The Haunted – Exit Wounds

Il 20/08/2014, di .

Gruppo: The Haunted

Titolo Album: Exit Wounds

Genere: ,

Durata: 44 min.

Etichetta: Century Media

88

‘SOUNDS FUCKING KILLER !!!” E la recensione potrebbe benissimo finire così…e tutti a casa! Chi conosce la band ha immediatamente realizzato cosa aspettarsi da questo ‘Exit Wounds’. Dati per dispersi, distrutti, abbandonati con le ossa rotte alla deriva. Questo il quadro drammatico che emergeva, ponendo bene in risalto l’imbarazzante stato confusionale in cui si erano infilati i The Haunted, a solo pochi mesi dalla pubblicazione dell’insulso ‘Unseen’. Un disco pessimo quello uscito nel 2011, una ciarlatanata di intenti inspiegabile del tutto disorientante. Musicalmente per gli addetti ai lavori, quella ‘tragedia’ non era stato possibile inserirla in nessun tipo di categoria se non quella della psicopatia e del senso del nulla assoluto! Un’accozzaglia di suoni, che non aveva una virgola da spartire con quanto prodotto sino ad allora dalla band svedese e che rifletteva, nel suo contesto, il grave stato depressivo del cantante Peter Dolving, che da lì a breve avrebbe per la seconda volta abbandonato la band. A tale follia dobbiamo aggiungere il problema di ‘dipendenza’ di uno dei fratelli Björler, il chitarrista Anders, pure lui uscito repentinamente di scena. Fortunatamente nessuna tournée si mise in moto (si sarebbero ammazzati di botte in tour!) in tempo utile e così, i The Haunted, si ritrovarono ben oltre l’orlo del precipizio proprio come Willy il coyote. Non datosi per vinti, i due rimanenti membri della band, han deciso di riprovarci ancora una volta e dopo un lungo periodo di riflessione, han rimesso in pista la loro creatura, richiamando al microfono il vecchio amico Marco Aro, che aveva già sostituito il solito fuggitivo Dolving, e che con la band incise due ottimi album ‘The Haunted Made Me Do It’ (2000) e ‘One Kill Wonder ‘ (2003). La fiducia nuovamente accordata (o sarebbe meglio dire il contrario?) al ruggente singer che così rientra a pieno titolo nella band, è stata abbondantemente ripagata con una prestazione fantastica e dirompente, che supera ogni lecita attesa. Altro ritorno assai gradito in famiglia, è quello di Adrian Erlandsson (Paradise Lost), batterista di classica impostazione Lombardiana, che offre, su questo disco, l’ennesima prova superlativa: tecnico, veloce, indovinato nei break e frenetico nei cambi di tempo. Unica vera novità sta nell’arruolamento del giovane chitarrista Ola Englund, prelevato a tempo di record dai Six Feet Under. Un po’di chiarezza l’abbiamo fatta, quindi non abbiate timore dato che non c’è neppure una nota simile al precedente disastro, anzi, il disco che ho tra le mani riporta a pieno titolo i The Haunted ai vertici massimi del thrash metal moderno, di cui, tra l’altro, sono stati assoluti dominatori! Si ritorna a respirare quell’atmosfera carica di aggressività e violenza spietata che riporta al sound dei maestri Dark Angel del periodo ‘Leave Scars’ / ‘Time Does Not Heal’, ma la rilettura di quei sacri canoni, ha assunto sembianze ancor più personali, fortificando ulteriormente l’attitudine della band, che ora ed a pieno titolo possiamo definire come il “The Haunted sound”! I riflettori sono ancora una volta tutti puntati su di lui: Jensen, chitarrista dal killer-riff che pare essere ritornato ai medesimi altissimi livelli degli esordi, e ne offre dimostrazione nel trittico iniziale composto da ‘Cutting Teeth’, ‘My Salvation’ e ‘Psychonaut’, da cui difficilmente troverete scampo. Le sue trame chitarristiche si dividono tra un riffing serratissimo che va ad intervallarsi con quei tipici giri ‘spezzati’ alla ‘Spirit In Black’ (Slayer), da cui Jensen continua a trarre ogni volta mille sfaccettature differenti. Il tutto unito a retaggi tipicamente hardcore di scuola Newyorchese tanto cari a Sick Of It All e Agnostic Front. Signori miei, stiamo parlando di un chitarrista ‘estremo’ che è riuscito a costruire una nuova ‘lezione in violenza’, questa volta però Made in Sweden! Dodici canzoni (più intro) per 44 minuti di musica serratissima che rappresentano la summa di tutti i valori del thrash: velocità, compattezza, devastazione! Ognuna meriterebbe una menzione particolare, ma un gradino sopra le altre si assestano ‘Eye Of The Storm’ – per altro già presente insieme alla velocissima ‘My Enemy’ nel 7 pollici apripista uscito lo scorso febbraio – e le conclusive ‘This War’ (mazzata!) e ‘Infiltrator” (ovvero gli Anthrax a 45 giri) veri calci nei denti! Ciliegina sulla torta, la comparsa in veste di ospite su ‘Trend Killer’ del capo indiano Chuck Bily rende questo disco un acquisto irrinunciabile! Tirato all’inverosimile, ‘Exit Wounds’, è un lavoro privo di rallentamenti dall’inizio alla fine! Un disco ‘bastardo’ e impietosamente violento, che presto riporterà all’ovile tantissimi fans della band, che si erano smarriti per strada per i misfatti poc’anzi citati. Voto alto, altissimo, ma nel genere, questo disco, non conosce rivali. Quindi il 90 pieno se lo merita davvero tutto! Una carneficina sonora vi attende, per quello che potrebbe essere uno degli highlight (Exodus permettendo) del 2014. The Haunted = distruzione totale!!!

Tracklist

01. 317
02. CuttingTeeth
03. My Salvation
04. Psychonaut
05. Eye Of The Storm
06. Trend Killer
07. Time (Will Not Heal)
08. All I Have
09. Temptation
10. My Enemy
11. Kill The Light
12. This War
13. Infiltrator
14. Ghost In The Machine

Lineup

Marco Aro: voice
Ola Englund: guitar
Patrick Jensen: guitar
Jonas Björler: bass
Adrian Erlandsson: drums