Nick Oliveri + Gunash @ Birrificio CitaBiunda, Neive (CN) – 7 ottobre 2022
Il 09/10/2022, di Fabio Magliano.
Qualche giorno fa, per caso (o forse per uno strano gioco dell’inconscio, mi sono trovato facendo zapping su YouTube, a guardarmi il video di ‘No One Knows’ dei Queens Of The Stone Age, con Dave Grohl a picchiare come un fabbro sulla batteria e Nick Oliveri a martellare il suo basso come tarantolato. Ora, non nascondo che mi fa un certo effetto ritrovare oggi quell’incredibile bassista seduto al tavolino di un microbirrificio sperduto nelle colline tra Langhe e Monferrato, in attesa di esibirsi davanti a qualche decina di fan, lui che, l’ultima volta (per il sottoscritto) lo aveva fatto all’Autodromo di Imola insieme a Linkin Park, Alter Bridge, The Cult e tanti altri. Ma la grandezza di un musicista alla fine sta anche in questo, nell’ abbattere qualsiasi tipo di barriera, lasciarsi tutto alle spalle e ripartire, anche solo con una chitarra in spalla, un microfono e la propria musica. E poco importa se lo si fa in uno stadio o in un piccolo club, l’importante è suonare la musica nella sua vera essenza. E’ un po’ questo il mantra del ‘Death Acoustic Tour 2022’ che sta portando questa autentica icona del rock in giro per l’Europa con un’ampia parentesi italiana. Compagni di viaggio sono i Gunash, che qui giocano in casa, chiamati a presentare dal vivo il nuovo, acclamato ‘All You Can Hit’. Il power trio formato da Ivano Zorgniotti (voce, chitarre), Danny Abaldo (batteria) e Luca Negro (basso) viene rafforzato dalla seconda chitarra di Umberto Bonelli con il risultato che, i brani estratti dall’ultimo nato, risultano ancora più diretti, pregni di quel post grunge intenso e viscerale che ne sta tracciando il cammino. Si parte con l’opener del nuovo disco ‘Revenge’, quindi ampio spazio al precedente ‘Great Expectations’ dal quale vengono pescate ‘Need To Bleed’, ‘Sicktown’ e quelle ‘Death Comes’, ‘Mirror’, ‘The Killing Silence’ che nella versione originale vedevano la partecipazione di Rami Jaffee. Splendida la ballata ‘The Sea Is Full Of Dreamscapes’ così come letteralmente lacerante, ai confini con il punk, è ‘Predators’ urlata da Nick Oliveri che, per tutto lo show dei suoi compagni di viaggio, non manca di incitarli, applaudirli e dare segni di approvazione con il pollice alzato.
Fa effetto parlare di cambio di palco, perchè alla fine questo “rito” consta unicamente nella presa del centro della pedana della “star di giornata”, che senza troppi fronzoli inizia a martellare la sua chitarra facendoci capire ciò che ci aveva rivelato in sede di intervista: “non sarà un concerto acustico canonico, sarà molto più violento di quanto ci si possa aspettare”. E infatti ad attenderci è una scaletta che pesca ad ampie mani dalla discografia di quelle band che hanno avuto negli anni l’onore di vederlo all’opera, dalla splendida ‘Green Machine’ dei Kyuss a ‘Gonna Leave You’ dei Queens of the Stone Age, passando per ‘Won’t Let Go’ dei Mondo Generator sino ad arrivare ai pezzi estratti dalla sua carriera solista come ‘Infected’. Non mancano le cover come ‘Bloody Hammer’ di Roky Erickson e ‘Outlaw Scumfuc’ dell’alienante GG Allin, ma tutta la scaletta è un viaggio che ci porta dentro l’animo tormentato di questo artista, che stravolge le sue stesse canzoni, le rimastica, in alcuni casi le riversa in versione ancora più pesante rispetto all’originale, offrendo un set crudo, emozionante, maledettamente diretto, nel quale il pubblico diventa parte integrante dello spettacolo e Nick finisce per fondersi con esso dimostrando di divertirsi ancora come un ragazzino e di godere del divertimento di chi sta condividendo con lui la festa. Uno spettacolo inatteso, spiazzante, e forse proprio per questo ancora più coinvolgente.
Foto Melissa Ghezzo/Fabio Magliano