Mudhoney @ Largo Venue, Roma, 11 settembre 2024
Il 17/09/2024, di Anna Maria Parente.
Alle esibizioni di alcune band si assiste sempre con un certo senso di riverenza, un riguardo particolare dato dalla consapevolezza della loro importanza. Questo vale anche per i Mudhoney che, inutile dirlo, hanno posto le fondamenta di una rivoluzione, quella del grunge, il genere che ha cambiato le sorti di tutta la musica degli anni Novanta e di quelli a venire. Dopo solo due anni dall’ultimo tour europeo, la band di Seattle si è affacciata nuovamente in Italia con quattro date, quella di Roma presso Largo Venue dello scorso mercoledì, dalla quale nasce questo racconto, la data di Firenze di giovedì, dove sono state scattate le foto della gallery e quelle successive di Milano e Pordenone.
Anche se le visite sembrano essere diventate piuttosto frequenti, è difficile dimenticare il periodo in cui la band era completamente scomparsa dalla scena. Solo quattro anni fa, nel 2018, con l’uscita di ‘Digital Garbage’, Mark Arm & Co. sono tornati a farsi sentire dopo un lungo silenzio, dando uno scossone ai propri contenuti. In ‘Digital Garbage’, infatti, i Mudhoney hanno espresso le loro opinioni sulla società contemporanea in modo sarcastico e critico, concentrandosi in particolare sui social network. Un esempio che calza a pennello è il brano ‘Kill Yourself Live’, il cui testo inizia con le frasi: ‘When I kill myself live, I got so many likes. Go on give it a try, kill yourself live’. Nonostante l’atteggiamento cinico, l’album non manca di autoironia. Sulla stessa falsariga anche l’ultimo lavoro, ‘Plastic Eternity’ (2023), appassionato e intenso proprio come il suo predecessore.
Ed appassionato anche se non troppo energico è stato anche l’inizio della data romana con ‘If I Think’, pezzo tratto dall’EP ‘Superfuzz Bigmuff’ e inserito anche nella raccolta ‘Superfuzz Bigmuff Plus Early Singles’, alla quale collaborano anche i Sonic Youth e i The Dicks, diventata iconica proprio come gli altri album della band dello stesso periodo. L’inizio un po’ fiacco, però, si è rivelato ben presto solo un momento di raccoglimento prima della vera spinta, da ‘Move Under’ in poi, infatti, è iniziata un’escalation. A dare la carica sono state ‘Nerve Attack’ e ‘Get Into Yours’ alla fine della quale Mark ha chiesto gentilmente al pubblico se ‘Grazie mille’ e ‘Mille grazie’ avessero lo stesso significato, ma non ha ottenuto risposte (d’altronde il suo era quasi solo un monologo).
C’è stato poco tempo per le chiacchiere, perché la protagonista è diventata subito ‘Almost Everything’, eseguita in una versione dal vivo pari o superiore a quella del disco. Ad ogni modo, quella che possiamo definire prima parte della serata è terminata con le ultime note della storica ‘Touch Me I’m Sick’, dopo le quali Mark ha invitato ad abbassare i telefonini, citando neanche troppo sottilmente quanto espresso chiaramente in ‘Digital Garbage’ e ‘Plastic Eternity’. Invito che non è stato minimamente accolto, come immaginerete, ma del resto anche questo è grunge.
Il pubblico diviso tra chi si affannava a registrare preziosi attimi dello spettacolo e chi si lanciava in un anacronistico crowd surfing, a metà dell’esibizione era interamente al cospetto della band. L’ora e mezza di live è passata alla velocità della luce, specie per i conoscitori degli ultimi album, ma non sono mancati altri brani nostalgici per i fan di vecchia data, una tra tutte ‘Suck You Dry’, la quale ha diffuso un’eco stagnante che ha continuato a risuonare per ore nelle orecchie di tutti prosciugando gli animi da ogni eventuale preoccupazione notturna.
Foto di Valentina Ceccatelli