Saxon + Diamond Head @ Alcatraz, Milano, 10 ottobre 2022
Il 24/10/2022, di Alex Ventriglia.
Purtroppo, per questa recensione, di un concerto che ha pienamente rispettato le attese, arrivo lungo, molto lungo, accusando dei ritardi che, lo ammetto quasi con pudore, non dipendono da me, ma dal fottutissimo virus che a più di due anni dalla sua comparsa ci condiziona ancora troppo la vita, anche e soprattutto a livello burocratico e organizzativo, ma tant’è, ce ne facciamo una ragione e cerchiamo di superare l’ostacolo. Perché qui, e va amplificato oggi a maggior ragione, bisogna solo e soltanto tessere le lodi di due gruppi leggendari, tra i più rappresentativi di quella gloriosa fucina metallica chiamata NWOBHM, chi più e chi meno in grado di rispettare le fulgide ambizioni espresse agli esordi, ma che han pensato bene di arroventare il palcoscenico del Alcatraz, a dire il vero piuttosto gremito per essere un lunedì sera e forse non poteva andare altrimenti, visto che a scendere in campo sono “pesi massimi” e di quelli autorevoli. Con un naturale occhio di riguardo verso gli headliner Saxon, da sempre affezionati ai nostri palchi, fin dai loro primissimi giorni di carriera, Biff Byford era un “giunco” abbigliato d’argento e Paul Quinn qualche capello ancora lo aveva (anche se con la calvizie ci ha sempre litigato…), i due elementi originari che con l’Italia seppero stringere un grande patto d’acciaio, lustrato nei decenni con costanza e dedizione con tournée importanti e che hanno fatto breccia nel nostro cuore.
Ma andiamo con ordine, e ossequiamo prima nella giusta maniera una band fondamentale come i Diamond Head, alla cui guida resta il sempiterno Brian Tatler, chitarrista originario e nume tutelare della formazione inglese, il quale ha saputo fronteggiare le avversità e lo scorrere del tempo, trovando la quadra con il frontman Rasmus Bom Andersen, giovanotto danese che ha ridisegnato il destino dei Diamond Head. Sean Harris non è uno facile da sostituire, in certi frangenti lo si può rimpiangere, ma Rasmus, il suo, lo sta facendo dannatamente bene, con uno stile vocale più potente e diretto e un dinamismo sul palcoscenico che non va sottovalutato affatto. E poi, le canzoni, quelle canzoni, che hanno fatto e fanno la differenza, perché il gruppo di Stourbridge, West Midlands, era già all’epoca un “unicum” per la bellezza delle proprie canzoni. Le quali, suonate dentro l’Alcatraz, hanno restituito, intatta, la loro magia, dall’opener ‘The Prince’ a ‘In The Heat Of The Night’, a ‘It’s Electric’, proseguendo con ‘Helpless’ e ‘Am I Evil?’, coppia d’assi finale che ha ravvivato un po’ il pubblico fin lì forse titubante sul da farsi, che magari i Diamond Head li ha ultimamente persi di vista, nonostante un’attività compositiva di tutto rispetto, e prima ‘Bones’ e successivamente ‘The Messenger’, tra i brani eseguiti ed estratti rispettivamente da ‘Diamond Head’ e da ‘The Coffin Train’, sono stati ottimali nel testimoniare la bontà del nuovo corso griffato Diamond Head. Una band che non si può discutere, ma soltanto amare, per quanto ha dato in passato, ma anche per i suoi passi futuri.
Rispetto alla loro grandiosa performance tenuta solo quattro mesi fa al Rock The Castle di Villafranca, i Saxon stasera han finalmente lasciato a briglie sciolte il repertorio del recente ‘Carpe Diem’ (ennesimo grande disco, poco altro da aggiungere…), sin dalla title-track piazzata orgogliosamente in apertura e via via “sdoganato” con ‘Age Of Steam’, ‘Dambusters’, ‘Living On The Limit’, ‘Black Is The Night’ e ‘The Pilgrimage’, sequenza di brani che ha legittimato bene solidità e spirito del ventitreesimo studio album di Biff Byford & Co. Neppure a dirlo però, che a surriscaldare la platea, composta per lo più da inguaribili nostalgici dei tempi che furono e dei rispettivi cavalli di battaglia che tanto bene ci hanno svezzato, sono stati appunto gli immortali inni marchiati Saxon, da ‘Dallas 1 PM’ e ‘Heavy Metal Thunder’, a ‘Broken Heroes’, a ‘And The Bands Played On’, a ‘Wheels Of Steel’, che di fatto hanno ingranato le marce alte sprigionando ancor più potenza, nella seconda parte dello show praticamente alla mercé dei vecchi classici, con un Biff che si è divertito da matti tra siparietti con i fans, spassionate dediche e quella fierezza che, sommata alla sua ugola letteralmente di acciaio, lo rende personaggio nonché uno tra i nostri beniamini assoluti: ‘(747) Strangers In The Night’, ‘Strong Arm Of The Law’, ‘Solid Ball Of Rock’, ‘Denim And Leather’, ‘Princess Of The Night’, cinque “evergreen” cinque, per l’exploit finale che ci ha consegnato il primo, grande metal show di questa torrida stagione autunnale. E scusate se è poco…