Voivod + Eyeconoclast + Hellcowboys @ Traffic Live, Roma, 08 dicembre 2022
Il 15/12/2022, di Alex Ventriglia.
Chissà se Michel Langevin, più noto come “Away”, batterista, mente brillante e nume ispirativo dei Voivod, conosce le varie storielle e teorie storiche secondo le quali, UFO ed alieni, sarebbero stati di casa anche ai tempi degli Antichi Romani. Tesi insolite e forse anche bizzarre, ma accreditate da nomi autorevoli quali Publio Cornelio Tacito, Giuseppe Flavio oppure lo stesso Seneca, che amavano tanto discettare dei carri volanti che solcavano il cielo. Storici eminenti e filosofi illustri che, ovviamente, si sarebbero ritrovati nella loro urbs aeterna, solo un paio di millenni più tardi, la più sconvolgente delle invasioni aliene illustrata da cantori altrettanto onorevoli, quei Voivod che, cavalcando l’entusiasmo per il successo dell’ultimo album, il meraviglioso, fremente e solido ‘Synchro Anarchy’, stanno battendo in lungo e in largo il mondo con una tournée di grandissimo impatto e piena zeppa di gente in quasi ogni sua data. Appena uscito fuori da un rapido giro di concerti estemporanei di supporto agli Opeth, il quartetto canadese ha continuato a macinare concerti su concerti regalando infine ai suoi numerosi fans italiani un tour sostanzioso, spalmato sull’intera penisola, isole comprese. Roba che in pochi si permettono, e già questo dice molto sia sull’importanza dell’evento che della forte richiesta della band in sé.
Inaugurato nel pionieristico Bloom di Mezzago, il tour ha proseguito poi in Sardegna, al CuevaRock di Cagliari, per snodarsi su Roma e concludersi infine a Bari, quasi una corsia preferenziale nei confronti del sud, solitamente poco considerato. E, per ogni data, una o più band per lo più del posto, ma di quelle che fanno realmente la differenza, avendo un peso specifico notevole e un background sostanzioso, penso ai brianzoli Husqwarnah, ai ravennati Void Of Sleep, ai baresi Cruentus, ai cagliaritani Stigmatized e Abduction Thrash Metal o, per parlare della data romana indiziata, agli Hellcowboys ed Eyeconoclast. I primi, fautori di una bella sciabolata power groove dagli influssi southern e dal singing caldo e sibilante, mentre i secondi, ancor più violenti e sferraglianti, devoti al death’n’thrash metal più perentorio ed oltranzista, hanno spianato praticamente del tutto qualunque resistenza. Sapevo che a Roma esisteva una scena estrema di notevole spessore, ma non credevo di un livello tale, anche se va detto che gli Eyeconoclast possono già vantare illustri referenze, tipo un contratto con la label californiana Prosthetic Records e un album come ‘Drones Of The Awakening’ (pubblicato nel 2013), patrocinatore di grande aggressività e di una rabbia quasi isterica, affatto sfumata nel tempo, e che all’epoca disse tanto sul complesso romano. Una band che, suonando appunto in questo contesto al Traffic, ha sopperito a un vuoto durato sei anni, tanto è stato il tempo trascorso dal loro ultimo live.
Fatto sta che quando Snake & Co. son saliti sul palco del Traffic Live, l’atmosfera era calda al punto giusto, anche per merito di un sold-out forse prevedibile per una band tanto amata a queste latitudini, gioco facilissimo quindi per l’opener ‘Experiment’, seguita a ruota da ‘The Unknown Knows’ e ‘Tribal Convinctions’, tre classici che più classici non si può, a mandare subito in visibilio l’affollato club sulla Prenestina. Il quartetto del Québec, rodato da mesi e mesi di tour, è apparso coriaceo e coeso, fiero portavoce di uno stile radicale e unico al mondo nel suo caleidoscopio di influssi e umori, trasversale trait d’union tra suggestive e riflessive partiture prog e una nervosa e torbida urgenza punky capace di mettere a soqquadro l’universo intero, elaborata attraverso roboanti schiamazzi thrash metal in salsa cibernetica. Quell’assurdo, suggestivo rompicapo musicale che noi tutti amiamo e riconosciamo nei Voivod, orda preistorica di barbari che, scovata la macchina del tempo e saliti sulla navicella madre, son quarant’anni e passa che vanno in giro a prendere a calci nelle palle alieni e mostriciattoli spaziali vari, infischiandosene bellamente di cospirazioni o complotti segreti. L’ispirazione solenne di ‘Synchro Anarchy’ si è toccata con mano sin dalla sincopata title-track, sibilante su ‘Holographic Thinking’, livida e umorale con ‘Sleeves Off’, entro i cui confini si son dibattute diverse anime, ‘Iconspiracy’, ‘The Prow’, ma soprattutto ‘Overreaction’, a ruggire, minacciosamente, alimentando l’impeto sempre crescente, di un brano tanto emblematico e che trascina indietro, ai tempi d’oro di ‘Killing Technology’: quasi la pietra filosofale per il destino dei Voivod lanciati verso orizzonti nuovi, un illuminato esercizio di stile che traccerà il solco per gli anni a venire. E che, tra le pareti del Traffic Live, ha provocato, una volta di più, brividi. Intensi e interminabili. La band ha assorbito l’entusiasmo e, cancellando d’incanto la stanchezza, ha ripreso a scuotere la massa prima snocciolando ‘Pre-ignition’ e poi inerpicandosi verso vette di follia con la celebre e celebrata cover di ‘Astronomy Domine’. Syd Barrett e Michel Langevin, due geni, due visionari che, chi prima e chi dopo, hanno destrutturato e ricreato, a proprio piacimento ed inventiva, il loro mondo musicale e scenico, incantando definitivamente noi appassionati, basta questo per mettere il sigillo a un brano del genere… ‘Voivod’ e ‘Fix My Heart’, anche qui ambivalenza e magniloquenza che vanno superbamente a braccetto, i brani che hanno calato il sipario su uno dei concerti dell’anno, un’investitura questa su cui, credo, potranno concordare tutti i presenti, i quali alla fine hanno potuto tranquillamente intrattenersi con i propri beniamini, perché a rendere ancor più grandi i Voivod vi è anche la loro massima disponibilità e gentilezza nel rapportarsi con i propri fans. A Roma la band si è concessa a un autentico bagno di folla, presente e disponibilissima per regalare una foto, scambiare un abbraccio, una stretta di mano o un semplice, ma importante sorriso, facendo sì che ci sentissimo davvero tutti parte di un’enorme famiglia. La grandezza delle persone si misura anche da questi aspetti, che sembrano banali ma che purtroppo non lo sono…