Pain – Coming Home
Il 06/10/2016, di Alessandra Mazzarella.
Gruppo: Pain
Titolo Album: Coming Home
Genere: Industrial Metal
Durata: 41 min.
Etichetta: Nuclear Blast
Distributore: Warner
Peter Tägtgren è un uomo molto impegnato: si districa tra la sua attività di produttore pluripremiato, importanti collaborazioni con artisti di alto calibro e i suoi doveri da signorotto alla maniera di Don Rodrigo (d’altro canto i villaggi svedesi non si amministrano mica da soli). Ogni tanto si concede una pausa, si fa un goccetto e si rilassa sedendosi al pc e cercando le ultime novità in materia di ipotesi di complotto. Con una vita così frenetica non bisogna meravigliarsi se ogni tanto qualcuno dei suoi progetti rimane accantonato ad accumulare polvere, gettando i suoi seguaci nello sconforto più totale. D’altronde lo sanno tutti che Peter Tägtgren è un lunatico e un perfezionista: se deve mettere il suo nome su qualcosa, deve corrispondere esattamente all’idea che ha in testa, e questo richiede il momento giusto, l’ispirazione giusta e l’umore adatto, tre variabili che nel suo universo difficilmente si trovano contemporaneamente nello stesso contesto. I PAIN hanno aspettato cinque anni in un angolo prima di rivedere la luce, e l’ottavo capitolo della loro storia è valso l’attesa, senza alcun dubbio.
Peter Tägtgren non ha mai nascosto che i PAIN sono una finestra sulla sua psiche, il riflesso dei suoi modi di essere e di fare, il minuzioso resoconto degli effetti che la vita e gli eventi hanno su di lui. ‘Coming Home’ mantiene questa linea di pensiero. Molti snobberanno questo album, trovandolo caotico, confusionario e senza capo né coda: questo a conferma della sciatteria e dell’incuria in cui stanno inesorabilmente versando il pubblico e la critica della scena alternativa. È inutile cercare un filo conduttore in ‘Coming Home’, non lo troverete: le dieci tracce che compongono l’album hanno in comune solo l’autore; sono il ritratto di una mente in costante fermento, mobile qual piuma al vento, una cascata di pensieri sconnessi e stati umorali misti. Ci troverete addirittura pezzi che sguazzano nel country blues, come ‘Designed To Piss You Off’, forse la definizione più azzeccata del modus operandi di Peter Tägtgren. Il popolo chiederà il growl e lui gli risponderà cantando a squarciagola, perché accontentare la gente non è proprio nel suo stile. Vi racconterà le sue risse da bar, sarà sboccato, volgare e senza filtri, ma subito dopo riuscirà a commuovervi condividendo con voi lo sconforto che lo assale quando si guarda allo specchio e si rende conto che la vita scorre veloce e il grigio è tutto ciò che ci rimane. E ve lo dirà alla sua maniera, con i suoi ferocissimi synth e quelle atmosfere artificiali cariche di bombastico cinismo, sorretto e amplificato dalle magnifiche orchestrazioni partorite dal genio di Clemens Wijers (Carach Angren).
‘Coming Home’ è il ritorno trionfale che i PAIN si meritano: un album sfacciato, cattivo, brutalmente sincero, pericolosamente umano. La quintessenza di Peter Tägtgren, forse uno dei suoi lavori migliori e più significativi. Non adatto ai deboli di cuore, se cercate bellezza e poesia vi conviene guardare altrove.
Tracklist
01. Designed To Piss You Off
02. Call Me
03. A Wannabe
04. Pain In The Ass
05. Black Knight Satellite
06. Coming Home
07. Absinthe Phoenix Rising
08. Final Crusade
09. Natural Born Idiot
10. Starseed
Lineup
Peter Tägtgren: vocals, guitar, programming
David Wallin: drums
Michael Bohlin: guitar
Johan Husgavfel: bass