Marilyn Manson + The Blackmordia @ Alcatraz, Milano, 11 febbraio 2025

Il 13/02/2025, di .

Marilyn Manson + The Blackmordia @ Alcatraz, Milano, 11 febbraio 2025

Marilyn Manson è tornato in Italia dopo sei anni, e proprio per questo era atteso enormemente: delle dieci date totali di questo tour europeo, tutte sold out, quella milanese è stata la prima a terminare i biglietti (in appena ventiquattr’ore), con conseguenti lamentele da parte di chi chiedeva un cambio di location in un posto più grande, senza rendersi conto che per tutto il tour sono stati scelti locali dalla capienza più o meno simile a quella dell’Alcatraz. Alcatraz che, va scritto immediatamente, si prende i personali complimenti per l’efficiente organizzazione dimostrata nell’essere riuscito a gestire questo fiume di presenze (la coda per entrare, intorno alle 19:00, cominciava due vie dietro quella del locale), a partire da ben tre guardaroba aperti, che hanno potuto smistare il pubblico entrato zuppo d’acqua in una giornata che definire uggiosa è quasi un complimento.
Scoccano le 20:00 quando il quintetto dei The Blackmordia sale sul palco. Annunciati appena il cinque febbraio sui canali social del Reverendo, i giovani francesi ce la mettono tutta per convincere la platea nella mezz’ora a disposizione, riuscendoci a metà, ovvero quando il loro glam/alternative Rock si fa più distorto (immaginatevi una qualsiasi band glam/hair Metal ottantiana condita da soluzioni elettroniche care ai Daft Punk); quando invece risulta piacione, in un mix tra New Wave e quanto iniziato da David Bowie nel lontano ’83 con ‘Let’s Dance’, beh, la reazione dei presenti è freddissima e i dubbi sui loro volti parecchi. Una performance a due identità, nella speranza che la band ne scelga presto una.
Sono da poco passate le 21:00 quando, terminata l’esecuzione dell’opener ‘Nod If You Understand’, Marilyn Manson debutta così: “hanno provato ad allontanarmi da voi. Hanno provato ad allontanarvi da me. Hanno provato a distruggermi. Ma a quanto pare sono stato più forte!” Senza divagare su quello che gli è accaduto negli ultimi anni, tale da fermarlo da ogni attività, ma guardando alla serata ed alla musica (cioè a quello che dopotutto conta per un live report), bisogna annotare che questa pausa sembra avergli dato una seconda giovinezza: Brian Hugh Warner si è infatti presentato carico, in formissima e pieno di energie, mettendo a tacere non solo gli haters, ma anche chi era presente più per amore delle sue canzoni che per quanto era ormai abituato ad aspettarsi da lui on stage. La seconda ‘Disposable Teens’, infatti, rade già al suolo un Alcatraz che non risponde ad ogni richiamo del frontman, di più: è ai suoi ordini, ammaliato, innamorato e felice di aver ritrovato una stella che credeva ormai spenta, ed invece è apparsa più splendente che mai. Il palco è abbastanza semplice, con al comando dei giochi di luci creati da sette croci (quelle di ‘Heaven Upside Down’, disco datato 2017): una posta sopra la batteria, posizionata centralmente, e tre per lato. I suoni, a seconda dei pezzi, sono perfetti (come i sintetizzatori su ‘This Is The New Shit’, o la potente ‘mOBSCENE’), o leggermente impastati (‘As Sick As The Secrets Within’), lontani tuttavia dall’insufficienza, e in una setlist che pesca tanti intramontabili classici (basterebbero solo le quattro perle finali per essere sazi), bisogna constatare come i brani dell’ultima prova in studio ‘One Assassination Under God – Chapter 1’ non sfigurino minimamente, mentre all’opposto ‘The Dope Show’ un pò delude, data la troppa linearità della sua esecuzione. Una parentesi va aperta anche sui compagni di viaggio del Reverendo, dalla new entry alla chitarra Meyers che, carica come una molla, ruba praticamente la scena (assieme al bassista Piggy D. ottima anche nelle seconde voci), alla precisione di Sharone dietro le pelli fino alla concentrazione di Bates sulla sua sei corde. E così i novanta minuti scappano data l’esecuzione tirata delle canzoni, una dietro l’altra con poche, ma doverose, presentazioni, discorsi o piccoli ritocchi all’abito di scena, e qualche leggero ma normale cedimento vocale verso la fine. Quando dopo l’unico bis ‘Coma White’ le luci dell’Alcatraz si accendono la soddisfazione sulle facce di tutti è palese, non solo per aver presenziato, ma per aver osservato una persona che per un’ora e mezza ha dato tutto, ma proprio tutto, regalando uno show intenso e sopra ogni aspettativa, in primis la mia. Personalmente, ad oggi l’evento più convincente visto in epoca post COVID.

Setlist:
Nod If You Understand
Disposable Teens
Angel With The Scrabbed Wings
Tourniquet
Meet Me In Purgatory
This Is The New Shit
Death Is Not a Costume
Say10
Raise The Red Flag
mOBSCENE
Great Big White World
The Dope Show
As Sick As The Secrets Within
Sweet Dreams (Are Made Of This)
The Love Song
The Beautiful People

Encore:
Coma White

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