Scorpions – Sting In The Tail
Il 06/03/2010, di Fabio Magliano.
C’è modo e modo di abbandonare la scena. Si può fare come Michel Platini, che decise di appendere le scarpette al chiodo a soli 32 anni dopo aver vinto pochi mesi prima la Coppa Intercontinentale, oppure si può fare come Maradona, campione straordinario capace però di trasformare il suo addio al calcio in una farsa imbarazzante, macchiando così una carriera sino a quel punto leggendaria. Gli Scorpions, da crucchi testardi e orgogliosi quali sono, hanno deciso di seguire la prima strada, ignorando gli inviti alla pensione anticipata avanzati dopo il flop di ‘Eye II Eye’ alle porte del 2000, facendo riprendere quota alla propria carriera con album indubbiamente validi come ‘Unbreakable’ e ‘Humanity’ e mollando il colpo solamente oggi, con questo ‘Sting In The Tail’ ancora caldo ed in grado di lasciare più di un rimpianto a “chi rimane”. Sì, perché il disco che abbiamo per le mani è tutto fuorchè la fotografia di una band sul viale del tramonto, è un disco giocato su un hard rock di gran classe, ricco di rimandi ai gloriosi anni Ottanta ma allo stesso tempo estremamente fresco ed attuale. ‘Raised On Rock’, posta in apertura, è un ottimo testamento spirituale della band, un hard rock trascinante nato sotto l’ala protettrice dell’intramontabile ‘Rock You Like An Hurricane’ capace di strappare le orecchie sin dal primo ascolto, con un Meine in gran spolvero e due chitarre moderne quanto basta per rendere questo rock ruffiano perfetto per l’anno in cui è stato concepito. E’ quindi il momento della title track, traccia pulsante dal taglio estremamente heavy, ottima per scuotere teste e culi grazie anche ad un chorus vincente. Continuano a picchiare duro gli “scorpioni” con ‘Slave Me’, altra traccia costruita su chitarre aspre e su una buona melodia nel refrain, alla quale una produzione estremamente moderna dona un tocco di freschezza senza sradicarla dalla sua originaria dimensione di hard rock song. Con ‘The Good Die Young’ si arriva al primo singolo estratto, brano ammaliante ma forse il meno rappresentativo tra quelli sin qui ascoltati, con Tarja ospite d’eccezione; una power ballad dall’incidere sofferto, dall’atmosfera malinconica che richiama a più riprese la storica ‘I Still Loving You’. Il disco torna a correre subito con ‘No Limit’, traccia serrata che attanaglia l’ascoltatore alla gola grazie ad una struttura robusta che nulla toglie ad una melodia destinata a rivelarsi presto vincente. ‘Rock Zone’ lascia che il titolo parli da sé, un hard rock di stampo Ottantiano ideale per una cavalcata in Harley sul Sunset Strip, mentre con ‘Lorelei’ si tira il fiato, lasciando spazio ad una dolce ballata in perfetto stile Scorpions. E’ ancora sano hard rock quello che si respira a pieni polmoni con ‘Turn You On’, valido apripista per quella ‘Let’s Rock’ ideale tributo al rock più moderno, quello tanto per intenderci in grado di sfondare le classifiche a stelle e strisce, tutto groove ed attitudine. ‘SLY’ è una nuova ballata tutta cuore ed atmosfera, un tocco di malinconia in vista dei saluti finali che arrivano con ‘Spirit Of Rock’, brano interlocutorio e abbastanza scontato, subito riscattato da ‘The Best Is Yet To Come’, song sulla quale scorrono i titoli di coda. Un pezzo anthemico, malinconico quanto basta, ruffiano all’eccesso con quella chitarrina acustica capace di far calare più di una lacrimuccia, con quel coro da cantare a squarciagola e quel titolo al quale aggrapparsi per convincersi che forse proprio la fine non è. Se così non è, grazie Scorpions per quello che ci avete dato in questi quarant’anni e grazie per questo gioiellino che ci avete voluto ancora una volta regalare.
Tracklist
01. Raised on Rock
02. Sting in the Tail
03. Slave Me
04. The Good Die Young (feat. Tarja Turunen)
05. No Limit
06. Rock Zone
07. Lorelei
08. Turn You On
09. Let’s Rock!
10. SLY
11. Spirit of Rock
12. The Best Is Yet to Come
Lineup
Klaus Meine: vocals
Rudolf Schenker: guitars
Matthias Jabs: guitars
Jams Kottack: drums
Pawel Maciwoda: bass