Me And That Man + Ponte Del Diavolo + Fakir Thongs @ Notte Tempio, Modena, 4 maggio 2024
Il 17/05/2024, di Alex Ventriglia.
Premiere di lusso questa al NotteTempio di Modena col debutto italiano dei Me And That Man di Adam Darski, meglio conosciuto come Nergal, non solo vocalist, chitarrista e nume ispirativo dei Behemoth, ma anche promotore di questo progetto che tanto ricorda il Johnny Cash più ultima maniera, per dirla in maniera semplicistica. Ma c’è tanto, tanto di più in questo quartetto che, e non è cosa da poco, diverte e si diverte, nel suo campionario spumeggiante di canzoni belle tirate e intrise di black humour, gags e risate, e un feeling straripante, come forse anche la stessa data modenese lasciava presagire, visto che Matteo Bassoli, bassista, cantante e perfetto alter ego di Nergal, è originario del posto, a lui è spettato quindi il compito di fare gli onori di casa, attorniato da parenti e amici, tutti convenuti al Notte Tempio per un happening popolato da anime diverse, contrapposte forse, ma soltanto all’apparenza…
E mentre arrivavano notizie su quanto Nergal stesse apprezzando la cucina locale (ma non credo fosse questa la cosa più complicata del mondo, anzi, solo che fa sempre piacere saperlo, quando uno è una buona forchetta, si conosce la passione di Adam per le cose belle e buone, e da perfetto edonista qual è immagino che a Modena, almeno dal punto di vista gastronomico, ci sia stato proprio bene!), noi abbiamo fatto prima la conoscenza dei Fakir Thongs, focalizzando l’attenzione poi verso i Ponte Del Diavolo, band piemontese sempre più sulla bocca di tutti visti i suoi numerosi concerti e il recente, brillante debut-album su Season Of Mist.
I Fakir Thongs, appunto, quartetto modenese che io non conoscevo affatto, ma che ho scoperto essere una band molto quotata in zona, fresca di secondo album intitolato ‘Lupex’ e quanto mai desiderosa di fare bella figura. Per quanto mi riguarda, i quattro ci sono riusciti più che egregiamente con la loro miscela lisergica, fatta di geometrie oblique, spazi dilatati e uno sconfinato amore per lo stoner, che ha riscaldato a dovere i primi umori della serata. In circolazione da più di dieci anni, gruppo che ha forse nel cantante e chitarrista Alessio Cortelloni il suo elemento cardine, nonché uno spaccato estremamente interessante di quanto pullula l’underground emiliano. Da seguire attentamente.
I Ponte Del Diavolo, è fatto lampante e acclarato, è una formazione che va crescendo sempre più, la quale, partita quasi in sordina agli inizi, si sta ora imponendo on stage prepotentemente, con una tournée italiana mirata ed essenziale, direi con tappe quasi strategiche, come per esempio è stato questo concerto al NotteTempio. Sarà forse dipeso anche dal prestigio della serata, il club che è tra i più attrezzati e suggestivi che il genere possa richiedere, e un folto pubblico che si è rivelato tutto schierato dalla loro parte, fatto sta che il gruppo torinese ha regalato uno show stupendo, sospeso tra inquietudini arcane e solennità emotive. Dalla loro hanno una frontgirl potente e suggestiva qual è Erba del Diavolo, che sul palco sembra andare letteralmente in trance per come si trasfigura e omaggia il suo rituale, tra stridenti echi gotici e una leggiadria tanto cara a Lisa Gerrard, ovviamente tutto chiazzato di nero, come tradizione vuole. Affiancata da Nerium e Krhura Abro, l’uno chitarrista abile nel tessere le oscure trame, l’altro bassista e principale regolatore dell’apparato ritmico, la vocalist è naturalmente stata l’autentico valore aggiunto, strappando sguardi e consensi, e calamitando su di sé e sulla band tutta l’energia di un pubblico apparso entusiasta sin dalla prima nota, e questo già dice tanto su quanto i Ponte Del Diavolo siano speciali. Con una predisposizione per il palco che ha un che di teatrale, quindi estremamente rappresentativi, e canzoni che scavano in profondità, che non possono perdersi nell’indifferenza. Per quanto mi riguarda, il prossimo appuntamento con loro è al Frantic di Francavilla al Mare, a metà agosto.
Dalla bruma sabauda al Delta del Mississippi la distanza appare subito enorme, incolmabile, ma non è così, non sarà così, dato che molto hanno in comune, sia per l’intensità musicale che per tutte le storie che si portano dietro e che raccontano tanto, una fra tutte la leggenda che narra di come Robert Johnson abbia venduto l’anima al diavolo, pur di essere il migliore di tutti come chitarrista e diventare il Re. Del blues del Delta. Nergal, la leggenda la conosce fin troppo bene, e manco a farlo apposta il NotteTempio si trova proprio a un crocevia e, chissà, forse tutto è già stato scritto e tramandato, fatto sta che l’esibizione modenese è stata un vero e proprio spettacolo, dove sacro e profano si sono fusi in un blocco unico, dove l’imprinting metal dell’artista polacco ha chiamato a sé la spiritualità del blues, celebrato naturalmente con chitarroni Gretsch, stivali texani e cappello d’ordinanza, senza dimenticare il piglio divertente e divertito di cui dicevamo sopra. Nella sarabanda rhythm’n’blues tirata su con stile, sentimento e veemenza, ho personalmente ammirato i quattro estratti da ‘New Man, New Songs, Same Shit, Vol.1’, dall’opener ‘Run With The Devil’ a ‘Surrender’, da ‘Coming Home’ a ‘Burning Churches’, indiscusso anthem serale, più la virata centrale marchiata ‘Silver Halide Echoes’ e ‘Black Hearse Cadillac’, suggellata infine da una sentita cover di ‘White Faces’, storico brano di Roky Erickson, altra anima selvaggia che i Me And That Man li avrebbe adorati, ne sono convinto…
Una di quelle serate che, pare strano dirlo, ti rimettono in pace con l’universo.
Foto di Francesca Lodini