Pantera + Power Trip + King Parrot @ Unipol Arena – Casalecchio di Reno (BO), 12 febbraio 2025
Il 16/02/2025, di Alex Ventriglia.

Colpa mia o semplicemente affrontare la tangenziale bolognese è impresa sempre più titanica, questo non lo so, fatto sta che ho dovuto pagar dazio, e i King Parrot non li ho visti manco di sfuggita, ed è stato un peccato perché, australiani di Melbourne, sono tra le più temibili formazioni thrashcore in circolazione, meglio ancora se virate poi verso il grind più strutturato, chiamiamolo così, via.
Ma che i Pantera avessero voglia di portarsi dietro gente che suonava col coltello tra i denti, beh, questo era certificato soprattutto dalla presenza minacciosa dei Power Trip, conosciuti (ma non troppo) anche a queste latitudini e che a me hanno cancellato il rammarico per essermi perso i loro colleghi australiani, ma non solo, perché, a conti fatti, la band di Dallas è stata un’autentica sassata fiondata direttamente in faccia, per l’impeto thrash metal, per quella veemenza hardcore tipicamente americana e per aver risvegliato i vecchi eroi di un tempo. Alzi spudoratamente la mano chi non ha pensato ai D.R.I. ultima maniera o ai Gang Green, oppure ai Corrosion Of Conformity prima che abbracciassero quella vena southern sludge che, a dire il vero, un poco ha finito per snaturarli. Texani che, tra l’altro, ne hanno passate di vicissitudini, alcune particolarmente gravi come la morte improvvisa del frontman originale, Riley Gale, proprio quando stavano per affrontare il loro terzo album, che, difatti, a quasi un lustro dal decesso di Gale, non è mai uscito. Perché la botta, ovviamente, è stata enorme e la band è stata più volte sul punto di smettere, questo fino all’arrivo di Seth Gilmore, già cantante di Fugitive e Skourge, che ha tolto un pò di castagne dal fuoco permettendo ai Power Trip di tornare almeno a suonare dal vivo. E poter così sfruttare questa grande opportunità data loro dai Pantera, con una tournée che in Europa sta andando alla grande e che permette ai Power Trip di farsi quindi conoscere dalla grande massa. Anche se va riconosciuto che il quintetto di Dallas, nonostante venga dall’underground più nudo e crudo, i grandi palchi europei già li bazzica da tempo, per esempio mi ricordo di un loro esplosivo concerto all’Hellfest francese, con al microfono appunto Riley, tanto per ribadire che sì, “piccoli” come status, ma per niente sprovveduti, anzi. Alla Unipol Arena di Casalecchio, stesso, identico “canovaccio” per una band che ha dato legnate dall’inizio alla fine, che i fondamentali su come sdraiare giù i muri li conosce tutti e pure alla perfezione, dando al pubblico ciò che il pubblico esattamente chiedeva, ovverossia del puro massacro, meglio se nel rispetto delle tradizioni e con la spassionata voglia di far male! Con serie ripetute di wall of death come poche volte ho visto fare in Italia, istigando continuamente all’assalto e alla ricerca dell’urto, i Power Trip sono stati grandi protagonisti, e nient’affatto dei comprimari, dando fondo al repertorio di ‘Nightmare Logic’, il loro ultimo studio-album del 2017, che con bordate tipo ‘Soul Sacrifice’, ‘Executioner’s Tax (Swing Of The Axe)’, ‘Firing Squad’ e ‘Waiting Around To Die’ hanno spostato, e di parecchio, l’ago della bilancia. Sugli scudi proprio il nuovo frontman, che dei Power Trip non solo ha sposato gli ideali, ma che tributa, con tutto l’ardore possibile, il suo omaggio verso il suo compianto predecessore, che fu un vocalist davvero fuori dal comune. Il microfono dei Power Trip è passato in mani sicure, sicurissime, e così ha gridato, forte e fiera, Bologna.
Ma stasera, qui, non c’è stata solo Bologna, perché gli appassionati dei Pantera sono arrivati da un pò tutta Italia, non ha registrato il sold-out solo perché era un giorno infrasettimanale e l’Unipol Arena, tra l’altro, non è nemmeno raggiungibilissima se non hai la macchina. L’aria del grande evento si è respirata tutta, a pieni polmoni abbiamo potuto assaporare l’attesa che, specie dopo il ritorno dell’anno scorso, sempre a Bologna, si era fatta quasi spasmodica, per una band che si è riscoperta amatissima nonostante i fatti tragici e le perdite umane che l’hanno contraddistinta e che, forzatamente, ne hanno frenato il cammino. Chi vuole fomentare polemiche o cercare il classico (ma inutile) pelo nell’uovo, nel caso dei Pantera perde impietosamente tempo, perché lasciamo stare le fesserie dette sul conto di Phil Anselmo, in effetti un pò statico, quasi la controfigura di quella “pallina” impazzita degli esordi, ma gli anni passano anche per lui, e tale “mancanza” l’ha riparata aggiungendoci un carisma che forse prima non spiccava così tanto. Fermo restando che la voce, quella sì, è rimasta tonica, bella stentorea e profonda, come ci è sempre piaciuta, guai a non ammetterlo. L’ideale fulcro vocale attraverso cui far passare quelle canzoni dei Pantera che sono e che resteranno immortali, perché è quello il segreto, sono le canzoni, quelle canzoni che il pubblico vuole ascoltare e sulle quale vuole scatenarsi. Punto. Le fesserie, cari detrattori, sono tali anch’esse, restano fesserie. Al fianco di Phil, uno Zakk Wylde superlativo, quel metronomo spaccasassi che altri non è che Charlie Benante e Rex Brown, forse il più speciale della gang perché con lui ha diviso di tutto, fortune e disgrazie, in quella rincorsa al Gotha dell’heavy metal che contava, irrobustito da quel power groove (così lo “battezzai” personalmente, quando per la prima volta scrissi dei Pantera, più di trent’anni fa) che fece poi epoca e tracciò la strada a molti, moltissimi altri gruppi, ma che si persero perché non possedevano lo stesso “sacro fuoco”. Questo lo show di Casalecchio, un’ora e venti e poco più, ma che ha condensato tutto ciò che un classico fan dei Pantera potesse desiderare, tra un’immagine e l’altra dei fratelli Dimebag Darrell e Vinnie Paul, presenti non solo nei pensieri, ma anche nello spirito coriaceo di brani che hanno fatto storia. La rabbia sbattuta fuori su ‘Becoming’, ‘I’m Broken’ e ‘Fucking Hostile’, credo che ce la ricorderemo per un bel pezzo… Che manca ancora da dire? Ah sì, fossero tutte così, le cover band…