Swallow The Sun + Avatarium + Shores Of Null @Legend Club – Milano, 25 aprile 2023

Il 10/05/2023, di .

Swallow The Sun + Avatarium + Shores Of Null @Legend Club – Milano, 25 aprile 2023

Una serata con un cartellone di tutto rispetto per il Legend Club di Milano, da sempre sinonimo di attenzione alla qualità della propria programmazione, nonché alla freschezza della proposte presentate sul palco. Naturale dunque che si trattasse del luogo deputato a ospitare il passaggio italiano del tour europeo guidato dagli Swallow The Sun, non solo in vista del recupero della data saltata precedentemente, ma anche per via dei notevoli nomi “di accompagnamento”: gli svedesi Avatarium e gli italiani Shores Of Null.

Partendo proprio dalla band romana, non si può negare come i cinque siano perfettamente a loro agio su un palco che è di per sé un banco di prova decisivo. Prova ne sia l’esecuzione a puntino dei pezzi del loro ultimo ‘The Loss of Beauty’, che hanno giocoforza fatto la parte del leone nella scaletta proposta. Il carrozzone funereo che accompagna l’incedere in apertura di ‘The Last Flower’ appare perciò una delle migliori fotografie dello stato di grazie del progetto, per non parlare della lenta discesa nei gironi infernali accompagnata dalla title track del secondo album ‘Black Drapes for Tomorrow’. Nell’ideale celebrazione del funerale dell’umanità tocca al vocalist Davide Straccione officiare il rito, sagacemente sorretto dalle chitarre e soprattutto dai cori su episodi dal carattere orfico come ‘A Nature in Disguise’. Tocca poi all’ipnotica ‘Darkness Won’t Take Me’ aggiungere una tonalità dal sapore quasi prog alla setlist, con il carattere rarefatto del ìle sue partiture, fino a quell’ideale quadratura del cerchio tra le varie velocità dispiegate che è ‘My Darkest Years’. Non c’è dubbio: se state seguendo da vicino le imprese degli Shores Of Null state facendo un investimento vincente sul futuro del gothic/doom di matrice italiana…

Il cambio palco è sostanzialmente veloce, lasciando comunque spazio all’allusiva ‘Solitude’ dei Candlemass in sottofondo… senza nascondermi dietro un dito, ve lo dico subito: personalmente sono qui per gli Avatarium, tra l’altro alla loro prima calata italiana. Ho iniziato a seguire la band svedese sin da quando sembrava poco più che una derivazione del genio compositivo di Leif Edling, un attimo dopo quello che sembrava essere l’ultimo atto della “band madre”, quel ‘Psalm for the Dead’ che poi si rivelò semplicemente il canto del cigno di Robert Lowe nella band. Sin dalla pubblicazione dell’omonimo debut nel 2013 – dicevo – il progetto si è progressivamente smarcato dalla pesante eredità che portava giocoforza in grembo, rappresentando a mio parere una delle più interessanti realtà musicali della scena europea dell’ultimo decennio. Attenzione, ho scritto “musicali” e non “metal” proprio perché il valore degli Avatarium travalica i generi, con la capacità evocativa dei cinque che prende a piene mani sia dalle influenze primarie (hard rock settantiano e doom metal ottantiano) che da insospettabili richiami elegiaci alla musica per film e alle atmosfere rarefatte dei Portishead, tanto per fare un paragone ardito ma efficace. L’attacco è affidato a ‘Stockholm’ dall’ultimo disco ‘Death, Where is Your Sting’ e il tono si fa subito evocativo laddove Jennie-Ann Smith e i suoi sodali si fanno cantori di una città, nel modo più efficace possibile. Tremano i polsi per la successiva ‘Rubicon’, uno degli episodi più anthemici del precedente album, con la band che inizia un viaggio a ritroso attraverso i punti salienti della propria discografia – eh sì, perché il tempo limitato concesso ai cinque diventa l’occasione per dispiegare un vero e proprio “best of” in attesa degli headliners. Così, tocca a Marcus Jidell fungere da contraltare al cospetto dell’iconica singer (che imbraccia spesso anche una chitarra acustica) e alternare assoli dal gusto tipicamente svedese per la tradizione e riff sagaci che sconfinano nei richiami alle origini dei Deep Purple. È il caso delle atmosfere da spy-story di ‘Pearls and Coffins’ e della solenne ‘The Fire I Long For’, in cui il pubblico non può fare a meno di riconoscere il talento della poliedrica Jennie-Ann Smith. Chiusura affidata all’energica ‘The Girl With The Raven Mask’ e all’elegiaca ‘Moonhorse’, in cui il pubblico si ritrova a decantare insieme le gesta dei cavalli sulla Luna, delle tigri nel mare e dei pesci sugli alberi. Per il momento, non posso davvero chiedere di più…

È ovviamente tempo di headliners, e tocca ai finlandesi Swallow The Sun prendere possesso del palco del Legend Club. Incappucciati e lugubri, sono stati autori di una performance che ha pescato a piene mani dal passato e dal presente della loro considerevole discografia, lasciando emergere le influenze funeral doom sin dall’esecuzione del classico ‘Falling World’ – la fase di ‘New Moon’ è un po’ la risposta della Terra dei Mille Laghi alla lezione dei My Dying Bride – per poi risultare quasi “danzerecci” (prendete la definizione con le pinze!) su un episodio recente quale ‘Keep Your Heart Safe From Me’. Quanto detto per la setlist degli Avatarium è sostanzialmente valido anche per quella degli Swallow The Sun, con la band che decide di concentrare una buona dose di singoli in scaletta: è il caso delle atmosfere in dissolvenza di ‘Firelights’ e di ‘Woven Into Sorrow’, per non parlare di ‘Stone Wings’ che traghetta gli ascoltatori verso quel vero e proprio perno che è ‘New Moon’. L’ipnosi sin qui sperimentata dai presenti lascia spazio alla ferocia orrifica di ‘Swallow’, che mette la parola fine a un set denso di epicità e lugubri passaggi depressivi, ma anche di un coinvolgimento del pubblico difficile da immaginare in contesti diversi da questo, “raccolto” e ideale per le pur differenti sensazioni trasmesse dalle tre band convenute…

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