Belphegor + Malevolent Creation + Confess @ The Factory, San Martino Buon Albergo (VR), 21 settembre 2024

Il 05/10/2024, di .

Belphegor + Malevolent Creation + Confess @ The Factory, San Martino Buon Albergo (VR), 21 settembre 2024

Verona, 21 settembre 2024. La notte di apertura della stagione al The Factory non poteva essere segnata in modo più efferato… Verona, luogo natio di Romeo e Giulietta, ha cancellato per qualche ora la sua fama di città dell’amore ed è precipitata nella blasfemia e nell’oscurità portate dai Belphegor, una delle band più inquietanti del loro genere, attualmente alle prese con un tour in giro per l’Europa per celebrare trent’anni di carriera e continuare intanto la promozione del loro ultimo ‘The Devils’, uscito ormai nel luglio del 2022. Opera che ha segnato un ritorno alle sonorità più cupe e atmosferiche, confermando il loro status di pionieri nel genere. Con questo album, la band austriaca ha dimostrato di saper innovare senza tradire le loro origini, offrendo una combinazione di brutalità e atmosfera che ben si distingue nel panorama del metal estremo.

A scaldare i motori, era prevista una triade di band, ma i Monument Of Misanthropy hanno dovuto abbandonare il tour per i problemi di maltempo in Austria, lasciando ai compagni il compito di turbare gli animi in sala… Ed è così che i Confess hanno ufficialmente battezzato la stagione al the Factory: la band iraniano-norvegese, nota per aver subito controversie legali in Iran a causa dei loro testi politicizzati e anti-religiosi, si è prodigata a dispensare un’eucarestia di metallo grezzo, un ibrido tra thrash e death. ‘Evin’ e ‘Eat What You Kill’ sono state benzina per gli animi dei presenti, accorti ad accogliere le band d’apertura come si deve.

Agli storici Malevolent Creation, invece, è toccato il compito di precedere gli headliner: Phil Fasciana e soci hanno offerto una tempesta di riff che ha caricato al massimo il pubblico, e, di fatto, Deron Miller alla voce e Jesse Jolly al basso sono un duo complice e compatto, a completare una band che ha reso giustizia ai fasti illustri del movimento death metal marchiato Florida. Gli americani, istituzione del genere, hanno sparato, in rapidissima battuta, ‘Alliance Or War’ e ‘Dominated Resurgency’, ‘Coronation Of Our Domain’ e ‘Multiple Stab Wounds’, Homicidal Rant’ e ‘Infernal Desire’, giusto per ribadire di che pasta son fatti. ‘Livin In Fear’, ‘Killzone’, ‘Premature Burial’, ‘Manic Demise’, ‘Blood Brothers’, ‘Eve Of The Apocalypse’, sei tracce che han definitivamente spianato ogni resistenza, ponendo le basi per l’Inferno ormai imminente, lanciato dai Belphegor

Con uno stage set zeppo di bracieri, croci rovesciate, teschi caprini e un’intensa puzza d’incenso, sotto una sinistra luce blu ha fatto così ingresso la band di Salisburgo, introdotta da ‘The Procession’ che ha immediatamente stabilito il tono della serata: una vera e propria liturgia satanica! Ogni nota ha rintoccato un inno blasfemo, con il chitarrista e vocalist Helmuth Lehner che evocava energie demoniache grazie anche alla sua inconfondibile voce, ‘Baphomet’ e ‘The Devil’s Son’ hanno realmente affondato il pubblico in un abisso di riff brutali e blast beat devastanti: una band che ha dimostrato che, nonostante siano trascorsi tre decenni, la potenza non accenna a diminuire! Tra gli highlight assoluti ‘Sanctus Diaboli Confimidus’, mentre ‘Hell’s Ambassador’ è stata eseguita con precisione chirurgica e una crudeltà quasi soprannaturale. Helmuth poi, con una teatralità diabolica, è uscito per poi rientrare innalzando un teschio di capra infuocato, dando il via a ‘Stigma Diabolicum’, al termine della quale, ha teso una bottiglia di Jack Daniel’s al batterista, che ne ha trangugiato un’abbondante dose senza esitare… Il passaggio a ‘Pactum In Aeternum’ ha segnato un colpo di pura energia, ma è con ‘Lucifer Incestus’ che la folla è esplosa davvero, scatenandosi in un’ondata di adrenalina e headbanging selvaggio.

Mentre l’atmosfera si faceva sempre più elettrica, il frontman ha riproposto il rituale del fuoco, questa volta accendendo due bracieri posti ai lati dell’asta del microfono, che sfoggia gli ormai distintivi due pugnali incrociati. Le fiamme riflettevano sugli strumenti, rendendo l’ambiente ancora più infernale… Ma proprio mentre i Belphegor si preparavano ad eseguire ‘Virtus Asinaria’, un problema tecnico ha interrotto il flusso. Un sibilo prolungato e fastidioso proveniva dalle chitarre, lasciando la band momentaneamente ferma. Il tecnico è intervenuto prontamente, ma l’interruzione ha generato un visibile fastidio in Helmuth, che si è concesso un’altra lunga sorsata di Jack. Durante il brano, i problemi tecnici si son nuovamente palesati, irritando il frontman, che ha espresso il suo disappunto con sguardo torvo, movimenti nervosi e un “fu*k” di ordinanza. Nonostante i contrattempi, l’energia demoniaca dei Belphegor è rimasta palpabile, mantenendo il pubblico sotto l’incantesimo della loro musica. Sono seguiti ‘The Devils’ e ‘The Eternal Beast’, mentre la chiusura è stata lasciata a ‘Totentanz – Dance Macabre’, dove ritmi serrati delineano una struttura che richiama la “danza macabra”, un tema medievale legato alla morte.

Mentre le ultime note rimbombavano nell’aria, i Belphegor si preparavano a lasciare il palco, avvolti in un’aura di oscurità e fumo. Helmuth, con la sua solita teatralità, si è avvicinato al bordo del palco, dove la folla alzava le mani verso di lui. Senza dire una parola, ha iniziato a distribuire delle carte plastificate, probabilmente dei memorabilia della band, come un rituale finale. Con un ultimo sguardo gelido alla folla, Mr. Belphegor si è infine diretto verso uno dei teschi infuocati che adornavano il palco. Senza esitazione, ha afferrato un corno e, in un gesto provocatorio e quasi beffardo, ha iniziato a succhiarlo mentre si allontanava, scomparendo nelle ombre dietro le quinte. Dopo una breve pausa, l’oscurità è calata nuovamente sul palco e i Belphegor sono tornati in scena, accolti da un boato. Le luci si sono accese di nuovo e la band ha dato inizio a ‘Gasmask Terror’. Alla fine del bis, con un raro gesto, Helmuth ha regalato un sorriso fugace, quasi un ghigno sinistro, mentre si metteva in ginocchio lentamente al centro del palco. Con movimenti studiati, ha poggiato la chitarra sul pavimento, lasciandola vibrare, mentre lui, con la lingua fuori, si è abbandonato in una posa che mescolava provocazione e statuaria presenza. Ed è così, che con i suoni macabri dell’inizio dello show, la band si è allontanata nel buio, lasciando un’impronta indelebile. Al The Factory noi abbiamo celebrato l’oscurità, inneggiando al blasfemo Belphegor.

Galleria fotografica a cura di Federico Benussi

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