Iron Maiden + guest @ Ippodromo San Siro- Milano, 15 luglio 2023
Il 21/07/2023, di Alex Ventriglia.
Può essere un concerto la panacea di tutti i mali?
Forse metterla giù così assume dei toni assolutamente drastici, ma non siamo poi tanto distanti dal vero se analizziamo lo show tenuto dagli Iron Maiden la scorsa settimana all’Ippodromo SNAI San Siro di Milano, dove, almeno per quanto mi riguarda, ho temuto perfino l’invasione delle cavallette di biblica ispirazione! Lasciando stare le annose (e noiose) questioni relative alle autostrade italiane che, quando giunge la stagione estiva, usarle diventa il proverbiale terno al lotto, e che mi ha condizionato buona parte dell’evento in sé, ma quello che invece ha disturbato molto e su cui tutti hanno puntato il dito contro (e non poteva essere altrimenti) è stata l’organizzazione a dir poco deficitaria di un evento tanto importante quanto affollato, e specie in una giornata così flagellata dal caldo e che doveva essere affrontata in ben altra maniera. Nel rispetto di tutti coloro che partecipano a una qualsivoglia manifestazione.
Purtroppo, in Italia, questi eventi a volte si riducono a un enorme carro bestiame dove infilare di tutto e di più, e fregandosene bellamente delle norme più elementari. Se poi di mezzo ci sono i metallari, quelli “brutti, sporchi e cattivi”, facile che l’eccezione possa diventare invece la prassi, tanto, si sa, che in onore della “passione”, questa almeno ce la concedono, siamo disposti forse a perdonare qualunque cosa. Ma non dovrebbe essere sempre così, perché il porgere l’altra guancia porta spesso a fregature.
Giusto per sottolineare il clamore che la cosa ha suscitato, benissimo ha fatto la Vertigo a prendere le distanze spiegando che la location, l’Ippodromo SNAI San Siro, è stato sì affittato dal promoter, Vertigo appunto, ma a un’altra società che sta seguendo il Milano Summer Festival e che si è fatta carico della logistica e della gestione della data dei Maiden. Si comprende anche così la differenza con altri eventi di grande portata, usiamo come esempio il recentissimo Return Of The Gods con i Pantera e svoltosi all’Arena Parco Nord di Bologna, evento che però Vertigo ha gestito direttamente e con modalità e risultati diametralmente opposti, questo detto senza voler entrare nei dettagli, ma che hanno assicurato la buona riuscita della manifestazione felsinea.
Su ciò che è stato e che poteva e doveva invece essere a Milano, a livello di organizzazione, lo lasciamo dire a chi è stato presente, noi ci limitiamo a informare per dovere di cronaca e, meno male, questa è stata anche e soprattutto cronaca musicale, prettamente musicale. Con il ritorno in pompa magna degli Iron Maiden, che sono sbarcati in Italia con il loro The Future Past Tour, con una data che ha conquistato tutti i favori del pronostico, infiammando oltre 35mila appassionati grazie a una scaletta che si è spartita sia l’ultimo ‘Senjutsu’, ma specialmente ‘Somewhere In Time’, storico sesto album di Dickinson & Co. e uno degli assoluti capolavori della musica che noi tutti amiamo.
Al fianco dei Maiden, una ciurma di band che ha fatto del suo meglio cercando di pareggiare i conti, e, stando a quel che ho potuto constatare sul campo, discreti si son rivelati gli Epica di Simone Simons, un gruppo e una frontgirl che anche in Italia vantano solide referenze e una fanbase fedele e agguerrita. Riconosco che non è propriamente il mio genere prediletto, il metal sinfonico di cui gli olandesi son fieri rappresentanti, e che forse in un contesto del genere va ammesso che una band del genere finisce più per “appesantire” che per alleggerire le attese, anche se non mettiamo certo in discussione la qualità e la reputazione del gruppo in questione. In mezzo a brani più recenti, tipo ‘The Skeleton Key’ o ‘The Final Lullaby’, a spiccare sono state canzoni che han riportato in auge gli Epica vecchio stampo, e ‘Unleashed’ è stato probabilmente il fiore all’occhiello di questo show diciamo estemporaneo per gli olandesi, bravi e per niente intimoriti.
Per niente intimoriti sono apparsi infine gli Stratovarius, che hanno lasciato più di un sospetto al momento di fare la classica foto di commiato, solo che questa è stata scattata alla fine del secondo brano suonato (!!!), dopo una ‘Black Diamond’ monca perfino di voce (tanto che ho sospettato fosse uno strumentale…) e una ‘Hunting High And Low’ che è servita solo ad alimentare i rimpianti, nei confronti di un concerto che è sembrato quasi maledetto per le sfighe capitate ai finlandesi e che di fatto non si è potuto praticamente svolgere, causa voli aerei cancellati e guasti al furgone mentre la band, pur di rimediare all’ultimo, era in viaggio per l’Italia! La formazione capitanata da Timo Kotipelto e da Jens Johansson è tra quelle che più rispettano i propri fans e che hanno un forte legame con il nostro Paese, ragion per cui trovo che le sia costato particolarmente caro il forfait all’Ippodromo, appuntamento al quale gli Stratovarius non si son voluti negare, mettendoci comunque la faccia. A maggior ragione meritano gli applausi, scroscianti, questi musicisti che sono da sempre nelle nostre grazie, sin dagli esordi pionieristici di ‘Fright Night’ e ‘Twilight Time’ e dall’esplosione su larga scala condotta da ‘Dreamspace’, ‘Fourth Dimension’ ed ‘Episode’.
Il rammarico è stato però sedato immediatamente, all’Ippodromo l’appuntamento inderogabile era quello con i Maiden, reso ancor più febbrile dai racconti della sera prima, a riportare dell’incredibile show dei British Lion suonato al Legend di Milano, con Steve Harris carico ed infervorato come suo solito, giusto per rimarcare la grande passione che il bassista riversa ogni qualvolta è chiamato su un palcoscenico. L’impeto con il quale il pubblico italiano ha accolto la leggendaria band inglese, non appena sono sfumate le note dell’intro ‘Doctor Doctor’ ed è scattata, letale ed inesorabile, ‘Caught Somewhere In Time’, segno tangibile di come è bello a volte andare a ritroso nel tempo, ha sinceramente troncato il fiato, con i cori a salire furiosamente, a ribadire tutto l’amore per gli Iron Maiden. ‘Stranger In A Strange Land’, brano semplicemente spettacolare, ha riportato a nuovo splendore un album forse lontano, ma non dimenticato qual è ‘Somewhere In Time’, che il sottoscritto ebbe la fortuna di ascoltare dal vivo appunto all’epoca, a Firenze Campo di Marte di concerti che fecero storia ne passarono in abbondanza… ‘Writing On The Wall’ e ‘Days Of Future Past’, doppietta in omaggio di ‘Senjutsu’, ci ha permesso di tirare giù subito le prime impressioni sulla band, da Steve Harris che è sembrato a palla dal concerto della notte precedente, a un Adrian Smith a dir poco monumentale che, insieme all’inesauribile Bruce Dickinson, possiamo dire che sono stati gli assoluti valori aggiunti all’interno di una performance generale strabiliante, alla quale, forse, ci siamo anche un po’ abituati. Questa è una delle ragioni per le quali i Maiden si amano incondizionatamente: l’elevatissimo standard dei loro concerti, rispettato quasi con la precisione di un orologio svizzero. Se poi si va a “flirtare” con pietre miliari del valore di ‘The Prisoner’, di ‘Can I Play With Madness’, dell’attesissima, dirompente ‘Alexander The Great’ o della finale ‘Wasted Years’, è come giocare sul velluto tanto il risultato è garantito. Cosa aggiungere d’altro, che non sia stato già scritto o abbondantemente sezionato, di un concerto clamoroso sia per la scaletta che per la grandezza di una band che sembra non finire mai, con sugli scudi Dickinson specialmente, il quale, brano dopo brano, ha ingranato le marce basse e non le ha mollate più. Affidabilità canora e alla massima potenza, questa l’eccelsa virtù artistica dell’ex vocalist dei Samson, ma forse è come scoprir l’acqua calda.
Come dicevamo in apertura, può un concerto essere la panacea di ogni male? Con i Maiden credo sia possibile anche questo…