Hark – Machinations
Il 14/04/2017, di Dario Cattaneo.
Gruppo: Hark
Titolo Album: Machinations
Genere: Hard Rock, Sludge Rock/Metal, Stoner Rock/Metal
Durata: 47 min.
Etichetta: Seasons Of Mist
Distributore: Audioglobe
Conosciamo solo quest’anno gli Hark, gruppo sludge/stoner britannico presentatosi al debutto nel 2014 con un lavoro intitolato ‘Crystalline’ e pronti durante questo marzo 2017 a battere il loro secondo rintocco grazie a questo ‘Machinations’. Editi dall’attenta label francese Season Of Mist, questi quattro buzzurri gallesi si rendono su quest’album protagonisti di una prestazione strumentale muscolare e piena di groove, che fa di chitarre ribassate, melodie maschie e mood paludoso da blues degli stati del sud i propri punti di forza. Influenzati da un po’ tutto quello che è definibile anche solo vagamente come stoner/sludge (Melvins, Black Tusk, ma anche e soprattutto Baroness e Mastodon) i Nostri dimostrano indubbiamente una certa abilità nel giocare con il pentagramma e con tutto quanto abbia almeno sei corde (ritmiche e assoli sono effettivamente le cose più belle dell’intero album), ma mostrano anche di aver aperto un po’ troppo il ventaglio delle influenze, facendo intravvedere all’ascoltatore un disegno molto ampio ma peccando in risoluzione sui singoli dettagli. Dettagli, già… parrebbe una critica forse un po’ cattiva, ma è proprio una maggior focalizzazione quello che vorremmo sentire negli Hark… la potenza e la corposità sludge ci sono, ma non vengono sviluppate come lo fanno per dire i Kylesa, la sottile ma necessaria vena rock-psicheledelica dei Kadavar c’è anch’essa, ma è solamente accennata, e infine anche il comparto progressive, quello che veramente potrebbe segnare la differenza tra un prodotto piacevole come ‘Machinations’ e un capolavoro come ‘Crack The Sky’, pare carente e presente solo a tratti. ‘Machinations’ rimane quindi un buon album, illuminato da buone idee e da una perizia musicale sicuramente alta, ma forse un po’ limitato in fase di autodefinizione, fase in prossimità della quale ci saremmo aspettati scelte più precise e personali. Muoversi per ogni brano nella direzione di una sola delle proprie influenze, senza obbligarsi a incorporare un numero troppo alto di input su canzoni peraltro abbastanza corte, ci sembrerebbe infatti una strada adatta a questi comunque bravi ragazzi, scelta che gli eviterebbe di rimbalzare, ad esempio, tra la ruvidezza della loro parte sludge e il sapore più retrò della loro parte rock. Per ora insomma in ‘Machinations’ troviamo un ottima base per il futuro, secondo noi occorre soltanto focalizzarsi un po’ di più sulla personalità che si vuole delineare, evitando di voler infilare troppo in troppo poco spazio.
Tracklist
01. Fortune Favours the Insane
02. Disintegrate
03. Nine Fates
04. Speak in Tongues
05. Transmutation
06. Son of Pythagoras
07. Premonitions
08. Comnixant
09. The Purge
Lineup
Joe Harvatt: guitars
Simon Bonwick: drums
Jimbob Isaac: vocals, guitars
Tom Shortt: bass