Alestorm – No Grave But The Sea
Il 01/06/2017, di Blagoja Belchevski.
Gruppo: Alestorm
Titolo Album: No Grave But The Sea
Genere: Folk Metal, Power Metal
Durata: 46 min.
Etichetta: Napalm Records
Distributore: Audioglobe
Diciamocelo, la nave degli Alestorm è sempre un bel vedere mentre salpa verso l’orizzonte musicale. Per carità, è più o meno sempre la stessa, strutturalmente parlando, ma è anche vero che ha sempre viaggiato benissimo, quindi perché cambiarla? Come al solito, la stiva straborda di alcol (‘Pegleg Potion’ e ‘Bar und Imbiss’ ne sono la prova) e i nostri pirati sono pronti a nuove avventure che, come ogni avventura piratesca che si rispetti, termineranno nei fondali più profondi del mare.
Certo, ci sono state un po’ di modifiche nella ciurma nel corso degli anni; l’ultima delle quale nel 2015 con la salita a bordo del chitarrista ungherese Máté Bodor in seguito all’abbandono di Dani Evans, ma ciò non sembra avere affatto danneggiato il morale dell’equipaggio – anzi. Questo viaggio pare ancora più serrato, e di contro ancora più fluido e melodico. Affermazione ossimorica? Forse, ma non per questo meno veritiera. L’album parte difatti a vele spiegate con la titletrack, consegnandoci il primo ritornello orecchiabile sul quale sgolarci contornato da un lavoro di asce un poco più granitico del solito, dal sentore quasi thrash, se vogliamo. Ma è la successiva ‘Mexico’ il vero trascinatore di folle di questo viaggio – l’intro a 16 bit segnerà sicuramente l’inizio dei cori migliori ai futuri concerti dei nostri pirati preferiti di Perth. La traccia omonima della band, invece, ci ricorda delle eccezionali doti growl del tastierista Eliott Vernon. E quando credevamo che il capitano Chris Bowes non potessere essere più demenziale di così…beh, abbiamo dovuto ricrederci con la stupidissima (nel senso più positivo della parola) ‘Fucked With An Anchor’. La scusa però è più che buona: d’ora in poi daremo la colpa per il nostro vocabolario francese alla maledizione di uno stregone d’oltremare.
Menzione d’onore al triste destino del marinaio che ha tentato di salvare la nave che stava affondando da solo (senza riuscirci), le cui coraggiose gesta sono epicamente narrate in ‘Man The Pumps’. Ancora una volta Bodor ha la possibilità di eccellere con le asce in ‘Rage of the Pentahook’, il temibile uomo di Paraguay con ben cinque uncini sulla sua mano destra, e il viaggio si conclude con il riferimento letterario in ‘Treasure Island’, articolata in ben otto minuti di lunghezza. E una volta terminato l’ascolto, perché no, ascoltatevi anche l’edizione per cani con l’abbaiare al posto della voce, e fatela pure conoscere ai vostri amici a quattro zampe metallari. Perché una cosa è certa: a qualsiasi specie apparteniate, ‘No Grave But The Sea’ è un album che saprà farvi divertire dalla prima all’ultima nota.
Tracklist
01. No Grave but the Sea
02. Mexico
03. To the End of the World
04. Alestorm
05. Bar ünd Imbiss
06. Fucked with an Anchor
07. Pegleg Potion
08. Man the Pumps
09. Rage of the Pentahook
10. Treasure Island
Lineup
Christopher Bowes: lead vocals, keytar
Peter Alcorn: drums
Gareth Murdock: bass
Máté Bodor: guitars
Elliot Vernon: keyboards, vocals