Slayer, il ritorno: live @ Aftershock, Sacramento, CA 11 ottobre 2024

Il 25/10/2024, di .

Slayer, il ritorno: live @ Aftershock, Sacramento, CA 11 ottobre 2024

21 febbraio 2024.
“It gets you when you least expect it”.
Con queste parole la band thrash metal più amata del mondo annuncia il proprio sorprendente ed inatteso ritorno tramite un semplicissimo post su Instagram dove uno sfuocato Tom Araya, ripreso da distante con un cellulare durante un live, pronuncia, quasi profeticamente, la suddetta frase.
Sono trascorsi 5 anni dall’ultima volta in cui i nostri Slayer ci regalavano emozioni tramite le loro impeccabili performances live, 5 anni di assoluto silenzio interrotto qua e là da sporadici annunci social per promuovere la distribuzione di edizioni limitate dei propri masterpieces.

Un silenzio talmente tombale ed ossequioso durante il quale niente e nessuno si era minimamente permesso di sperare (contraddicendo quella che sembrava essere una decisione definitiva) in una reunion.
Perché si sa, i mille eventi e le vicissitudini che fatalmente costellano le vite delle persone avevano condotto i componenti della band a percorrere sentieri che prendevano progressivamente direzioni opposte.
Non siamo qui per parlare, ipotizzare o tentare di capire le scelte professionali e di vita che spingono determinati musicisti a porre fine, o pausa di riflessione, alla propria quarantennale carriera, ma siamo qui per descrivere il loro, inaspettatissimo, ritorno di fuoco.
3 date mondiali annunciate, 2 effettivamente portate a termine, una annullata per comprensibili ragioni metereologiche.
Noi di Metal Hammer non potevamo di certo mancare ad uno di questi appuntamenti d’oltreoceano, e, davanti alle immense locandine dalle line up altisonanti, fra Riot Fest, Louder Than Life e Aftershock, la scelta é ricaduta sul festival nella soleggiata Sacramento (pensate che lo stesso festival di Louisville aveva proposto il rimborso dello show annullato regalando un pass per il 10 di ottobre all’Aftershock.)
66 gradi Fahrenheit, percepiti almeno qualche centinaio in più, un parco immenso di quasi 300 ettari nel cuore della capitale della California che per 4 giorni ha registrato oltre 50 000 ingressi quotidiani, 4 i mastodontici stages immersi nel verde: un vero e proprio paradiso terrestre per ogni rocker che, con la mano destra impugnante la propria birra e nella sinistra una copertina da picnic, ha potuto godersi le migliori band del mondo all’ombra di querce secolari.
Il festival si apre nel migliore dei modi giovedì 10 ottobre con nomi del calibro di Cypress Hill, Halestorm, Lindemann, Ministry, Pantera e…appunto… Slayer.
Orario d’inizio show previsto per le 8.20 pm californiane, il cui vero delirio inizia circa un’ora prima con l’allestimento di un gigantesco telo con la scritta rosso fuoco, anzi meglio blood, su sfondo nero recitante un’unica, immensa parola: Slayer.
Sono le 8.10 e le luci del parco si spengono, cala un improvviso silenzio che lascia spazio al riff più famoso della storia del thrash metal: inizia così un mini documentario che ripercorre gli oltre 40 anni di storia della band fra foto storiche, testimonianze di amici e fans e cortometraggi dai colori sbiaditi ritraenti 4 ragazzi dalle t-shirts e levis strappanti che si approcciano con euforia ad un mondo sconosciuto che aveva bisogno di loro.
“If you don’t like Slayer I don’t trust you”, ed ancora: “Slayer is a lifestyle”.
Ad ogni frase e spezzone di video sulle note di ‘Raining Blood’ è tutto un urlo e grido dal pubblico: parte la lacrimuccia ed il coro malinconico davanti ad un giovanissimo Jeff Hanneman intento a creare, con un’inconsapevole genuinità e spensieratezza, quelli che saranno riff ascoltati in ogni angolo del mondo (per il resto, lo stesso video lo trovate sulla pagina ufficiale della band…).
Ma attenzione, ritorna il buio, la scritta Slayer scompare, vengono proiettate le famose croci bianche e parte ‘Delusions of Saviour’: cala il sipario, inizia a sorpresa ‘South Of Heaven’ nello shock generale di tutti (pronti ad una ‘Repentless’ da manuale)
Il pubblico appare letteralmente allibito davanti a quello che si rivelerà essere uno show perfetto sia in termini tecnici che nella scelta dei pezzi: Tom Araya si sa, non è un gran chiacchierone, la sua indole discreta e riservata è nota da anni ai fans che lo adorano per quelle due parole che pronuncia durante i live. Ed ecco così che dopo un “everythin’ good?” parte in quarta con masterpieces che tradiscono un’accurata correlazione con le fragili situazioni attuali che l’uomo sta vivendo nel mondo.
Situazioni che non dimentichiamo esser state create dalle stesse mani di chi si crede fedele discepolo di ideali estremi e obiettivi distopici. ‘Blood Red’, ‘Jihad’, ‘War Ensemble’, ‘Disciple’ sono brani che racchiudono la vera essenza degli Slayer, band che nel tempo non si è mai tirata indietro nell’esporre il proprio punto di vista verso realtà sociali e conflitti storici facendo passare alle orecchie dei profani messaggi fuorvianti ed alquanto estremi. Che poi in tutte queste sentenze, sputate con rancore ad una velocità tale che solo il migliore dei rapper uscito dal Bronx riuscirebbe a starci dietro, rivelano una lucidità di pensiero ed una presa di posizione talmente tanto coerente, saggia, ricca e profonda nelle sue parole, accuratamente scelte, che chi critica gli Slayer per indurre i fans ad abbandonare la retta via, forse non conosce la band poi così tanto bene.
L’atmosfera si scalda sempre di più in una rapida iperbole con un ritorno al passato fra ‘Hell Awaits’, ‘Raining Blood’, ‘Black Magic’ e per terminare con ‘Angel Of Death’: gli Slayer regnano, come i loro album, come le loro canzoni che, questa notte, tutti sembrano sapere a memoria parola per parola, sovrastando in un fragore unico la stessa voce di Tom Araya, che, unico vero componente ad aver abbracciato ufficialmente il tanto discusso retirement, appare riposato ed entusiasta per la mole di pubblico. Stesso discorso vale per Kerry King e Gary Holt, a differenza del collega però sulla cresta dell’onda impegnatissimi in tour con le rispettive band. Acclamatissimo anche lo stesso Paul Bostaph che, nonostante il pensiero vada in automatico a Lombardo nel momento in cui si pronuncia la parola Slayer, sembra aver saputo interpretare e far suo un ruolo che, nonostante la fisiologica malinconia, gli calza a pennello.
Non possiamo dire ufficialmente che la band thrash metal più famosa ed amata al mondo sia ufficialmente tornata, non possiamo e non vogliamo visto che, davanti all’annuncio di alcune nuove date per il 2025, lo stesso cantante ha rivelato di aver avuto reali conflitti, dall’inglese traducibili con “errori di comunicazione”, con lo storico chitarrista…
Quando si tratta di suonare però, orgoglio e screzi personali vengono messi automaticamente da parte, in nome del più alto e puro valore che possa esistere: la passione per la musica e la fedeltà del proprio pubblico che, da quarant’anni, non manca di attendere ore ed ore in prima fila per godersi due ore di concerto dei propri pezzi preferiti all’interno di un vastissimo repertorio.
Chi lo sa, se sono effettivamente ritornati… chi lo sa, se certi progetti, per quanto personali, possano arrivare ad usurpare il posto di un progetto storico connubio di menti, che per quanto diverse, rimangono brillanti ed uniche.
Non ci resta che scoprilo, dandoci appuntamento alla prossima puntata…

Setlist
1. South Of Heaven
2. Reborn
3. Blood Red
4. Postmortem
5. Repentless
6. Payback
7. Temptation
8. Jihad
9. Seasons In The Abyss
10. Born Of Fire
11. War Ensemble
12. Hate Worldwide
13. Disciple
14. Dead Skin Mask
15. Hell Awaits
16. 213
17. Mandatory Suicide
18. Raining Blood
19. Black Magic
20. Angel Of Death

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