Carcass + Candlemass + Novembre + Hideous Divinity + Lunarsea @ Rock In Roma, 21 luglio 2023
Il 27/07/2023, di Giuseppe Bellobuono.
Finalmente per l’edizione di quest’anno del Rock in Roma 2023, il 21 luglio all’Ippodromo delle Capannelle, c’è stata una serata evento all’insegna del metal, in una giornata infuocata, che ha visto sul palco le leggende del doom metal svedese Candlemass (hanno presentato un set esclusivo incentrato sui brani di ‘Nightfall’), e l’esibizione degli headliner: Carcass, l’iconica band britannica death metal e grindcore, protagonisti di uno show devastante.
Ad aprire l’evento, con qualche minuto di anticipo rispetto alla tabella di marcia, sono stati i Lunarsea, band di Roma attiva dal lontano 2003, che sono considerati tutt’ora uno dei gruppi più interessanti del melodic death metal italiano. Nonostante il pubblico che cominciava ad affollarsi sotto le transenne durante il loro set e una resa sonora poco definita, i Lunarsea hanno tenuto il palco con disinvoltura e raccolto gli applausi dei pochi presenti durante la loro breve esibizione.
Dopo un velocissimo cambio di palco è stata la volta degli Hideous Divinity, band romana molto attesa, che ha coinvolto in un pogo totale gli astanti, sempre più numerosi, con il loro Death Metal tecnico e veloce ma anche oscuro e brutale attraverso una scaletta composta da brani estratti dai loro ultimi dischi. Ad un certo punto il frontman Enrico Di Lorenzo ha pensato di scendere dal palco e di cantare tra la folla impegnata in un moshing violentissimo che lo ha visto coinvolto in prima persona. Una band di ottimo livello e da tenere d’occhio per tutti gli amanti delle sonorità estreme.
Secondo cambio di palco per fare spazio ai Novembre di Carmelo Orlando e il loro doom/death-metal venato di sfumature romantiche e gotiche con un set di brani estratti da ‘Classica’, pubblicato nel 2000 per la Century Media, e considerato uno dei punti più alti della loro discografia. Il set dei Novembre è stata seguito con molta attenzione ed emozione dal pubblico che ormai riempiva tutto lo spazio davanti al palco del Rock in Roma. L’omaggio ai Paradise Lost con la cover di ‘Rapture’ è stato una gradita sorpresa e ha confermato il valore tecnico davvero elevato della band.
Penultimo cambio di palco e tutto è pronto per accogliere le leggende del doom metal svedese Candlemass, con uno show di quasi un’ora incentrato sul mitico album ‘Nightfall’ del 1987 e con brani tratti da ‘Epicus Doomicus Metallicus’.
Come per magia, dopo poche note, si capisce subito che il livello qualitativo è aumentato vertiginosamente. Siamo su un altro pianeta, i suoni sono spettacolari e il carisma del cantante Johan Längqvist, dotato di una presenza scenica notevole (un vero master of doom) unito ai riff pesanti come macigni dei vari brani proposti dalla band, caratterizzano uno show ricco di una sconfinata energia che gela letteralmente il sangue nelle vene e regala brividi durante l’esecuzione di pezzi come ‘Solitude’ (immensa), ‘Bewitched’ e ‘Samarithan’. Un vero e proprio ‘Blast from the Past’ che ci riporta indietro nel tempo e che ci regala un’esibizione coinvolgente.
Ultimo cambio di palco e con qualche minuto di ritardo rispetto all’orario previsto i Carcass sono pronti per il loro show. Dopo un’intro accompagnata da alcune immagini sullo sfondo che in loop saranno l’unica distrazione visiva della loro setlist, la band è semplicemente inarrestabile. Autori di una discografia quasi intoccabile, le leggende del death metal e del grindcore aprono le ostilità con ‘Buried Dreams’ da Heartwork (il disco con la copertina firmata da H.R. Giger).
Senza perdere nemmeno un secondo prendono il comando della folla che parte immediatamente con un pogo frenetico e senza sosta durante tutta la loro esibizione. Jeff Walker incita il pubblico puntando il suo basso come un’arma micidiale e ringhia su ogni brano attraverso break precisi come tagli chirurgici.
Sul palco, un incredibile Bill Steer alla chitarra passa in rassegna tutto il suo riff-a-rama (passatemi il termine) inconfondibile tra sfuriate death metal e atmosfere putride ma con una precisione incredibile. In rapida successione arrivano ‘Kelly’s Meat Emporium’ e ‘Incarnated Solvent Abuse’ che preannunciano una serata memorabile. Il feeling tra il pubblico e la band sul palco è evidente. Ci sono molti fan di vecchia data ma anche di nuovi che riconoscono ogni brano, dai classici dei primi album fino ad arrivare all’ultimo lavoro ‘Torn Arteries’, ma anche da ‘Swansong’ che scatena ancora di più la reazione dei presenti.
I Carcass non si risparmiano nemmeno un secondo: Daniel Wilding alla batteria, è una sicurezza. Una vera e propria macchina da guerra che energicamente e tra cambi di tempo forsennati, si è impegnato per rendere ancora più vibranti classici come ‘Genital Grinder’, ‘Corporal Jigsore Quandary’ e ‘Heartwork’, a ridosso di un blackout elettrico, arrivato improvvisamente sul palco e che avrebbe demoralizzato qualsiasi altro gruppo, durato quasi 20 minuti (troppo ragazzi!!!) e che inevitabilmente, anche se poi risolto, ha spezzato la forza d’urto dello spettacolo, un vero peccato.
Poco prima del buio, un simpatico siparietto con un annuncio alquanto bizzarro dal palco da parte di un roadie che invitava le prime file a non spingere troppo le transenne…
Ma i Carcass hanno dimostrato di essere dei grandi professionisti con Jeff Walker, che nel frattempo distribuiva bottigliette d’acqua e lanciava plettri alle prime file stremate dal pogo distruttivo e dalle alte temperature, il batterista Daniel Wilding, Bill Steer e Ben Ash, l’altro chitarrista che si è ritrovato senza testata dell’ampli e che ha ripreso a suonare l’ultima parte del concerto come poteva. Nonostante gli attimi di panico la band è riuscita a portare a termine il live ancora con più rabbia e determinazione, tra gli applausi della folla, accorsa numerosa per acclamare delle leggende viventi del death metal che non hanno nessuna intenzione di appendere gli strumenti al chiodo. Per fortuna!