The Ossuary – Post Mortem Blues

Il 22/01/2017, di .

Gruppo: The Ossuary

Titolo Album: Post Mortem Blues

Genere: ,

Durata: 40 min.

Etichetta: Supreme Chaos Records

Distributore: Audioglobe

82

Un paio d’anni fa dalle nebbie della “brughiera” pugliese sono spuntati fuori quattro loschi figuri che hanno iniziato, sotto il vessillo The Ossuary, un’interrotta attività di diffusione delle sonorità tardo hard rock e protometal. In realtà non si tratta propriamente di carneadi, basti pensare che tre membri (Max Marzocca, Domenico Mele e Dario De Falco) di quel manipolo militano nella leggenda del death metal tricolore Natron. Con loro, alla voce, Stefano Fiore, già all’opera con i prog metallers Twilight Gates. I frutti di questo biennio di attività in studio e live sono stati riversati finalmente su un supporto fisico (cd e varie versioni in vinile), facendo terminare l’attesa e la curiosità che circondava ‘Post Mortem Blues’. Ora che l’album è finalmente disponibile, possiamo affermare che ne è valsa la pena aspettare: i The Ossuary vanno a colmare idealmente un buco stilistico-cronologico, quello tra le band che hanno riportato in voga un certo sound rètro (Witchcraft, Blues Pills, Rival Sons, ecc) e chi ha rilanciato l’heavy metal classico (primi HammerFall, Enforcer, Cauldron, White Wizzard, ecc). Non lasciatevi ingannare dal titolo, qui di blues c’è solo la radice, il DNA, perché alla fine il rock proviene tutto da là, l’esordio dei baresi, in realtà, va a riprendere quanto fatto da Angel Witch, Witchfynde e Witchfinder General. Ma non solo, la ricetta viene arricchita con una forte attitudine doom (Black Sabbath e Pentagram) e con un piglio melodico di scuola Thin Lizzy e Rainbow. Si parete subito col groove di ‘Black Curse’, che mette in evidenza l’ugola “diosa” (nel senso di R. J. Dio) di Steve. La successiva ‘Witch Fire’ ci riporta magicamente a cavallo tra i 70 e gli 80, l’arpeggio iniziale sembra chiamare il falsetto luciferino di King Diamond. La fumosa ‘Blood On The Hill’ ha quasi un’anima stoner, mentre ‘Graves Underwater’ parte a la Witchcraft e finisce col riecheggiare la maestosità dei Sabs di Heaven & Hell e Mob Rules. La title track non dispiacerà agli amanti degli Uncle Acid, per il piglio ruffiano delle linee vocali (ci si ritrova a canticchiarla dopo il primo ascolto), ‘The Crowning Stone’ e ‘Evil Churns’ sono due lenti cortei doom. ‘The Great Beyond’ chiude degnamente l’album, confermando la bontà di un lavoro, probabilmente di nicchia, che ci riconcilia con delle sonorità colpevolmente dimenticate, ma che in fin dei conti rappresentano la scintilla primordiale che ha dato vita al movimento metal.

Tracklist

01. Black Curse
02. Witch Fire
03. Blood On The Hill
04. Graves Underwater
05. Post Mortem Blues
06. The Crowning Stone
07. Evil Churns
08. The Great Beyond

Lineup

Stefano “Stiv” Fiore: vocals
Domenico Mele: guitars
Dario “Captain” De Falco: bass
Max Marzocca: drums