The Darkness + Sinplus @ Vox Club, Nonantola (MO), 15 Novembre 2023
Il 28/11/2023, di Alex Ventriglia.
In vent’anni, specie ai giorni nostri in cui pure la velocità va al triplo, è accaduto e accade realmente di tutto, con la vita rivoluzionata per non dire stravolta, anche se restano salde delle certezze. Una delle quali sono appunto i The Darkness che giusto due decadi fa folgorarono la scena mondiale con ‘Permission To Land’, album di debutto tra i più celebri e celebrati dell’intera storia albionica e probabilmente uno degli ultimi, a galvanizzare l’intero apparato discografico “istituzionale”, oggi pallido ricordo dei gloriosi tempi che furono. Rimpianti a parte, ciò che resta e che va ricordato una volta di più è l’energia di quell’album che, con grande freschezza e sagacia tattica, portò agli onori di cronaca questi quattro “ragazzacci” del Suffolk, i quali fecero immediatamente breccia in chiunque si professasse rocker e non risparmiando neppure l’Italia, uno tra i Paesi europei che da subito li ha amati e coccolati di più. Italia che, puntualmente, a ogni loro chiamata ha risposto presente, con migliaia di fans perennemente accorsi in massa ai loro concerti dal vivo che – detto per inciso – rappresentano forse la quintessenza del rock’n’roll più propriamente detto, meglio se poi suonato con una verve e un coinvolgimento quasi proverbiale, se di mezzo ci sono appunto i The Darkness, ultimi alfieri di certa musica fatta con coscienza. Fatto sta che l’occasione era fin troppo ghiotta, la celebrazione live del ventennale di ‘Permission To Land’ non poteva non portare a un “filotto” di sold-out forse annunciati, ma non così scontati, nelle tre date di Roma, Milano e Nonantola, con quest’ultima andata esaurita già da mesi, tanto per ribadire la fedeltà degli appassionati italiani! Quindi, in un Vox Club bello gremito, un rock club che a me personalmente scuote ricordi magici, come le esperienze legate ai Rats (band notevolissima, originaria della vicina Spilamberto, a mio avviso meritevole di maggior fortuna anche a livello internazionale, e che qui, tra le mura amiche, suonò concerti incandescenti), ma specialmente alla primissima data italiana degli Stone Temple Pilots e al pomeriggio trascorso con uno Scott Weiland alticcio e imbronciato (come la tradizione voleva, nel caso del talentuoso ma imprevedibile frontman), si è assistito a un rituale autentico, merito degli headliner scintillanti esattamente come ce li aspettavamo, e con un apporto altalenante degli svizzeri Sinplus, ma farcito di tanta buona volontà da parte della band capitanata da Ivan e Gabriel Broggini. Proprio quest’ultimo, vocalist bello motivato, è stata la nota più lieta con il suo cantato molto simile al Bono Vox prima maniera che ha contraddistinto parecchio lo show degli elvetici, sui brani migliori tipo ‘Dark Horse Running’ e ‘Wildflower’ e punti nevralgici in scaletta, di un gruppo chiamato all’ingrato compito di aprire per gli strabordanti The Darkness. È la dura legge del gol, cantavano gli 883, e per una volta gliel’abbiamo scippata noi giusto per “consolare” i Sinplus e lanciarci nel tourbillon non appena sono scattate le note dell’intro ‘The Boys Are Back In Town’ (a proposito: bisogna doverosamente ringraziare Justin Hawkins & Co. per aver sdoganato ufficialmente in Italia i Thin Lizzy, leggendaria band della quale in tanti stasera indossavano una t-shirt. Ai grandi classici ci si arriva anche così…), riavvolgendo forsennatamente il nastro, sotto i colpi di una band tirata a lucido e in maniera impeccabile. E sin dalle sue prime battute, da ‘Black Shuck’ a ‘Get Your Hands Off My Woman’, a ‘Growing On Me’, si è forse capito meglio, oggi più di ieri, la potenza, la portata di quell’album con cui la formazione britannica si rivelò al mondo, sconvolgendolo. Ricordo di averli visti più volte e in tutte le salse, i The Darkness, dai piccoli club ai festival, cito per esempio il memorabile show al Pistoia Blues, ma la serata al Vox Club ha avuto realmente un sapore diverso, più completo, sia per la natura celebrativa dell’evento, sia per la forma particolarmente brillante dei nostri, con in testa il citato frontman e il figlio d’arte Rufus Tiger Taylor, batterista di gran “pacca” direi perfetto per certi canoni (è stato a lungo corteggiato anche dai Foo Fighters, dopo la tragica morte di Taylor Hawkins), coppia che ha letteralmente trascinato tutti nella baraonda. Elencare un brano dietro l’altro è forse un vano esercizio, ma non si può non tributare un posto d’onore a ‘I Believe In A Thing Called Love’, a ‘Givin’ Up’ che ha rischiato di tirar giù il Vox, a ‘I Love You 5 Times’, fino alla carrellata finale di cover gustose e azzeccate nel rendere ancor più allegro e festoso il concerto, strimpellando e cazzeggiando sulle note di ‘Stairway To Heaven’ e ‘Walk This Way’, ‘We Will Rock You’ e ‘Come As You Are’, ovvero di tutto, di più pur di consegnare ai posteri uno tra i migliori concerti dell’anno, forse pure scontato ammetterlo, ma viverlo sulla propria pelle, beh, è stato dannatamente corroborante! Quando il sergente Justin Hawkins strilla come un ossesso e chiama a raccolta la sua truppa, alla chiamata va risposto presente, si rischia di pagar dazio pesantemente alla noia imperante… Che il Dio del Rock ce li conservi sempre così.