Wounded Kings – Visions In Bone

Il 12/10/2016, di .

Gruppo: Wounded Kings

Titolo Album: Visions In Bone

Genere:

Durata: 47 min.

Etichetta: Candlelight Records

70

I Wounded Kings rinunciano alla loro alma singer Sharie Neyland, defilandosi dalla sempre più folta (e ad alto rischio di pouserismo) schiera di occult rock band con front-girl biondina annessa. Chi ci mettono al posto della ninfa tenebrarum? L’usato sicuro: il pizzuto e piuttosto figo George Birch.
In apparenza potrebbe essere una mossa infelice ma ‘Visions Of Bone’, successore dell’Ep meno filato della storia dell’underground, ‘Curse Of Chains’, testimonia l’avvenuta resurrezione: Allelujia!
Ovviamente immaginatevi un corpo asciugato dal tempo e pullulante di bigattini che vaga verso di voi con il dito del destino puntato contro… sempre di una resurrezione si tratta, giusto?
Il redivivo Birch che torna e sostituisce la sua stessa sostituta in una staffetta che sa di Uroboro ma che a dire il vero è quasi un epilogo lieto. Sapete, no? Un membro fondatore che, dopo aver abbandonato gli altri sul più bello, torna e mostra a tutti che il più bello forse deve ancora venire.
Sì perché ‘Visions Of Bone’ non è la solita indigeribile e canonica bisteccona doom di stagionata scuola, con la band creativamente incastrata nei parametri stilistici asfittici che essa stessa ha sposato prima di affondare nella melma del cimitero delle idee. Non è l’ennesimo disco dei Conan, perduti in una filologia della saturazione che costringe la creatività a passare dal buco di culo di una gallina vecchia… Guarda caso, Chris Fielding sfoga il suo estro sui dischi degli altri; magistrale il lavoro di produzione svolto con l’ultimo Primordial e notevolissimo anche questo con i Wounded ma l’ultimo lavoro della sua band, sinceramente è l’approdo a un vicolo cieco.
Insomma gente, ‘Vision Of Bone’ non è la solita promenada di sofferenze fatta giusto per gli intestini più coriacei e affamati di crudeltà salvifiche. Nel tessuto classico di riff slow blues sono inseriti molti più elementi acidi e ci sono persino sviluppi hard rock e post-punk, soprattutto grazie all’interpretazione vocale di Birch, capace, sia con le svisate alla Blue Cheer che i gorgheggi suadenti in stile heavy goth, di smuovere parecchio la band dall’acquitrino della consacrazione di ‘In The Chapel Of The Black Hand’.

Tracklist

1. Beast
2. Vultures
3. Kingdom
4. Bleeding Sky
5. Vanishing Sea

Lineup

George Birch: vocals, guitars, keyboards, piano
Steve Mills: guitars
Myke Heath: drums
Alex Kearney: bass