Cryptopsy + Atheist + Monastery + Almost Dead @ Alchemica, Bologna, 7 marzo 2024

Il 15/03/2024, di .

Cryptopsy + Atheist + Monastery + Almost Dead @ Alchemica, Bologna, 7 marzo 2024

Quando si ha a che fare con la tangenziale di Bologna, imprecare diventa quasi sistematico. Specie se in prossimità di San Lazzaro, tra restringimenti, lavori in corso e sensi di marcia alternati, si spreca la litania dei “cancheri” e delle Madonne tirate giù e non serve neppure fuggire sulla parallela via Emilia, si è comunque condannati a stare fermi in coda. E a perdersi per metà il concerto evento di stasera, quello che all’Alchemica vede debuttare la porzione italiana dell’Unquestionable Blasphemy Tour, con due titani della grandezza di Cryptopsy e Atheist affiancati dai Monastery e dagli Almost Dead, altre due band di quelle trucide e poco raccomandabili.

Fatto sta che entriamo appunto all’Alchemica che oramai gli ungheresi Monastery sono alle battute finali di un set che, francamente, sembra non entusiasmare troppo. Sarà forse la frenesia del ritardo accumulato o l’adrenalina che va a palla perché tra poco saliranno sul palco i veri pezzi da novanta, ma la band non lascia una grande impressione di sé con il suo death metal vecchio stampo che, visti i tempi che corrono, appare ancor più datato e retrò.

Gli Atheist, bontà nostra, sono di tutt’altra caratura, d’accordo che pure i sassi lo sanno, ma quel sentore, quella sensazione di pericolo immediato scatta non appena sfumano le note di ‘In The Flesh’ dei Pink Floyd, che la band usa curiosamente come intro, e la baraonda all’interno del gremito Alchemica può scattare libera e selvaggia! Mattatore principale, l’originario Kelly Shaefer il quale, pur avendo da tempo abbandonato la chitarra, sa bene come si comanda un palco, ne è l’elemento trainante, vocalist che riversa carisma ed entusiasmo su un pubblico che non attende altro che i grandi classici di un tempo. Come è giusto che sia, lo show felsineo sprigiona letteralmente magia, con una band che non molla di un centimetro – applausi a scena aperta sia per la coppia alle chitarre (Jerry Witunsky e Alex Haddad) che per il motore ritmico a pieno regime (con il drummer Dylan Marks a fare il bello e cattivo tempo) – consegnando ai presenti un concerto speciale, forse fuori dalle più rosee aspettative, per una formazione dal blasone tanto illustre, ma dalla carriera costellata di intoppi e split-up vari. Stasera, dagli Atheist, volevamo proprio uno show del genere, interamente incentrato sui loro indiscussi capolavori che fecero dei floridiani gli assoluti pionieri del death metal più tecnico ed imprevedibile; e difatti la scaletta viene lasciata alla mercé di quasi tutto ‘Unquestionable Presence’, dei classici di ‘Piece Of Time’ (‘I Deny’ è meraviglia pura!), per non dir degli elementi che danno il titolo al terzo album, con particolare predilezione per ‘Air’ e ‘Fire’, tra i momenti-clou di una serata che ci ha restituito gli Atheist in forma smagliante, i quali si dicono in procinto di entrare in studio per un nuovo full length, una gran notizia questa per un gruppo che, compositivamente parlando, non è mai stato il massimo. Staremo a vedere, se trattasi di una bufala o se i Nostri faranno finalmente sul serio.

I Cryptopsy, che personalmente non avevo mai visto dal vivo, sono invece la quintessenza del brutal death metal ben industriato a livello tecnico, ma soprattutto di gran slancio agonistico, insomma con i canadesi non si scherza, e anche Bologna non viene risparmiata sotto i colpi di un concerto violentissimo, come la prassi implacabilmente vuole. Dico subito che questo non è il mio genere preferito, anzi, a lungo andare lo trovo estremamente monotono e stancante, nonostante riconosca che i Cryptopsy abbiano individualità di gran livello come per esempio il frontman Matt McGachy, un’autentica forza della natura, o l’apparato ritmico, a dir poco devastante, elementi che spiegano a dovere l’eccellenza della band in questione. La quale rende particolarmente felici i propri die-hard fans con un set che concede grande libertà sia allo storico ‘None So Vile’ (capolavoro della band e del brutal death in generale, prossimo a festeggiare il suo trentennale) che all’ultimo ‘As Gomorrah Burns’, album che, dopo anni di incertezze, ha rimesso in piano la formazione nordamericana.

Però, nel conteggio delle preferenze, mi pare che il disavanzo nei confronti degli Atheist sia netto e scontato… Solo una questione di gusti?

 

 

 

 

 

 

 

Galleria fotografica a cura di Valentina Ceccatelli

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