Pain of Salvation – In The Passing Light Of Day
Il 07/02/2017, di Dario Cattaneo.
Gruppo: Pain Of Salvation
Titolo Album: In The Passing Light Of Day
Genere: Progressive Metal
Durata: 72 min.
Etichetta: InsideOut
Distributore: Universal
Come i vari fan di Star Wars presenti tra voi lettori ben sapranno, il saggio Ben Kenobi diceva a un giovane Luke Skywalker che molte delle verità che affermiamo dipendono da un nostro punto di vista. Anche se normalmente non siamo soliti usare la saggezza Jedi nelle nostre recensioni, pensando a questo ‘In The Passing Light Of Day’ – ultima fatica discografica dei progster Pain Of Salvation – ci accorgiamo di quanto il senso di quella frase possa essere almeno in questo caso piuttosto azzeccato. In effetti, molte ‘verità’ è possibile spendere su questo lavoro, ognuna strettamente dipendente dal punto di vista che si decide di adottare. Si potrebbe appoggiarsi per esempio ad un punto di vista per così dire strettamente stilistico, segnalando come l’ultima fatica di Gildenlow e dei suoi attuali compagni sia di diritto l’album più pesante e ‘metal’ della band a partire dall’irraggiungibile ‘Remedy Lane’. Vero. Si potrebbe anche adottare un approccio più tecnico, discutendo su come la produzione sia ritornata ad essere quella precisa ed affilata di un tempo, con conseguente chiusura nel cassetto della parentesi vintage che tanto aveva fatto storcere il naso sui due capitoli della saga ‘Road Salt’. Esisterebbe poi tutta una serie di altri punti di vista che vorrebbero la continua e ossessiva comparazione tra questo nuovo lavoro e i capolavori del passato come ‘Perfect Element’, o – in maniera ancora più sfocata – trai POS stessi e altre band dalla carriera altrettanto imprevedibile come i Leprous o gli Haken… e alla fine anche questi potrebbero essere ritenuti punti di vista validi, pregni di altrettanto valide verità. Ma, a conti fatti, il punto di vista che preferiamo noi stavolta è quello puramente emozionale, che ci fa valutare ‘In The Passing Light Of Day’ come prodotto ludico in grado di generare sensazioni. E di sensazioni, sicuramente, questo disco ne genera tante. Difficile infatti rimanere indifferenti quando ad entrarti metaforicamente sotto la pelle sono il mutevole riffing e il sinuoso cantato di ‘On A Tuesday’, piccolo capolavoro prog che la band non componeva da anni. Difficile anche non farsi rapire dalle melodie – irregolari e sbilenche – del tema principale della suite ‘Full Throttle Tribe’, le ‘solite’ melodie alla Gildenlow, che all’inizio stupiscono per la loro stranezza ma che dopo qualche ascolto ti rendi essere le uniche possibili per quelle canzoni. E forse, considerando che l’intero album è stato composto, liriche comprese, dopo una terribile malattia che ha quasi rischiato di uccidere colui che l’ha composto, ancora più difficile risulta separare il contenuto doloroso e affaticato dei testi dall’afflato altrettanto sofferto e faticoso di questa musica. Dov’è la verità in tutto questo? La verità, secondo noi, è che questo è un grande album. Abbiamo citato diversi punti di vista, tutti validi, ma forse solo tranelli che fanno distogliere l’attenzione da ciò che conta davvero, cioè che questo album ha davvero qualcosa da dire. Una caratteristica, a nostro avviso, sicuramente non da poco.
Tracklist
01. On a Tuesday
02. Tongue of God
03. Meaningless
04. Silent Gold
05. Full Throttle Tribe
06. Reasons
07. Angels of Broken Things
08. The Taming of a Beast
09. If This Is the End
Lineup
Daniel Gildenlöw: vocals, guitars, bass
Léo Margarit: drums
Daniel Karlsson: keyboards
Gustaf Hielm: bass
Ragnar Zolberg: guitars