All That Remains – Madness
Il 30/06/2017, di Angela Volpe.
Titolo Album: Madness
Genere: Alternative Metal, Alternative Rock
Durata: 50 min.
Etichetta: Razor & Tie
Si può giudicare un album senza valutare la carriera dell’artista, senza essere condizionati dal passato? A quanto pare nessuno lo fa e questo penalizza tremendamente gli All That Remains e la loro ultima pubblicazione, ‘Madness’ per Razor & Tie. I pionieri del metalcore, dopo il successo di ‘This Darknened Heart’ nel 2004 hanno collezionato critiche severe per l’allontanamento dal filone metal. Negli ultimi lavori la loro proposta musicale si è alleggerita, destando perplessità nella critica e nel pubblico. È assolutamente legittimo cambiare genere, ed è un pregio per un musicista sapersi mettere in gioco, rinnovare o addirittura stravolgere il proprio stile, se viene fatto con convinzione. Gli All That Remains non hanno mai preso una posizione netta in questo senso, forse per questo molti sostengono che la band non abbia chiaro in quale direzione andare.
Effettivamente le tredici tracce contenute in ‘Madness’ non seguono un filo conduttore preciso.
In apertura, ‘Louder’ e ‘Open Grave’, sono farcite di screaming, ritornelli puliti che ci ricordano l’ottima qualità vocale di Phil Labonte, inneggianti parti corali, cavalcate sostenute da una sezione ritmica incalzante e assoli non virtuosi ma adatti al contesto. Dai ritmi martellanti di ‘Safe House’ si passa poi a una serie di ballate che spiazzano l’ascoltatore. ‘If I’m honest’ ammicca al pop rock, con un’atmosfera allegra e dal sapore estivo, la medesima leggerezza che si ritrova in ‘Far from home’. Con l’acustica ‘Back to you’ si tocca poi il picco del romanticismo.
Questo divario di stile compositivo risulta destrutturante, ma ciò infondo si combina bene con la cover, che mostra il Campidoglio di Washington in fiamme all’interno del cranio di un uomo.
‘Madness’ insomma è un miscuglio di generi, ma non è forse coerente con il titolo dell’album? Non si può dire che sia un disco ricco di nuovi spunti o che possa rimanere negli annali della storia della musica, ma c’è di molto di peggio in giro. Se non paragonato ai lavori di maggiore successo della band, i brani possono risultare piacevoli per chi ha la capacità di mantenere la menta aperta e non farsi influenzare da “quello che avremmo voluto sentire”. Gli esseri umani sono per la maggior parte incoerenti nel corso della propria vita, ma pretendono rigore militaresco dai musicisti. Sei nato metalcore, devi morire metalcore. Gli All That Remains potranno essere incostanti, ma chissà, magari la loro “pazzia” in futuro produrrà qualcosa di originale.
Tracklist
01. Safe House
02. Madness
03. Nothing I Can Do
04. If I’m Honest
05. Halo
06. Louder
07. River City
08. Open Grave
09. Far From Home
10. Trust and Believe
11. Back to You
12. Never Sorry
13. The Thunder Rolls
Lineup
Philip Labonte: lead vocals
Oli Herbert: lead guitar
Mike Martin: rhythm guitar
Aaron Patrick: bass guitar
Jason Costa: drums