Powerwolf + Dragonforce + Warkings @Alcatraz, Milano 24 novembre 2022
Il 05/12/2022, di Dario Cattaneo.
Eravamo curiosi di assistere all’evento di fine novembre che prendeva luogo all’Alcatraz di Milano… Tre band power metal con approcci ‘sopra le righe’, ma ognuna in direzioni diverse: dall’eccesso interpretativo dei Warking, tutti travestiti manco fossero i Lordi, alla teatralità gotica dei Powerwolf (truccati ma non travestiti) passando dall’estremismo puramente musicale dei Dragonforce si intuiva subito che questa sarebbe stata una serata dedicata alle nuove leve di quella musica resa grande da Helloween e Gamma Ray sul finire degli Anni ’80. Quale ‘estremizzazione’ del power metal ci sarà piaciuta di più? Seguiamo il report di Dario Cattaneo e scopriamolo…
Perso purtroppo per motivi lavorativi lo show dei guerreschi Warkings, con le loro maschere e i loro costumi di scena; arriviamo però alla venue in tempo per il fischio d’inizio degli attesissimi Dragonforce. La band britannica fondata dalla coppia d’asce Totman e Li e ora capitanata dal bravo Hudson è da sempre una delle più attese (nel genere) agli appuntamenti live… il loro suono è quasi sempre curatissimo e perfetto, l’approccio al pubblico sincero e disteso e soprattutto riescono a essere molto scenografici senza il bisogno di altre band (tra cui quelle di questa sera), di scendere nell’esagerato o nel pacchiano per sottolineare quello che sono le proprie passioni. Quindi spazio a due cabinati anni ’90 posti sui due lati del palco come unico elemento scenico, normali magliette e jeans come outfit principale (a parte per la sottile Alicia Vigil) e parola alla musica! Sì, perché in effetti la grande protagonista di questo pezzo di show risulta essere proprio lei, quell’insieme di note, spesso suonate alla velocità della luce ma a volte anche arrangiate in maniera epica ed evocativa, di cui la band ha riempito i suoi oramai otto album. Lo spazio è poco, la scaletta corta, e quindi il nuovo album viene subito omaggiato dalla salva di riffs e assoli di ‘Highway To Oblivion’, che ci presenta subito una band in palla e un suono ben bilanciato su tutti gli strumenti. La velocità diminuisce ma l’appeal e la melodia aumentano con la conosciutissima ‘Three Hammer’, momento radiofonico tratto da ‘Maximum Overland’ oramai cavallo di battaglia dei live dei Nostri che – seppur ricorda un po’ troppo da vicino il sound di band come gli Hammerfall – non manca lo stesso di vestirsi del tipico stile Dragonforce nella sua convulsa parte centrale. ‘Fury Of The Storm’ omaggia con suo approccio extreme power metal l’album ‘Sonic Firestorm’, risultando il passaggio più vintage che sentiremo stasera, mentre la successiva ‘The Last Of The Dragonborn’ – la ballad tratta dall’album di ultima pubblicazione – ripropone atmosfere più calme e tranquille per fare alzare qualche schermo di cellulare. Il momento divertente, quasi a voler confermare alle band compagne di serata che anche loro sanno cogliere gli aspetti un po’ più parodistici del metal, arriva subito dopo con la ipervitaminizzata cover di Celin Dion ‘My Heart Will Go On’, ma sono le conclusive ‘Cry Thunder’ e ‘Through The Fire And Flame’ a prendersi il grosso degli applausi, che riempiono del tutto la venue durante e anche dopo l’infuocato finale. Che dire? Li conosciamo, li abbiamo visti tante volte, però i Dragonforce il loro lavoro lo sanno sempre fare. Avranno suonato nemmeno un’ora, però come sempre ne è valsa la pena di ogni minuto passato sotto il palco a cantare con Totman, li, Hudson e co. Bravi.
Setlist:
- Highway to Oblivion
- Three Hammers
- Fury of the Storm
- The Last Dragonborn
- My Heart Will Go On
- Cry Thunder
- Through The Fire And Flame
Come dicevamo, i Dragonforce hanno rappresentato il lato meno pacchiano della serata meneghina… non certo meno esagerato o meno tamarro, vista l’attitudine appunto un po’ nerd e scherzosa del gruppo britannico, ma diciamo meno visuale e kitch considerata la relativa povertà di elementi scenici e di costume. A riportare le cose su un livello più teatrale ci pensano dopo una mezza i Powerwolf… esplorando però un approccio più drammatico e gotico rispetto ai più sbracati e fracassoni Warkings. Il clima è infatti comunque più cupo e sanguigno, e tentazioni horror e finto sacrali riempiono occhi e orecchie, sulla base di una musica che invece risulta essere una versione più alleggerita e meno estrema del power dei Dragonforce. Meno velocità ma più cori, meno epcitià ma più intensità fisica: la musica dei Powerwolf cambia quindi le dosi rispetto a quanto sentito finora presentandoci un tipo di show completamente diverso, dove l’attenzione si sposta dal palco (dove dominavano i Dragonforce) al pubblico stesso. La band – in effetti – dal punto di vista artistico fa poco: ripropongono (bene) un pugno di song veloci ed efficaci, orecchiabili e cantabili, ma la cui bassa difficoltà tecnica intrinseca lascia tanto spazio… per dedicarsi al pubblico, ecco. Sono tanti infatti i momenti in cui il simpatico Falk Maria Schlegel non suona il suo organo ma salta indiavolato sul palco per incitare i presenti a far casino; così come sono numerosi anche i siparietti che Attila Dorn, quasi più intrattenitore che cantante, fa con la complice partecipazione di un pubblico coinvoltissimo. Dal punto di vista delle canzoni, la scelta ai cinque lupi tedeschi non manca: tutti gli album dei Nostri contengono brani molto simili fra loro, creando così un pool pressocché infinito per la band da cui scegliere: che si suoni ‘Cardinal Sin’, ‘We Drink Your Blood’, ‘Sanctified With Dynamite’ o altro, il risultato sarà sempre il massimo con il minimo sforzo, e la gente risponderà con la stessa, veemente, partecipazione. A questo riguardo dobbiamo anche dire che ci ha sinceramente colpita la fisicità dello show nelle prime linee del pit… crow surfing, circle pit e anche un piccolo ma riconoscibile wall of death hanno animato la serata, con ragazzi – giovani e meno giovani – che non si sono stancanti di muoversi, saltare e spintonarsi per tutte le due ore di durata dello show. I momenti chiave che ci aspettavamo ci sono stati tutti: i cellulari a illuminare le smancerie di ‘Where The Wild Wolves Have Gone’, i cori a sottolineare gli “UH! Ah!” di ‘Werewolves of Armenia’, le melodie vincenti di ‘Beast of Gevaudan’ e anche appunto i balli indiavolati di ‘Demons Are A Girl Best Friends’… insomma, le cinque vecchie volpi (o lupi??) sul palco hanno saputo imbandire il tavolo con le pietanze che il pubblico attendeva di più, e con appunto poco sforzo e tanto divertimento sono riusciti a convincere tutti i presenti. Complimenti a loro dunque, per dimostrarci come un innegabile carisma è l’ingrediente segreto per trasformare una canzone carina ma semplice in un vero e proprio inno. Chapeau!
Setlist:
- Faster Than The Flame
- Incense & Iron
- Cardinal Sin
- Amen & Attack
- Dancing With The Dead
- Armata Strigoi
- Beast of Gevaudan
- Stossgebet
- Demons Are a Girl’s Best friend
- Fire and Forgive
- Where The Wild Wolves Have Gone
- Sainted by the Storm
- Army of the Night
- Blood for Blood
- Let There Be Night
- Sanctified With Dynamite (encore)
- We Drink Your Blood (encore)
- Werewolf of Armenia (encore)