Sólstafir – Berdreyminn
Il 13/06/2017, di Stefano Giorgianni.
Gruppo: Sólstafir
Titolo Album: Berdreyminn
Genere: Post Rock/Metal
Durata: 57 min.
Etichetta: Season Of Mist
Distributore: Audioglobe
Inquadrare i Sólstafir rimane difficile anche alla sesta release da studio. Il gruppo islandese non si può propriamente definire metal, non crea musica d’intrattenimento, incarna quella che si può definire la spiritualità delle lande aride del paese da cui proviene. Non sono neppure la band che inserite nello stereo quando avete bisogno di darvi la carica, poiché funzionano meglio in pausa contemplativa. Allo stesso tempo perseguono un chiaro ideale stilistico, che consta nel porsi limiti troppo rigidi nella stesura dei brani o nell’evitare di cristallizzarsi in un etereo limbo di una fragile esistenza artistica.
E in quel fragile territorio dove risplendono raggi crepuscolari c’è stato anche uno scossone. Sì, perché la line-up dei Sólstafir ha subito uno scioccante sconvolgimento con Guðmundur Óli Pálmason, batterista e membro fondatore, che viene prima sostituito da Ari Þorgeir Steinarsson, poi da Karl Petur Smith e, infine, dal turnista Hallgrímur Jón Hallgrímsson, il quale sembra essersi comunque addentrarsi bene nella selva sonora sólstafiriana, seguendo, forse per necessità, lo stile di Pálmason. Oltre a ciò, il quartetto islandese se n’è uscito con ‘Ísafold’ (seconda nella tracklist del disco) come traccia apripista della promozione; un pezzo che, parere soggettivo, è sembrato esulare un po’ troppo dai soliti dettami del gruppo di Reykjavik, abbracciando fin troppo la mira radiofonica. Ma dai Sólstafir ci si può aspettare di tutto. Questo “tutto” è rappresentato dall’ascolto integrale e continuativo di ‘Berdreyminn’, una vera e propria escursione alle radici del suono, uno sguardo all’infinito che le note simboleggiano e che spesso vengono costrette e serrate dalle barriere dei generi musicali. Quest’album è l’imbarcazione che accompagna e lambisce le frontiere del sogno, forse un passo in avanti nella sfida all’apertura mentale già improntata con i precedenti ‘Svartir Sandar’ (2011) e ‘Ótta’ (2014). Scorrendo i brani ci si trova infatti di fronte a contaminazioni con folk, psichedelia, elettronica, sinfonica, arrangiamenti placidi ma sontuosi, echi di hammond, oltre al particolare, meditativo e avvolgente cantato di Aðalbjörn Tryggvason che in tracce eteree e poetiche come ‘Hula’ o più estemporanee come ‘Naros’ riesce a dare il suo massimo.
Come si può facilmente intuire da queste poche e semplici parole, ‘Berdreyminn’ non è un disco né per tutti e tantomeno di ascolto agevole. Questo non significa, però, che sia impossibile da affrontare se accettate di scardinare un po’ i limiti dei vostri ascolti e non vi ostinate nello spostarvi dalle vostre usuali posizioni. Che sia davvero questo ciò che viene definito post-rock/metal? Potrebbe darsi. Di certo siamo davanti a un nuovo modo di concepire, percepire e plasmare musica. Una totale ridefinizione del termine. Ecco, prendete ‘Grande come l’universo’ di Jón Kalman Stefánsson e fate partire ‘Berdreyminn’ dei Sólstafir. Vi ritroverete a contemplare le stelle.
Tracklist
01. Silfur-Refur
02. Ísafold
03. Hula
04. Nárós
05. Hvít Sæng
06. Dýrafjörður
07. Ambátt
08. Bláfjall
Lineup
Aðalbjörn Tryggvason: guitar, vocals
Svavar Austmann: bass
Sæþór Maríus Sæþórsson: guitar
Hallgrímur Jón Hallgrímsson: drums, backing vocals