Luppolo in Rock @ Parco Colonie Padane, Cremona, 22 luglio 2023
Il 30/07/2023, di Alex Ventriglia.
Senza timori di smentita, il Luppolo in Rock sta inconfutabilmente diventando il festival estivo più amato dai metal heads italiani, specie da chi, l’hard’n’heavy, lo predilige duro e puro, classicissimo e con un azzeccato occhio di riguardo verso l’estremo, il che non guasta mai. Ad accompagnare quindi un cast artistico sempre di gran livello, a piacere sono la logistica e l’organizzazione, quella splendida location che fa del Parco Colonie Padane un autentico fiore all’occhiello, nonché la gentilezza e la disponibilità dell’intero staff che opera appunto per la buona riuscita dell’evento lombardo che, anno dopo anno, sta crescendo sempre più, specialmente nei favori del pubblico metal che riconosce come inderogabile l’appuntamento al Luppolo. Perché, detta molto semplicemente, il Luppolo in Rock è fatto da amici, per amici. Questo è il segreto, neanche poi tanto celato in sostanza, e che tutti possono in definitiva confermare, inclusi musicisti e addetti ai lavori. Ma veniamo a noi, entriamo nel vivo del festival cremonese e affrontiamo la sua seconda tappa, la giornata di sabato 22 luglio, quando la ribalta è tutta per gli Scala Mercalli…
Il ruolo di apripista non è mai stato semplice per nessuno, eppure gli Scala Mercalli, spirito belligerante e tanta grinta da vendere, il compito lo hanno svolto benissimo, tra cannoni minacciosi e la fierezza delle loro canzoni, incentrate perlopiù sulla gloria dell’Italia risorgimentale, ma non solo. Una band, quella di Fermo, con ben trent’anni di vita e una costante attività live che la mantiene rodata e pronta, anche quando c’è da rispondere presente alla chiamata importante del Luppolo in Rock. A spiccare nella breve scaletta, ‘Ace Of Aces’, nuovissimo brano dedicato alla storica figura dell’aviatore Francesco Baracca, singolo dell’imminente ‘Confini (1915-18)’, full length album previsto per settembre prossimo e che conferma il ruolo particolare degli Scala Mercalli, ne fa quasi un “unicum” nel panorama nazionale, anche per le tematiche trattate. Orgoglio tricolore.
Una delle sorprese assolute dell’intera edizione 2023 si sono successivamente rivelati gli Ancillotti, lo diciamo subito e con grande vanto, visto che nella band composta da Bud, Ciano, Bid e Brian abbiam sempre creduto, e questo fin dai suoi primissimi esordi, vederla quindi splendida protagonista al Luppolo in Rock, acclamata da un pubblico coinvolto e numeroso fin dal pomeriggio, beh, è stato un gran bel vedere! Il giusto riconoscimento a una formazione che mai si è tirata indietro e che, specie nell’ultimo anno, ha accelerato “a manetta” specie sul fronte live con una tournée mirata e funzionale, che agli Ancillotti ha portato grandi soddisfazioni sia per la coesione live che ne è derivata, sia per aver trainato a sé nuovi discepoli, ora fedeli adepti degli Ancillotti e dell’heavy metal tutto. Con dalla sua uno stile possente e roccioso, intriso a dovere nell’hard rock dei grandi classici, dirompente e umorale quanto basta negli anthem che quasi sferzano la pelle, la band capitanata dallo storico frontman Bud Ancillotti e dal suo alter ego Ciano Toscani, canuto e saggio nell’aspetto, ma diabolico, quasi mefistofelico nel martoriare la sua Gibson Les Paul, ha elettrizzato la platea con uno show che è stato propellente puro, per anima e corpo! Facile forse farlo, quando si hanno in dotazione brani come ‘Revolution’, ‘Broken Arrow’, ‘Bang Your Head’, ‘Legacy Of Rock’ (il manifesto per antonomasia marchiato Ancillotti) e ‘Warrior’, meno scontati sono la voglia e l’entusiasmo con cui il gruppo toscano rende sempre onore al palco e ai suoi appassionati, gasatissimi dalla performance cremonese. Un gruppo che si sta facendo strada prepotentemente, che entro breve sarà chiamato in causa per la lavorazione del nuovo album, e del quale, ovviamente, vi terremo aggiornati.
Con i Threshold ci siamo spostati su un terreno meno battuto, quasi impervio se vogliamo, ma non per questo meno accattivante e avvincente, anzi, la band inglese è tra le più quotate in circolazione nel campo del progressive metal, alla pari di celebrati colleghi statunitensi tipo Dream Theater e Fates Warning, per classificare utili termini di paragone; una band che personalmente trovo familiare se i brani a giostrare son quelli estratti da ‘Wounded Land’ e ‘Psychedelicatessen’, i primi due album che, a dire il vero, agli inizi dei Novanta ricontestualizzarono un po’ il genere in Europa, per bellezza dei temi e versatilità stilistica. Karl Groom, chitarra, e Richard West, tastiere, gli elementi storici legati a doppio filo al nome Threshold, al fianco dei quali si va a schierare Glynn Morgan, frontman principale della band assieme a Damien Wilson, quest’ultimo figura vocale di spicco nella fase iniziale del gruppo; un terzetto che al Luppolo ha fatto il bello e il cattivo tempo lungo una scaletta che ha portato a galla soprattutto la produzione più recente, in un contesto vinto ben presto da brani del calibro di ‘The Domino Effect’, ‘Silenced’, ‘Snowblind’ e ‘Small Dark Lines’. Musicalmente sublimi, quasi eterei, l’unico loro problema, forse, è stato il suonare dopo il torrenziale show degli Ancillotti e immediatamente prima degli esagitati Raven. Per usare un’espressione tanto cara ad Alessandro Manzoni, il classico vaso di coccio in mezzo a due di ferro.
Hanno infatti colpito durissimo i Raven, nella data di apertura del loro mini tour di supporto al nuovissimo album ‘All Hell’s Breaking Loose’, scegliendo proprio il Luppolo come esordio europeo per questa band storica che, specie negli ultimissimi anni, sta riscoprendo il pubblico italiano, dopo averne saggiato la passione nel primissimo periodo degli esordi, quando, agli inizi degli Eighties, era facile incontrare il three-piece inglese in tournée in posti curiosi e improbabili, come potevano essere le date di Sasso Marconi o di Pesaro, concerti fuori mano, ma che facevano comunque notizia. Alfieri della leggendaria NWOBHM, i Raven altri non sono che i fratelli John e Mark Gallagher, originari di Newcastle ma trapiantati negli States all’epoca dello sciagurato contratto con la Atlantic Records, il primo bassista, il secondo chitarrista, ad entrambi piace cantare e, soprattutto, scombussolare il palcoscenico, frega un cazzo se gli anni passano e pure i chili aumentano, e ovviamente il Luppolo non si è sottratto al glorioso e tradizionale elenco dei palchi devastati dal gruppo. In più, affiancati da un drummer di grande livello come Mike Heller (una costante pure questa in casa Raven, l’avere sempre avuto a disposizione batteristi di spessore, meglio se dallo stile dirompente e personale, penso allo storico Rob “Wacko” Hunter, oppure a Joe Hasselvander, ex Pentagram), gli indomiti, irrefrenabili fratelli han regalato un grande show ad alta gradazione metallica, tra excursus datati tipo ‘Chain Saw’, ‘Faster Than The Speed Of Light’, ‘Rock Until You Drop’, “derapate” più recenti (‘The Power’ e ‘Top Of The Mountain’ da ‘Metal City, e ‘Surf The Tsunami’ dal full length appena uscito), e la parte del leone lasciata al repertorio di ‘All For One’, con ‘Take Control’, ‘Seek And Destroy’ e una ‘Break The Chain’ al cardiopalma! Tanto per festeggiare un capolavoro che, giusto quest’anno, compie il suo quarantennale, e che nonostante i decenni sul groppone rimane fresco e attuale, alla faccia delle nuove leve che spesso non sanno che pesci prendere. Con attitudine, fede e un cuore enorme così, che amano sempre gettare oltre l’ostacolo, i Raven ce l’hanno fatta a entrare nell’Olimpo dei Grandi. E pure al Luppolo si è capito perché.
Sul podio dei Grandi non potevano infine che salire i Saxon, headliner illustri di un Luppolo quest’anno credo insuperabile per la qualità messa in campo e che nella leggendaria band guidata da Biff Byford ha scovato il suo miglior crogiuolo dove poter fondere l’heavy metal più puro ed inestimabile. E la maggioranza di quel pubblico, magari quello più attempato, ingrigito, ma non nello spirito e nella passione, se prova amore per il metal lo deve appunto a questo gruppo, tra in primi in assoluto a venirlo a suonare in Italia, sulla scorta di album fondamentali per la nostra crescita musicale. Non è uno sfogo nostalgico il mio, ma una semplice constatazione, ovverossia che senza i Saxon, pionieri indiscussi assieme a Motörhead e Iron Maiden, tra coloro che per primi fecero concerti metal in Italia, una certa emancipazione, per noi “vecchietti”, non sarebbe arrivata. Sinceramente parlando, ho perso il conto delle volte che li ho visti suonare, tra concerti in Italia e all’estero, in tournée promozionali o partecipazioni ai festival, ma trovo invece indimenticabile quel senso di compiuto, quando vai a un loro spettacolo, che quasi ti fa venir la pelle d’oca. Succede così, specialmente quando hai a che fare con cose che ti hanno formato, con suoni che hanno scolpito te stesso. I Saxon sono questo, e lo sono sempre stati, e anche al Luppolo in Rock hanno ribadito tutta la loro unicità, in formazione speciale tra l’altro, con Brian Tatler, chitarrista e nume tutelare dei Diamond Head, in veste di ospite aggiunto, il quale, senza tanti peli sulla lingua, soli pochi giorni più tardi ha confessato che gli piacerebbe entrare nei Saxon in pianta stabile! A parte il clamoroso “outing”, va detto che Brian è stato un assoluto valore aggiunto, all’interno di una formazione che è stata a mio avviso impeccabile, forte di una setlist imbottita di vecchi e nuovi classici – tra cui gli estratti dell’ultimo ‘Carpe Diem’ che hanno tuonato potenti e fieri, specie ‘Dambusters’ e ‘The Pilgrimage’ – e un pubblico che si è letteralmente spellato le mani nell’applaudire la superba prova dei Saxon, i quali si sentono sempre a casa quando varcano i confini italiani. Suggellando così il secondo giorno marchiato Luppolo in Rock, prevalentemente incentrato sul metal più vero ed incontaminato e quindi rappresentato degnamente, da autentici fuoriclasse dal nobile blasone.