Mayhem + Master Boot Record @ LIVE TREZZO
Il 23/12/2024, di Nick Guglielmi.
Ebbene sì, sono volati via i primi 40 anni della carriera dei Mayhem, e quindi sorge l’obbligo di celebrare adeguatamente la legacy della band con un tour dedicato. Per fortuna le celebrazioni hanno previsto una tappa italiana, al Live Club di Trezzo sull’Adda lo scorso 11 dicembre. Chi è anche lontanamente familiare con la storia del combo norvegese sa bene che il cammino dei Mayhem è stato caratterizzato da avversità di ogni tipo, incluse le morti di due dei membri più rappresentativi: Per Yngve “Pelle” Ohlin, meglio conosciuto semplicemente come Dead, che nel 1991, all’età di 22 anni, ha deciso di togliersi la vita con un colpo di fucile alla testa, e poi ovviamente Øystein Aarseth, Euronymous per amici e nemici, deceduto nel 1993 all’età di 25 anni per mano del suo acerrimo rivale Varg Vikernes, leader dei Burzum ma soprattutto aspirante a suo tempo al ruolo di leader (ricoperto proprio da Euronymous) del movimento locale incentrato sulle manifestazioni ostili nei confronti della chiesa cattolica, il cosiddetto “Inner Circle”. Le morti premature di Dead e Euronymous hanno segnato di fatto la fine della prima e anche più importante fase della storia della band, ma i membri sopravvissuti, contrariamente alle aspettative di molti, e non con qualche perplessità da parte dei fans più integralisti, che facevano difficoltà ad immaginare la sopravvivenza dei Mayhem senza il suo fondatore Euronymous, hanno deciso di perseverare, continuando a pubblicare negli anni materiale sotto il nome Mayhem.
Ed è così che si giunge ai giorni d’oggi, e dovendo onorare adeguatamente una carriera lunga e complessa la band ha correttamente ritenuto di suddividere lo show in diverse tranches, ciascuna della quali dedicata ad una fase specifica della carriera dei Mayhem. E così la prima tranche copre tutta la fase post-scomparsa di Euronymous e Dead, che è di gran parte la più lunga (30 anni circa) ma anche la meno “celebrata”. Segue la seconda tranche, incentrata sul capolavoro assoluto della band, De Mysteriis Dom Sathanas, pubblicato nel 1993 dopo l’assassinio di Euronymous da parte di Varg Vikernes. La terza ed ultima tranche, che va a concludere la serata, ci riporta alle radici primarie della generazione del male, concretizzate nei brani del primo demo della band datato 1986, Pure Fucking Armageddon(segnalo tra l’altro la recente stampa su vinile, per la prima volta,di questo piccolo capolavoro di violenza e oscurità da parte della Peaceville per chi fosse interessato), ed il primo EP Deathcrush, pubblicato l’anno seguente.
Sinceramente lo ammetto: non sapevo cosa attendermi da questo evento. Era ovvio che i sopravvissuti del core storico della band avrebbero senz’altro colto al balzo l’opportunità dell’anniversario per attrarre la vecchia guardia agli shows, con la promessa di poter sentire live nel loro insieme tutti gli highlights della carriera dei Mayhem, strizzando l’occhio alla componente più storica ed antica del materiale, ma ero curioso e anche un po’ teso nel capire con che grado di passione e dedizione sarebbe stato affrontato il tutto. E invece si è capito da subito che le intenzioni fossero assolutamente delle migliori, a partire dalla cura nella selezione e strutturazione della scaletta, ma soprattutto con la predisposizione di una serie di immagini ed integrazioni sonore letteralmente da brividi. Chiaramente qualcuno ci ha messo tanta passione, tempo ed impegno nel predisporre il tutto al meglio, ed il risultato finale, almeno per i fans più dedicati che più avranno apprezzato, è stato decisamente al di sopra delle aspettative.
La band oggi si compone del nucleo “storico” sopravvissuto a omicidi e suicidi vari, ossia Necrobutcher al basso, presente in formazione sin dal concepimento dei Mayhem nel lontanto 1984, e Hellhammer alla batteria, unitosi nel 1988, coadiuvati da Teloch e Ghul alle due chitarre, che comunque integrano la formazione da più di un decennio ormai. Alla voce l’imprescindibile Attila Csihar, che ha sostituito Dead nel 1993 per la registrazione della pietra miliare De Mysteriis Dom Sathanas, ma che poi è entrato in pianta stabile nella band solo a partire dal 2003 in avanti.
Per l’occasione speciale Attila sfoggia un corpsepaint tanto curato quanto raccapricciante, che contribuisce a creare il giusto clima di morbosità ed al tempo stesso arricchire la sua rappresentazione e performance di quella componente di teatralità ormai imprescindibile.
Come accennato, la prima tranche dello show è dedicata alla storia più recente della band; nello specifico, la scaletta è strutturata con la progressione di esecuzione dei brani in ordine cronologico inverso, con ogni album rappresentato da due brani. E’ così che si parte con Malum e Bad Blood, due brani tratti dall’ultimo lavoro Daemon datato 2021. La band è in buona forma, l’esecuzione ragionevolmente accurata, benché il mix sia decisamente non ottimale ed il sound risultati in alcuni passaggi impastato.
Prossimo in ordine è quindi Esoteric Warfare, che viene rappresentato da MILAB e Psywar. I brani si susseguono velocemente senza sosta visto che la serata è prevista lunga, e senza particolari sussulti, fino a questo momento siamo in linea con una tipica performance dei Mayhem dei giorni nostri. Hellhammer e Necrobutcher come di consueto creano una base ritmica incessantemente martellante su cui le chitarre di Ghul e Teloch trovano terreno fertile per le loro scorribande. La delivery di Attila è in linea con le sue tipiche performance, che prevedono urla acute di pura sofferenza e dannazione alternate sapientemente a linee vocali più profonde e pulite, che evocano scenari altrettanto raccapriccianti e di assoluto disturbo per la psiche dell’ascoltatore. E’ l’ora di Ordo Ad Chao, unico lavoro della band rappresentato da un unico brano, ma nella fattispecie che vale doppio trattandosi di Illuminate Eliminate. Questo brano rappresenta forse l’episodio più emblematico dei Mayhem ‘Mark 2’ in termini di ambizione esplorativa e sperimentale che caratterizza in parte le loro opere più recenti. La voce di Attila si presta meravigliosamente all’ambizione musicale del brano, che rappresenta forse l’episodio più riuscito in rapporto allo sforzo di emancipazione della nuova formazione da un passato glorioso ma altrettanto ingombrante.
Siamo a Chimera del 2004, forse l’album preferito dal sottoscritto dal 1994 in avanti, e qui la scelta ricade inevitabilmente sulle due gemme dell’album del 2004, ossia la title track e My Death, seguiti a stretto giro da Crystalized Pain in Deconstruction e View From Nihil estratti dal controverso (a suo tempo) Grand Declaration Of War. La prima tranche si conclude quindi con gli estratti dal violentissimo e malefico EP Wolf’s Lair Abyss, primo lavoro post Euronymous che vide a suo tempo il ritorno in formazione come vocalist da parte di Maniac, una vecchia conoscenza che aveva già militato nei Mayhem a cavallo tra il 1986 e 1987. I brani estratti sono Symbols Of Bloodswords e Ancient Skin, due gemme assolute della produzione dei Mayhem fase 2, a cui Attila fa piena giustizia, pur nella reinterpretazione attraverso il suo imprinting del tutto personalizzato.
Avendo fin qui già eseguito ben 11 brani, tanto basterebbe forse per chiudere un dignitoso concerto, ma in realtà tutti i presenti sanno molto bene che il bello deve ancora arrivare.
La seconda tranche, dedicata come detto a De Mysteriis…, viene preceduta da una serie di immagini d’epoca della band in generale e di Euronymous e Dead in particolare, con l’accompagnamento in sottofondo di tracce sonore in cui soprattutto Euronymous espone la sua visione della band e della musica prodotta. E’ un momento di grande intensità emotiva, che viene accolto da un profondo silenzio da parte degli spettatori presenti. E’ uno dei tanti episodi speciali e più riusciti della serata. Tutto materiale nella sostanza già visto ed accessibile in rete, i cultori della materia avranno riconosciuto gran parte delle fotografie e video utilizzati, ma la loro rappresentazione nel contesto di questa celebrazione, con quel focus e nella presenza di un pubblico intero, ha donato una nuova profondità ed aggiunto una dimensione fino a oggi sconosciuta a quanto rappresentato. Bravi. Curiosamente, tra le varie immagini scorre anche un breve video di Varg Vikernes post arresto per l’omicidio di Euronymous, cosa che forse non mi sarei aspettato, ma che per la band evidentemente rappresenta un elemento che è parte integrante della loro storia e bagaglio, degno quindi di rappresentazione in questo contesto, insieme a tutto il resto.
L’incantesimo viene spezzato dal ritorno sul palco di Hellhammer e quindi anche degli altri membri, che eseguono in successione Freezing Moon, Life Eternal, De Mysteriis Dom Sathanas e Funeral Fog, con il non banale dettaglio che quest’ultima non viene cantata da Attila, ma viene eseguita con in sottofondo la registrazione vocale originale di Dead, mentre sullo schermo scorre una successione di foto d’epoca dello storico frontman. Nessuno di noi immagino abbia avuto il privilegio di vedere un’esibizione dal vivo di Dead, ma questa sera la sua presenza èpalpabile, se non altro nella nostra fervida immaginazione. Da brividi.
Personalmente avrei gradito un paio di brani in più di De Mysteriis… in cambio di un paio di brani in meno della prima tranche, ma è altrettanto vero che solo qualche anno fa i Mayhem hanno omaggiato questo album con un tour dedicato, in cui l’opera veniva esibita nella sua interezza, quindi ci accontentiamo.
Last but not least, arriva inesorabilmente la terza tranche, quella dedicata alla fase primordiale e più grezza e istintiva della band, quella da cui avrà origine quel cancro malato e oscuro che ancora sta covando e che si manifesterà nel pieno della sua malefica magnificenza in De Mysteriis…
Parte l’intro Silvester Anfang mentre scorrono altre immagini d’epoca della band, ancora in una fase intermedia a cavallo tra death e black metal, quindi con una consapevolezza ancora parziale e limitata degli sviluppi che sarebbero avvenuti da lì a breve. Parte Deathcrush ed i nostri ne hanno ancora nonostante che ormai siamo ad un’ora e mezza piena di esibizione. Seguono in rapida successione Chainsaw Gutsfuck, Carnage e Pure Fucking Armageddon, esibite alla grande per concludere una celebrazione più che degna e pienamente apprezzata e goduta dai fortunati presenti.
Cala finalmente per l’ultima volta il sipario, e così ci allontaniamo dal Live Club mestamente ma ben soddisfatti, consci di aver assistito ad uno spettacolo a modo suo emozionante, unico e difficilmente ripetibile, che conduce direttamente all’ultima triste ma concreta ed innegabile consapevolezza che è la seguente: i Mayhem per come li conosciamo oggi difficilmente potranno darci di più. Questa era la celebrazione che tutti sognavamo ed aspettavamo, adesso possiamo finalmente liberare i fantasmi del passato una volta per tutte, forse questa sera il cerchio si chiudedefinitivamente.
R.I.P. Dead e Euronymous.
Foto di Mauro Parozzi