Deep Purple @ Auditorium Parco della Musica di Roma, 10 luglio 2024
Il 15/07/2024, di Giuseppe Bellobuono.
I leggendari Deep Purple, un pezzo della storia del rock, sono stati i protagonisti assoluti, mercoledì 10 luglio alla Cavea dell’Auditorium Parco della Musica di Roma, con un concerto sold out di due ore e una scaletta ricca di grandi classici e alcuni estratti dal loro ultimo album “=1”.
Ian Gillan, Ian Paice, Roger Glover, Don Airey e Simon McBride hanno dato vita a uno show energico ed appassionante, che ha conquistato il pubblico accorso all’evento. Ad aprire la serata gli Atwood, una giovane formazione italiana alternative rock molto interessante che ha scaldato l’atmosfera nel migliore dei modi.
I Deep Purple sono da sempre una band di grandi professionisti e musicisti. E dopo tanti anni, nel 2024, anche senza Ritchie Blackmore alla chitarra e il grande Jon Lord, che ci ha lasciato da qualche anno, restano un pilastro fondamentale dell’hard rock.
Quando le luci si spengono e partono le prime note di ‘Highway Star’, dopo l’intro in crescendo, il palco viene preso d’assalto dal pubblico che si alza in piedi per abbracciare la band britannica e per celebrare una serata indimenticabile.
A nulla è valso il timido tentativo di riportare ai propri posti le persone, che incoraggiate anche da Ian Gillan, prontamente sceso tra la folla incredula, per invitarli nuovamente a sistemarsi davanti allo stage (un rock show non può essere vissuto stando comodamente seduti, “Stand Up”, ha gridato dal microfono) e continuare tra gli applausi e le ovazioni.
Arriva ‘A Bit on the Side’, tratta dal nuovo album in studio dei Deep Purple, dal titolo “=1”, seguita dalle potenti e rocciose ‘Hard Lovin’ Man’ e ‘Into the Fire’, che hanno ancora un suono incredibile.
Ian Gillan, elegante e con un sorriso smagliante, è in grandissima forma. Ian Paice e Roger Glover, sono la sezione ritmica più precisa e più solida di tutti i tempi, una vera macchina del ritmo inarrestabile. Don Airey e Simon McBride aggiungono il loro prezioso contributo con virtuosi assoli di tastiera e chitarra.
Il nuovo chitarrista solista Simon McBride, che si è unito al gruppo lo scorso anno in sostituzione di Steve Morse, non fa rimpiangere Mr. Blackmore, regalando assoli su assoli di grande gusto e tecnicamente ineccepibili.
Infatti, arriva il primo solo del live. McBride, al centro del palco con la sua chitarra e un muro di amplificatori riempie il cielo di scale e note infinite. Un preludio al brano ‘Uncommon Man’ (da Now That?! del 2013) dedicata a Jon Lord, vera anima della formazione.
Don Airey non è da meno, e con il suo hammond e tastiere varie, intrattiene il pubblico con un vortice di scale, prima di ‘Lazy Sod’, estratta dal nuovo disco in uscita, e le sue mani volano tra i tasti bianchi e neri senza sosta.
È il momento dei classici: ‘Lazy’, da ‘Machine Head’, accolta da un boato, conferma la grandezza delle composizioni che superano i confini del tempo.
Il set prosegue con un altro singolo dal nuovo album ‘Portable Door’, accompagnato da splendide visual che hanno reso lo spettacolo godibile anche dal punto di vista visivo, oltre che musicale.
A sorpresa c’è anche ‘Anya’, da ‘The Battle Rages On’, del 1993 e che vedeva alla chitarra ancora Ritchie Blackmore.
I Deep Purple mostrano un ottimo affiatamento sul palco, e approfittano dell’assolo vero e proprio di Don Airey per concedersi una pausa. Musica classica, accenni inaspettati (Arrivederci Roma è impagabile), fughe progressive e suoni psichedelici scatenano gli applausi a scena aperta dei presenti che sulle note di ‘Bleeding Obvious’ e ‘Space Truckin’ prima, e di ‘Smoke on the Water’ (il riff più famoso della storia del rock, sempre dal monumentale ‘Machine Head’) dopo, vanno in delirio. Uno dei momenti più coinvolgenti dello show che conclude il set.
Ma il pubblico li richiama a gran voce per il bis che arriva con ‘Hush’ e una strepitosa versione di ‘Black Night’ con i suoi botta e risposta tra la chitarra di Simon McBride e i giri di basso di Roger Glover, con le acrobazie di tastiera di Don Airey e i devastanti stacchi di Ian Paice, tra la gioia del pubblico (età media abbastanza alta con genitori e figli) che regala l’ultima ovazione e un applauso lunghissimo ai Deep Purple che si congedano con il lancio rituale di plettri e bacchette ed una promessa: “Ci vediamo presto”.
Il tempo scorre inesorabile e vale anche per loro. Gli anni passano e i Deep Purple da qualche tempo ripropongono dal vivo brani e successi della loro lunga carriera evitando brani ormai inarrivabili dal punto di vista vocale come la mitica ‘Child In Time’. Ma sia la band che Ian Gillan sono in grande splovero. Il repertorio è ancora solido, regge bene e nonostante l’età che avanza, dal vivo meritano tutto il rispetto di chi li ascolta e li supporta. Sul palco si divertono tanto e godiamoceli fino a quando continueranno a portare la loro musica e i loro capolavori anche alle generazioni più giovani.
Scaletta del concerto:
Highway Star
A Bit on the Side
Hard Lovin’ Man
Into the Fire
Guitar Solo
Uncommon Man
Lazy Sod
Lazy
Portable Door
Anya
Keyboard Solo
Bleeding Obvious
Space Truckin’
Smoke on the Water
Going Down
Hush
Black Night
Galleria fotografica a cura di Margherita Cadore