knievel Has Landed’ e la ancora diversa ‘When The Fever Broke’. Un album di cui siamo felici e stiamo ascoltando a ripetizione, ma che, in fondo in fondo, ci lascia un minimo di rimpianto per la ricchezza emotiva dei due capitoli di ‘House Of Gold And Bones’.

Tracklist

01. Ysif
02. Taipei Person-Allah Tea
03. Knievel Has Landed
04. Hydrograd
05. Song #3
06. Fabuless
07. The Witness Trees
08. Rose Red Violent Blue (This Song Is Dumb & So Am I)
09. Thank God It’s Over
10. St. Marie
11. Mercy
12. Whiplash Pants
13. Friday Knights
14. Somebody Stole My Eyes
15. When The Fever Broke

Lineup

Corey Taylor: lead vocals, rhythm guitar, keyboards
Josh Rand: rhythm guitar
Roy Mayorga: drums, percussion
Christian Martucci: lead guitar, backing vocals
Johny Chow: bass guitar, backing vocals