The Pineapple Thief @ Auditorium Parco della Musica di Roma, 28 marzo 2025

Il 01/04/2025, di .

The Pineapple Thief @ Auditorium Parco della Musica di Roma, 28 marzo 2025

Il Rubicone è un fiume dell’Italia centro-settentrionale, celebre per l’episodio storico del 49 a.C., quando Giulio Cesare lo attraversò pronunciando la frase ‘Alea iacta est’ (‘Il dado è tratto’), segnando l’inizio della guerra civile romana. Numerosi artisti hanno fatto riferimento al Rubicone nelle loro opere, tra cui Bertolt Brecht nei suoi testi teatrali, i Rolling Stones in ‘Sweet Neo Con’ (2005) e Bob Dylan, recentemente, in ‘Crossing the Rubicon’.

Uno spostamento storico oltre che ordinario anche quello dei The Pineapple Thief che, attraversando proprio il Rubicone, sono arrivati a Roma per la loro prima data del tour italiano (lo scorso 28 marzo). Non poteva quindi mancare nella setlist della Capitale anche ‘Rubicon’, tra i brani più interessanti del (pen)ultimo album ‘It Leads To This’, uscito il 9 febbraio dello scorso anno.

Ma ‘Rubicon’ è stato solo uno dei tanti momenti di uno show sentimentale, che, pur beneficiando dell’acustica impeccabile dell’Auditorium Parco della Musica, sembrava chiedere di essere vissuto in piedi.

A scaldare subito gli animi è stata, paradossalmente, ‘The Frost’, uno dei pezzi più intensi di ‘It Leads To This’. Poco dopo, il passaggio a ‘Exile’, tra i brani più amati di ‘Your Wilderness’, ha portato portato gli spettatori in una dimensione più eterea. Questo brano, che l’anno prossimo festeggerà i dieci anni, è anche il più ascoltato della band su Spotify, con oltre 7 milioni di stream.

Come già accaduto in altre occasioni, avendo seguito diversi live della band, anche quest’ultima serata è stata segnata da un delicato equilibrio tra fragilità e forza, due elementi che definiscono da sempre l’essenza dei The Pineapple Thief. Qui, la potenza di chitarra, basso e tastiere/synth (Beren Matthews, Jon Sykes e Steve Kitch) si è trasformata in profondità, non in irruenza, grazie alla delicatezza di Bruce Soord e ai battiti cardiaci della batteria di Gavin Harrison.

Inappuntabile l’esecuzione di ‘Demons’ che è stato un altro piccolo tuffo nel passato, prima di tornare al presente con ‘Put It Right’ e poi rigettarsi a capofitto nuovamente in ‘Versions of the Truth’ con ‘Our Mire’ e l’omonimo brano. Dopo ‘Now It’s Yours’, la band ha aperto una parentesi acustica, regalando al pubblico un momento più intimo. Un intermezzo dal sapore “da spiaggia”, capace però di spezzare il ritmo con una sfumatura diversa. È stata anche l’occasione per Gavin di uscire dal consueto guscio del batterista e ricevere un meritato applauso, tutto per lui.

Come da attese, prima della conclusione c’è stata la fase encore, con l’arrivo di alcuni dei brani più attesi e amati dal pubblico, tra cui ‘Fend For Yourself’, ‘Alone At Sea’ e la simbolica ‘The Final Thing On My Mind’. In generale, la serata di venerdì si era preannunciata un successo già dalla mattina, quando l’evento ha registrato il sold-out e le aspettative non sono state deluse.

Setlist

The Frost
In Exile
Demons
Put It Right
Our Mire
Versions of the Truth
Every Trace of Us
White Mist
All That’s Left
Now It’s Yours
Threatening War
Barely Breathing
Snowdrops
Rubicon
To Forget
It Leads to This
Give It Back

Encore:
Fend for Yourself
Alone at Sea
The Final Thing on My Mind

 

Fonte foto: Wikipedia.

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