Death SS @ Viper Theatre, Firenze, 11 gennaio 2025
Il 20/01/2025, di Alex Ventriglia.
Un’autentica “Walpurgisnacht” quella celebrata dentro al Viper Theatre di Firenze, pazienza se in anticipo di quasi quattro mesi, ma le sensazioni son state le medesime, per quanto la ritualità ancestrale e i canti propiziatori hanno vibrato possenti, giungendo al compimento, alla sublimazione dell’essere. Con i Death SS che hanno suonato questo speciale show in due atti replicando sì l’esperienza dello scorso Metalitalia Festival, ma dandogli forse un significato diverso e una valenza ancor più netta e marcata, come non va neppure tralasciato il fatto che, più o meno, erano trent’anni e passa che Steve Sylvester non si esibiva a Firenze, la sua importante città d’adozione, questo se non vogliamo tener conto di apparizioni sporadiche, tipo a Prato e dintorni, che fanno sì numero, ma che non aggiungono sostanza, la vera sostanza.
Perché è da qui, da Firenze città culla del Rinascimento, che i Death SS ripresero vita nel 1987, con un ritorno sulle scene che fece letteralmente scalpore e che portò, l’anno successivo, al celebre debut-album, ‘… In Death Of Steve Sylvester’ appunto. Questo il primo, fondamentale motivo che porta a spiegare la portata storica dello show al Viper che, neppure a dirlo, è stato preso d’assalto da fans arrivati da tutta Italia e non solo, per tributare l’importanza di quel primo, leggendario album da cui il Male rifiorì, per poi propagarsi in maniera definitiva e implacabile.
Come implacabili sono appunto stati i Death SS nel loro nuovo “assetto”, che di fatto hanno inaugurato l’anno e questa notte fiorentina tanto speciale, fortificati da una scaletta impeccabile sia per la scelta delle canzoni – dall’intro ‘Ave Satani’ più la clamorosa ‘Let The Sabbath Begin’, alla coppia ‘Cursed Mama’ / ‘Horrible Eyes’, dalla scudisciata ‘Where Have You Gone’ al fremente incedere di ‘Baphomet’, è stata una furia primordiale quella abbattutasi sul palco del Viper, complice anche una resa sonora iniziale non propriamente all’altezza, ma che ha dato al tutto un sapore più “crudo”, dall’impatto quasi primitivo – che per la grande forma della band, band che è partita subito motivatissima, da Steve Sylvester stesso al tastierista Freddy Delirio, dal chitarrista Ghiulz Borroni a Demeter la mummia, bassista che in tandem con il drummer Unam Talbot regola e comanda l’apparato ritmico dei Death SS. Con l’ispida ‘Zora’ e la rocciosa ‘Baron Samedi’, entrambe alla mercè di Dhalila e Jessica, le conturbanti, fiere sacerdotesse del Nero Culto, il primo atto si è avviato così alla conclusione, assoggettato a una finale ‘Heavy Demons’ che proprio non voleva saperne di “funzionare”, colpevole l’impianto elettrico che saltava, un “capriccio” momentaneo che ha forse alimentato ancor più l’attesa per la seconda parte, quella più commemorativa.
Dentro quindi gli storici Christian Wise alla chitarra, il duo ritmico Erik Landley (basso) e Boris Hunter (batteria), più l’innesto di Andy Panigada alla seconda chitarra, nel cerimoniale officiato in onore di un album che fece epoca, quasi quarant’anni fa… ‘Murder Angels’ ha conservato così intatto tutto il suo antico fascino, oltre che essere forse in assoluto il primo brano speed metal suonato in Italia, sibilante, dirompente traccia d’apertura di questo suggestivo viaggio a ritroso nel tempo, collezionando via via brani del peso e dell’importanza di ‘Zombie’, di una ‘Death’ che non ricordavo tanto intensa e magistrale e su cui ha spiccato, enorme, il lavoro chitarristico di Christian Wise, così come imperiose sono state sia ‘Black Mummy’ che, soprattutto, ‘Terror’, brano che agli albori degli Eighties originò gli stessi Death SS distillandone il malefico humus. E che, a tutt’oggi, resta una delle canzoni più inquiete e più inquietanti mai concepite da mente umana. A rendere questo secondo atto più compatto e meglio strutturato sono probabilmente state le due chitarre, confermando in questo la grande bravura sia di Wise che di Panigada, ascia dei Bulldozer ormai perfettamente integrata nel tessuto sonoro di questa line-up, e sia ‘Werewolf’ che ‘Vampire’ lo hanno infine ampiamente dimostrato. Il Sabba non poteva concludersi se non con la solennità di ‘Come To The Sabbath’, capolavoro dei Black Widow che al Viper i Death SS han reso più insidioso e come non mai carico di suggestioni ataviche, un invito è un invito, impossibile non rispondere alla chiamata del Sabba…